Cannella e Confetti

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Scatti di vita: maygram

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Complice la festa della Repubblica che, cadendo di venerdì, ci ha regalato un provvidenziale weekend lungo “Scatti di vita” questo mese arriva trafelato come il Bianconiglio, in perenne lotta contro l’orologio.

FELICI CASI DI OMONIMIA

PIZZA_NAPOLETANA_MARGHE_MILANO
Quella tra me e la pizza è una storia d’amore solida, monogama e di lunga data.
Ricordo ancora le ineguagliabili farfalle nello stomaco quando la mamma annunciava, tipicamente di sabato, “bambine, oggi mangiamo la pizza”.
Mi piace quella napoletana, con il cornicione alto e soffice e la pasta sottile. Potrei mangiarne tranquillamente due di seguito, e non sono molte le cose di cui potrei affermarlo con la stessa sicurezza.
Ho partecipato con grande entusiasmo, quindi, a una sfida all’ultimo fotogramma tra blogger, tutta al femminile. La serata ha visto molti magnifici scatti e altrettante numerose vittime… tutte lievitate a lungo, cotte a puntino e condite in modo sublime, con ingredienti di primissima qualità.
La pizza di Marghe ha indiscutibilmente fatto breccia nel mio cuore.
La trovate in via Cadore 26 o in via Plinio 6.

YOGA WITH A VIEW

V3_yoga
A inizio mese ho avuto la possibilità di rintemprarmi con un momento sporty super esclusivo: V3raw, locale milanese healthy in cui mi coccolo spesso in pausa pranzo tra cibo super fresco e proposte bilanciate, ha studiato insieme alla trainer Beatrice Mazza delle sessioni di yoga molto speciali.
Rivolte anche ai neofiti, le lezioni di yoga dinamico base offrono – oltre a una vera iniezione di benessere fisico e mentale – due ulteriori plus: la location, una terrazza mozzafiato con vista sul centro di Milano, e il post work out allietato dagli estratti vitaminici freschi e gustosi, una delle punte di diamante del V3raw.
Seguiteli su Facebook per non perdere le prossime date in calendario.

I LOVE L’OV

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A Milano c’è buon gusto a profusione, ammettiamolo; la città pullula di posti davvero molto belli a livello estetico, purtroppo spesso non all’altezza per quanto riguarda l’offerta gastronomica.
Quando esco a pranzo o a cena il cibo è una componente determinante e piatti insufficienti (magari accompagnati da un servizio pessimo) seppur gustati all’interno di una cornice incantevole mi lasciano comunque l’amaro in bocca.
A volte per fortuna capita di trovare location deliziose da cui, oltre che con la vista, si esce con le papille gustative appagate. E’ il caso di L’OV, locale dal sapore newyorkese in cui architettura, arredi e complementi sono curati in ogni minimo dettaglio (perfino la toilette è classy e ricercata).
Io lo amo molto per concedermi una colazione lenta a pane, burro e marmellata o una soffice omelette.
Se non ci siete mai stati, per il vostro battesimo vi consiglio di non indugiare sul menu e ordinare sicuri i tagliolini alla carbonara, loro cavallo di battaglia.

PAUSA DETOX DA SOULGREEN


Una sorta di oasi nel cuore di una delle zone più frenetiche della città: Soulgreen sorge ai piedi dei recenti grattacieli di Porta Nuova, in Piazzale Principessa Clotilde, e offre la possibilità di concedersi una sosta riossigenante in un ambiente che profuma di natura.
La filosofia che anima il locale è quella di una ristorazione “plant based“, che non prevede dunque l’utilizzo di prodotti animali o derivati. Le opzioni 100% vegan e gluten-free del menu spaziano da ricche e coloratissime insalate, alle ormai celeberrime bowls ispirate ai sapori del mondo (io ho provato la lebanese, e la prossima sarà la mexican!) da accompagnare a variopinti smoothies in cui galleggiano fiori.
Esperienza da non perdere il tagliere di formaggi vegani, preparati a base di anacardi.

SAY CHEESE(CAKE)

cheesecake_cannellaeconfett
Concludiamo in dolcezza con uno dei miei cavalli di battaglia, la NY cheesecake.
Per i dolci americani ho un debole, anche se trovo che la maggior parte delle volte sia meglio ignorare ingredienti e dosi e continuare a dormire sonni tranquilli con la propria fetta di red velvet pacificamente depositata lì, tra addome e glutei.
Questa ricetta infallibile – e umanamente sostenibile dal punto di vista calorico – prevede la cottura del dolce in forno e la guarnizione con marmellata e frutti di bosco freschi.
Non la preparavo da un pò, a onor del vero, ed è stata una gioia riproporla per una dolcissima serata ladies only.
Perfetta per essere realizzata in anticipo e servita come fresco (seppur ricco) fine pasto, trovate perfino la mia videoricetta. Non avete proprio scuse per non farla!

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Avocado toast: la mia non ricetta per il brunch

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Quando il tempo scarseggia e gli impegni, tra dovere e piacere, mi tengono lontana dalla cucina finisce che la latitanza da queste pagine diventa davvero eterna.
Nei pochi pasti che consumo a casa non ho davvero occasione di assemblare set e scattare foto decenti, e in aggiunta il più delle volte mi dico “dai Marghe, non puoi mica pubblicarla, non è una ricetta questa!”.
Stavolta però ho scacciato queste voci che mi ronzavano in testa, come si fa la notte con una zanzara noiosa. Perchè un avotoast fatto a regola d’arte, in fondo, non è certo cosa da disdegnare.
Certo, oltre a essere una vera e propria star di Instagram, è anche uno dei soggetti triti e ritriti ultimamente su blog e riviste, nonchè sui menu dei locali più modaioli.
A mia discolpa però va detto che l’amore tra me e l’avocado dura da tempi immemorabili, quando ancora facevo l’Università e questo frutto burroso era sconosciuto ai più, di certo non un food trend.

avocado_toast_avotoast

Ingredienti
per ciascun toast
pane a fette (per me di tipo siciliano)
un avocado maturo
succo di limone
sale & pepe
paprika affumicata

Aprire a metà l’avocado incidendolo con un coltello per la lunghezza, staccare il nocciolo e prelevare la polpa con un cucchiaio.
Affettare il pane e tostarlo su una piastra ben calda, a fiamma media.
Preparare nel frattempo la crema: in una ciotolina lavorare la polpa dell’avocado con un paio di gocce di succo di limone, sale e pepe a piacere.
Spalmare sulla fetta di pane ancora calda e guarnire con paprika affumicata.
A piacere, per fare diventare il piatto più completo e sostanzioso, si può aggiungere in superficie un uovo al tegamino o pochè (ma io detesto il tuorlo d’uovo).

Alcuni tips:

  • la varietà di avocado che preferisco è la Hass, originaria della California, che ha frutti piccoli e dalla buccia rugosa e scura
  • per scegliere l’avocado, rimuovete il picciolo (se il frutto è maturo non avrete alcuna difficoltà) e osservate il colore della buccia sottostante che deve essere verde-gialla, nè gialla pallida nè marrone
  • un’altra prova utile si basa sull’osservare la consistenza del frutto: premendo con il polpastrello la buccia dovrebbe cedere leggermente
  • il pane più adatto per questo tipo di preparazione ha la mollica compatta e piuttosto asciutta, che consente una tostatura rapida senza rischiare di bruciare la fetta
  • lo spessore del pane va a piacere, io preferisco sia piuttosto sottile sia per non prevaricare il sapore del condimento, sia perchè possa tostare in modo uniforme, rimanendo croccantissimo
  • le gocce di limone possono aiutare a mantenere il colore della crema di avocado brillante, tuttavia suggerisco di prepararla solo all’ultimo: ci si mette davvero un minuto!

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Scatti di vita: New York edition

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Trattandosi della seconda volta in città, dopo una vacanza estiva piuttosto lunga tre estati fa, nel nostro recentissimo viaggio a New York avevamo già smarcato la maggior parte della to-do list tipica del turista di prima maniera.
Senza la frenesia del “questo va fatto/visto per forza” abbiamo potuto dedicarci a esperienze meno mainstream, attraverso le quali respirare un pò di autentica NYC life.
Molte le ho trasmesse in diretta su Stories, tra quelle pubblicate invece ve ne racconto alcune un pò più in dettaglio, ancora con un piede nella sindrome della nostalgia del viaggiatore… e un altro nel jet lag!

A VERY SPECIAL POINT OF VIEW

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Posta al centro dell’East River, la Roosevelt Island è una piccola isola della lunghezza di circa 3km composta da una sola strada chiamata appunto Main Street.
Raggiungendola in pochi minuti con la Roosevelt Island Tramway, la funicolare che la collega a Manhattan, vi sarà possibile godere di un panorama privilegiato durante il tragitto: affacciatevi sul retro del vagone e guardate l’Upper East Side allontanarsi dall’alto dei 76 metri del vostro viaggio.
Due lati positivi non trascurabili, in aggiunta alla bellezza dell’esperienza: per utilizzare il servizio è sufficiente il biglietto standard della metropolitana e, trattandosi di un trasporto pubblico destinato quindi non (solo) ai turisti, la frequenza delle corse è fitta e quasi ininterrotta (6 AM – 2.30 AM).

NOT ONLY IN JAPAN

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Una volta scesi a Roosevelt Island, sgranchite le gambe con una passeggiata lungo l’Hudson, ammirando lo skyline della città che non dorme mai avvolti dal silenzio quasi surreale dell’isola.
Se avete la fortuna di capitarci nel pieno della primavera, le rive del fiume saranno adornate da una romantica e ipnotica distesa di ciliegi in fiore.
Se poi fate in modo di visitarla al tramonto, lo spettacolo mozzafiato è garantito al 100%.

FRIES, WITH CAPITAL F

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Il mio tallone d’Achille, il piatto a cui non potrei dire di no nemmeno sotto tortura, la sostanza di cui sono fatti i miei sogni: indubbiamente loro, le patatine fritte.
Mi piacciono croccanti, asciutte e sottili, le mangio da sempre e mai smetterò per nessun motivo al mondo.
Si aggiudicano ufficialmente l’oscar per le migliori fries assaggiate in vita mia (e credetemi se vi dico che ne ho mangiate TANTISSIME una discretà quantità) quelle di Nickel & Diner: fritte alla perfezione, lunghe e strette, servite con una spolverata leggera di erbe aromatiche e parmigiano – che mai avrei pensato potesse sposarcisi così bene.
Degni di merito anche gli altri piatti del menù brunch (sto già pensando a quando replicare la mia bowl di kale, quinoa, azuki, avocado e crema di patate dolci) e la location piena di luce: un indirizzo da segnare!

WESTFIELD WORLD TRADE CENTER

westfield new york
Inaugurato ad agosto 2016, è il centro commerciale più grande della città; sorge all’interno di Oculus, il nuovo Transportation Hub deputato a smistare gran parte del traffico in arrivo e in partenza nella stazione di World Trade Center, composto principalmente dai pendolari del Financial District e di Wall Street.
L’architetto spagnolo Calatrava ha dato alla struttura la forma simbolica di due imponenti ali, come quelle di una fenice in resurrezione dalle ceneri di Ground Zero.
Anche se non siete tipi da centro commerciale, vale la pena fare un salto a Westfield per restare a bocca aperta davanti al maestoso progetto architettonico e godere dell’offerta, ancora in espansione, della dining court (a me ha rapito il cuore una pasticceria – o forse dovrei dire gioielleria – giapponese, mignon ma fornitissima).

GOOD FOOD, GOOD MOOD

eggs benedict new york
Chiudiamo in bellezza con una delle ricette irrinunciabili per un’american breakfast con tutti i crismi: le eggs Benedict.
Se non c’è colazione made in US in cui manchi un piatto a base di uova, queste cotte pochè, annegate nella salsa olandese e posate su un croccante english muffin tostato insieme a una seconda proteina a scelta (tipicamente bacon, prosciutto o salmone affumicato – ma la vera bomba sono le crab cakes) sono davvero una prelibatezza.
Squisite quelle di Sarabeth’s (in città ce ne sono diversi, il mio preferito per location e cibo è quello dell’Upper East Side), gastronomicamente parlando uno dei posti in cui fare doverosamente una puntatina ogni volta che si è a NY.

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Videoricetta: cheesecake cotta, ai lamponi

by 34 Comments

Dopo il primo, penoso, tentativo (ricordate il mio tiramisu, perfetto spot da Travelgum?) eccomi con una nuova videoricetta ad alto contenuto calorico.
Non perfetta e nemmeno patinata, però dai, dignitosa.
Che mi serva da promemoria per ricordare sempre che, se mi impunto su qualcosa, magari non eccello ma di certo ce la faccio.
Non importa quanto mi costi fatica o mi faccia paura.
Quanto il tempo scarseggi o io mi possa sentire inadeguata.
Cercarsi alibi ci limita. Il perfezionismo anche.
Per chi è capace di superare se stesso, invece, non esiste nulla di insuperabile.

Ingredienti:
per la base
220 gr di biscotti Digestive
80 gr burro
per la crema
400 gr di Philadelphia
150 gr zucchero
2 uova
il succo di mezzo limone
per guarnire
marmellata di lamponi senza zucchero qb

Sciogliere il burro in un pentolino a fuoco basso, tritare i biscotti molto finemente con il mixer e unire tutto creando un fondo sulla tortiera (ricoperta di carta forno) schiacciandolo bene con il dorso di un cucchiaio.
Far riposare il fondo mezz’ora in frigorifero.
Montare le uova con lo zucchero e il limone fino a ottenere un composto spumoso e chiaro.
Aggiungere il Philadelphia, mescolare bene e montare ancora con lo sbattitore elettrico.
Versare la crema ottenuta sul fondo e far cuocere a 180 gradi nel forno preriscaldato per 45/50 minuti, a seconda della tortiera (la mia ha un diametro di 18 cm).
Sulla cima della torta si formeranno delle piccole crepe, significa che la crema è cotta.
Far riposare fuori dal forno e, una volta fredda, riporre in frigo per qualche ora (meglio tutta la notte).
Prima di servire scaldare della marmellata in un pentolino insieme a un cucchiaio d’acqua e guarnire.

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Banana bread (Laurel Evans)

by 44 Comments

Alle elementari avevo il caschetto lungo, gli odiatissimi occhiali da vista colorazione tartaruga e la cartella di Poochie grande due volte me.
Tuta da ginnastica verde e calzino ricamato bianco a vista.
Una tenera sfigata.
Insicurezza a livello acuto, quasi terminale.
La maggior parte delle mie merende era a base di Baiocchi, che adoravo, in pacchetto da tre.
Venivo sempre però attorniata da quelle con i capelli biondi naturali e il cerchietto di velluto.
Che loro no, il calzino bianco non lo portavano.
Fascinosi sciacalli intente a intonare sempre lo stesso ritornello: “Mi dai un biscotto”?.
Sapevano perfettamente che non sapevo dire di no.
E finivo per sbocconcellarne solamente uno.

Li pretendo ora, quel secondo e quel terzo Baiocco.
Quella capacità di esigere qualcosa tutta intera, tutta mia.

banana_bread

Ingredienti
200 gr farina 00
50 gr farina di riso (nella ricetta originale, solo farina 00)
150 gr zucchero semolato
un cucchiaino di bicarbonato
mezzo cucchiaino di sale
mezzo cucchiaino di cannella
mezzo cucchiaino di noce moscata
100 gr gocce di cioccolato
4 banane medie, molto mature
2 uova
85 gr burro fuso e lasciato raffreddare
75 gr yogurt alla vaniglia (nella ricetta originale, bianco)
mezza tazzina di caffè intenso

In una ciotola, mescolare tutti gli ingredienti secchi (seguire l’elenco fino alla gocce di cioccolato comprese).
A parte, sbattere leggermente le uova, aggiungervi le banane schiacciate bene con la forchetta, lo yogurt, il caffè e il burro fuso a temperatura ambiente.
Unire gli ingredienti secchi a quelli umidi, mescolando con una spatola giusto il tempo sufficiente per farli amalgamare (è importante non mescolare troppo, per garantire al dolce una consistenza più soffice).
Versare in uno stampo da plumcake imburrato e infarinato.
Infornare a metà altezza e cuocere a 190° per 50-55 minuti.

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Pancake d’autunno e smoothie alla pera

by 24 Comments

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Allinearsi a quello che “va” sembra la via più breve per avere mediamente successo oggi.
Come seguire una ricetta passo passo da un libro di cucina. Mancherà magari quel tocco creativo in più, ma difficile che il risultato sia un disastro totale.
Distinguersi, non per essere diversi per forza ma per incarnare veramente quel che si è, richiede certamente uno sforzo supplementare. Più carattere, più coraggio, più voglia di mettersi in gioco.
Ma quanto brillante può essere un contenuto autentico, costruito su misura da chi lo scrive, per chi lo leggerà?
Succede allora che, quando girovagando per la rete ti imbatti in qualcosa di nuovo, spicca subito.
Come un bindi sulla fronte di una bella donna indiana, la prima esplosione di una serie di fuochi d’artificio, la stella in cima all’albero di Natale.
Pepite per Tutti è un punto di vista inedito, personale. Brioso ma allo stesso tempo delicato.
Trasuda personalità, portandoti per mano su un sentiero che si snoda tra i gusti e i gesti di Ilaria e Andrea.
Raggruppa con grazia e savoir faire quei contenuti che – è sorprendente – su una lavagnetta virtuale avresti appuntato tu, esattamente così come sono.
E su questa lavagna, adesso, posso attaccare anche i miei post-it: da oggi sono contributor!
Lasciatemi stropicciare gli occhi, che ancora non ci credo.
Nel frattempo, per la ricetta vi rimando a Pepite per tutti

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Biscotti gluten free al burro d’arachidi

by 48 Comments

Mi racconti una storia?
C’era una volta una principessa, rinchiusa in cima a una torre tutta d’oro, che calava dalla finestra i suoi lunghi capelli in attesa di un bellissimo principe…
E poi bla bla, si dipana la matassa, il cattivo soccombe e l’amore trionfa.
Sì, ma mamma, non ti fermare. Io voglio sapere tutta la storia.
Dove è finita la riga mancante? Magari sul retro di copertina?
Quella che ti dice che nella torre evidentemente non ci sono specchi, altrimenti la principessa sarebbe troppo preoccupata a inorridire davanti a un nuovo capello bianco.
A realizzare che mentre se ne sta lì rinchiusa le scorrono davanti agli occhi gli anni migliori della sua vita. Lasciandole pure, come impronta, qualche zampa di gallina.
E terrebbe stretta la sua chioma bionda che profuma di balsamo, invece di lasciarla penzolare dal balcone in attesa di un futuro che, se destinato ad arrivare, avrebbe già fatto capolino.
Quella riga che racconta che il principe non è azzurro e non ha i denti bianchi. E nemmeno i glutei sodi.
Che avrà anche buone intenzioni, ma guidate da quali motivazioni? E’ egoista anche lui, proprio come tutti.
Che la vita regale non è reale.
E l’oro, a furia di brillare, acceca.
Il vero lusso sarebbe vedere il mondo a colori.
Che devi credere in te e non in tutte queste fiabe.
Anche quando ti detesti e ti deludi.
Perchè da principessa prima di tutto ti ci devi trattare tu, milady.
In fondo chi l’ha detto che non potrai avere la tua favola?

biscotti_arachidi

La ricetta è esattamente quella di Alessandra e la trovate anche qui.
Come sempre, dalla fucina di idee creative, amicizia e adorabile caciara che è Bloggalline, è nata un’iniziativa di condivisione e crescita: “scambiamoci una ricetta“.
Io tra le tante golosità presenti sul blog di Ale ho scelto questa, dato che al primo alito freddo il demone della biscottatrice si impossessa di me. Ma me ne sono salvata tante altre, che non mancherò di replicare!

Ingredienti
per circa 20 biscotti
250 gr di burro d’arachidi crunchy
190 gr di zucchero semolato
un uovo

In una ciotola, mischiare tutti gli ingredienti finchè saranno perfettamente amalgamati.
Formare delle palline grandi come noci e disporle sulla teglia.
Con una forchetta, premere su ciascun biscotto prima in verticale e poi in orizzontale disegnando un motivo incrociato.
Cuocere in forno statico a 160° per 15 minuti.
Attendere il completo raffreddamento prima di spostare i biscotti dalla teglia.
Si conservano a lungo in una scatola di latta.

 

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Granola homemade con cranberries e cioccolato fondente

by 43 Comments

La manutenzione fatta di cerette che riducono il bagno un disastro, creme anticellulite che per spalmarle si invecchia già di un anno, pinzette e piegaciglia, ore con la stagnola in testa dal parrucchiere effetto Iron man.
Che quando abbiamo chiesto di diventare super eroi per un giorno, non intendevamo esattamente questo.
Fissare l’armadio con l’encefalogramma piatto la mattina. Il tuo vestito preferito si scuce proprio il giorno di un appuntamento importante, e quello con cui scegli di rimpiazzarlo che da un giorno all’altro ti fa sentire orribilmente grassa.
I tempi infinitamente lunghi di trucco e parrucco. Girare con una borsa che è una succursale del tuo guardaroba. Facciamo anche del tuo bagno. E pure di tutta casa tua.
Le liste della spesa sul cellulare e i post it sul portafoglio, per poi dover tornare al supermercato il giorno dopo perché qualcosa te lo sei dimenticata.
L’insalata che vorresti sapesse di pizza, il pompelmo che – abracadabra – vorresti trasformare in un mojito.
Commuoversi sulla poltrona di un cinema al buio o sul divano di casa, davanti all’ennesima scena d’amore.
Pensi alle volte in cui hai pianto sul serio, a quando quelle non sono sfuggite. Uno sguardo dritto negli occhi, la guancia sfiorata. Fino addirittura a farti ridere.
Avresti bisogno di sapere che lui lo sa, lo sa bene nonostante tutto e tutti, che tu quelle lacrime trasformate in risate non le scorderai mai.
Che quei sorrisi sono un debito che restituirai, quando ce ne sarà bisogno.

Corrucciata e spensierata, concentrata e distratta, esausta ed energica. Complessa e così semplice, vigorosa e delicata, coraggiosa e spaventata. Nuda o dentro al suo vestito più bello, truccata di tutto punto o acqua e sapone, con i tacchi alti e i piedi per terra. Femmina è mille sfumature, è tutto e niente, costante e mai uguale.
Da sempre custodisco gelosamente la mia femminilità, con tutti i suoi oneri e le sue fragilità. E’ una parte essenziale di me e non me ne sono mai vergognata.
“Se fossi uomo” è uscito dalle mie labbra solo per specificare cosa, in quel caso, non avrei potuto fare.
Ma ci sono frangenti in cui c’è bisogno di passare da femmina a donna. Che le donne sanno tirare fuori le palle con un’eleganza disarmante.
Sappiamo lottare, aggredendo e proteggendo. Noi stesse e soprattutto ciò che amiamo.
Sappiamo tenere duro, incassare i colpi, rialzare il capo, senza smettere di credere. Né di sorridere.
Perchè è meglio che si sappia, più il gioco si fa duro più qui siam pronte a giocare.

granola

Ingredienti:
250 gr avena
50 gr noci brasiliane
50 gr cranberries essiccati
30 gr pistacchi
30 gr mandorle senza pelle
30 gr semi di girasole
tre cucchiai di cocco disidratato
gocce di cioccolato fondente, a piacere
100 ml maple syrup
50 ml miele millefiori
cannella e noce moscata, a piacere
un pizzico di sale

In una ciotola, mischiare bene l’avena con il cocco, la frutta secca, i semi, le spezie e il pizzico di sale.
Dividere i cranberries e aggiungerne metà dose al mix.
Aggiungere il maple syrup e il miele e mescolare tutto (meglio se con le mani, così che il mix tra parti secche e umide sia ben omogeneo).
Stendere il composto in una teglia da forno, in uno strato livellato; con questa dose si riempie una normale teglia da forno in uno strato abbastanza sottile.
Far tostare in forno preriscaldato a 130° per 20 minuti, poi aprire, girare bene il composto in modo che si tosti anche dal lato basso e proseguire la cottura per altri 10 minuti, fino alla doratura desiderata.
Una volta raffreddata, aggiungere i restanti cranberries e le gocce di cioccolato.
Mescolare bene e spezzettare, se necessario.
Conservare in vasi di vetro, contenitori di latta o sacchetti con la zip.

Si può consumare da sola (sgranocchiata come snack), aggiungere al latte o arricchirci yogurt e gelato.
Le varietà e le proporzioni della frutta secca, di quella disidratata e delle varianti (es. gocce di cioccolato, semi, cocco e spezie) possono cambiare secondo il gusto che preferite, fate solo attenzione a mantenere fisse quelle tra ingredienti secchi e umidi.

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Trovare l’America

by 26 Comments

Due mesi fa l’Africa, ora l’America.
Diametralmente opposte eppure entrambe mi si sono radicate nel cuore.
E’ banale ma talmente vero, ogni viaggio ha qualcosa da insegnare.
Ogni cultura, ogni percorso, ogni tipicità locale.
Ogni terra ha le sue contraddizioni, ti pone davanti ostacoli da superare – piccoli o grandi – e situazioni eccezionali con cui confrontarti.
Al di là di estremismi e discorsi faziosi, che non sopporto per mia natura, a me gli americani piacciono.
Per quello che ho potuto sperimentare sulla mia pelle, le cose che apprezzo maggiormente di loro sono due.

La prima è il patriottismo. L’amore per la loro terra, la loro casa, la visione della propria nazione come una grande famiglia.
Da noi sento pronunciare troppo spesso frasi tipo “questo paese fa schifo” e mi viene l’orticaria. L’Italia ha mille innegabili problemi ma anche innumerevoli meraviglie. Una di queste è la gente.
Uno stato è fatto prima di tutto di persone. Se siamo noi i primi a denigrarlo e cedere al disfattismo, difficile che si possa migliorare.

L’altra cosa che mi ha colpita è la gentilezza indiscriminata.
Per un americano, a meno che tu non gli abbia fatto qualcosa di male, sei un amico. E come tale vai compreso, aiutato, trattato con premura.
Nei negozi, in fila al ristorante, per strada mentre ti arrovelli guardando la cartina e perfino in metropolitana, all’ora di punta. A Milano sono abituata a essere spintonata e a dirla tutta un pò pestata, a New York la gente ti cede il passo e perfino il posto.
Non ricordo dove, qualche tempo fa, ho letto una frase che mi è rimasta impressa. Diceva “Non puoi sapere quale battaglia stanno combattendo le persone che incontrerai oggi. Sii gentile, sempre” o qualcosa del genere.
Ho pensato che fosse così autentica e mi sono ripromessa di applicarla il più possibile nella mia vita.
Tra il dire e il fare però, spesso c’è di mezzo un bel tragitto… ecco, gli americani questa distanza la colmano in modo così naturale che quasi commuove.

Ovviamente, oltre a raccogliere emozioni e sensazioni, a ogni respiro cercavo di associare un profumo di buona cucina, le papille sempre pronte ad assaporare gusti nuovi e gli occhi pronti a captare idee di presentazione originali.

Un altro mito da sfatare è che gli americani non abbiano cultura culinaria e si ingozzino soltanto di junk food.

Perché se è vero che ho visto moltissima gente di mezza età occupare due sedili in metro, tanto era massiccia, allo stesso tempo ho visto una miriade di giovani consapevoli, tra cibo sano e un diffusissimo e allegro (non ossessivo) culto dello sport.
Il fisico é importante per gli americani, ma la loro è una magrezza molto diversa da quella europea: sana, tonica e non pelle e ossa.
Il loro rapporto con il cibo e con il corpo sembra più rilassato.
E se è vero che nessuno si scompone se ti vede fare merenda con il pollo fritto (non è un modo di dire) è anche vero che da noi salad bar come i loro per ora si possono solo sognare e che le poche opzioni healty disponibili per la pausa pranzo generalmente si strapagano.


Riproporrò qui a breve le idee che mi hanno colpita di più, in versione originale o – quando serve – alleggerita.
Perchè lo ammetto candidamente, alle Ceasar salad con salsa rigorosamente a parte ho alternato senza pudore cosucce del genere…

 
 

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Cheesecake al forno con frutti di bosco

by 20 Comments

Questo è decisamente il mio “dolce forte”, una torta che riesce sempre e piace a tutti…  almeno, nessuno ha mai avuto il coraggio di dirmi il contrario 🙂
Amo il suo aspetto opulento, grazie alla copertura di frutti di bosco freschi, e la sua consistenza ricca ma mai stucchevole.
Potrei declamarne la ricetta a memoria, come fosse una delle troppe poesie imparate a memoria al liceo.
I lamponi, come quelli che mio nonno raccoglieva nel suo orto al martedì, quando papà tornava al suo paese d’origine per visitare in ambulatorio e lui me ne mandava una scodella a casa, da mangiare con lo zucchero perchè già allora ero vergognosamente golosa.
I biscotti Digestive, usati per la base, mi riportano al primo anno di Università: le  colazioni, al tavolo della mia casetta, il primo esperimento di vita da sola. Mi sentivo indipendente ma anche piccola, in fondo non avevo ancora nemmeno compiuto 19 anni.
Un bel mix di sensazioni, che ricordo con sentimenti agrodolci: sarò sempre legata a questo dolce e ai suoi sapori, spero piaccia anche a voi! 

Ingredienti:
300 gr di biscotti Digestive
2 uova
125 gr burro
170 gr zucchero
2 cucchiai di succo di limone
400 gr di Philadelphia
due cucchiai di marmellata di frutti di bosco
more, mirtilli e lamponi o altra frutta a paicimento

Sciogliere il burro in un pentolino a fuoco basso, tritare i biscotti e
unire tutto creando un fondo sulla tortiera (ricoperta di carta forno)
schiacciando bene con il cucchiaio. Far riposare il fondo mezz’ora in
frigorifero.
Montare le uova con lo zucchero e il limone fino a ottenere un composto spumoso e chiaro.
Aggiungere il Philadelphia, mescolare bene e montare ancora con lo sbattitore elettrico.
Versare la crema ottenuta sul fondo e far cuocere a 180 gradi nel forno
preriscaldato per 30/45 minuti, a seconda della tortiera (prolungare la
cottura se lo strato di crema è molto alto).
Sulla cima della torta si formeranno delle piccole crepe, significa che la crema è cotta.
Far riposare fuori dal forno e, una volta fredda, riporre in frigo per qualche ora (meglio tutta la notte).
Prima di servire scaldare della marmellata in un pentolino insieme a un
cucchiaio d’acqua e spalmare come guarnizione, completando con frutti di
bosco freschi.
La copertura a piacere può essere fatta anche con cioccolato fuso, fragole fresche o altre tipologie di marmellata.

Con questa ricetta partecipo al contest di Maddalena

Filed Under: dolci, ricette Tagged With: frutti di bosco, torte, USA

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Cannella e Confetti

Margherita Daverio, alias Cannella e Confetti.
Classe '84, vivo a Milano e faccio la PR.
Per me cucina è carattere, brivido e poesia.
Sognatrice ad occhi aperti ed eccessiva negli affetti, vivo di istanti e di istinti.
Mi tengo stretta la famiglia, gli errori e i ricordi. Guardando sempre avanti, che la vita non si ferma. E tanto meno io.

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