Cannella e Confetti

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Eating out in trasferta: Il ristorante Lamberti ad Alassio

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La Liguria per me è un pò casa, da sempre.
L’ho frequentata fin da piccolissima e tornarci ha un buon sapore.
Uno dei miei posti del cuore è Alassio, con i palazzi colorati, il budello vivace in cui si alternano artigiani e boutique, il lungomare scandito dalle lucine dei locali.
Frequentandola da tempo, come è naturale, ho i miei porti sicuri… ma se c’è una cosa che mi piace è scoprire qualcosa di nuovo, in un posto che conosco bene.
Avevamo voglia di una cena un pò speciale, in questa fine estate tanto sospirata e che fatichiamo a lasciar andare.
Scorrendo tra i locali elencati Michelin, ci siamo fatti attirare dal ristorante Lamberti.
Si trova all’interno dell’omonimo hotel. Entrandoci, spicca un pò il contrasto tra un normale albergo tre stelle e un ristorante davvero raffinato, con una bella terrazza esterna.

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Come spesso scegliamo di fare, alla prima visita in un locale nuovo, abbiamo ordinato il menù degustazione per lasciare allo chef la possibilità di esprimersi al meglio.
In apertura ci è stata servita una tartare di tonno, insalatina trevisana, fragole alla vinaigrette di lamponi ed emulsione al mango: generalmente il sapore del tonno crudo è un pò aggressivo per i miei gusti, ma in questo caso le note dolci e agre in accompagnamento lo equilibravano benissimo. La materia prima di spiccata qualità e freschezza lo rendeva inoltre morbido al palato e piacevole.

Come secondo antipasto era prevista un’insalatina di astice cotto a bassa temperatura con avocado e pomodoro cuore di bue, su sfoglia di pane Guttiau. Qualità ottima, a livello di sapore si poteva aggiungere una nota che desse una spinta al tutto.

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Un contrasto di gusto eccellente quello del primo, dei ravioli ripieni di melone sfumati al Porto, su crema di fois gras e polpa di aragosta. Il profumo dolce e intenso del melone, l’amaro avvolgente della crema, la carne tenera e cotta a puntino dell’aragosta ne facevano un piatto davvero da “wow”.

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Molto bene anche la chiusura, con un filetto di orata brasato, fico caramellato e prosciutto San Daniele con riduzione al vino rosso. Il pesce era deliziosamente saporito e il fico morbido e dolce gli dava un ottimo contrasto.
Personalmente avrei preferito il prosciutto in altre forme, al posto delle fetta tagliata fresca, per esempio attraverso un’essiccatura e un utilizzo in polvere o panatura, per regalare al piatto un contrasto croccante (oltre a migliorarne l’aspetto estetico).

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Abbiamo accompagnato i piatti scegliendo dall’ampia lista dei vini un’ottima bottiglia di Apollonia di Federico Mencaroni, Verdicchio dei Castelli di Jesi Brut Millesimato che trascorre tra i 40 e i 50 mesi sui lieviti (che si è andata ad aggiungere a due calici di Trento DOC, omaggio gradito in apertura di cena).
Siamo usciti soddisfatti, sazi ma leggeri (adoro quando la cucina di un ristorante ti lascia questa sensazione, è una cosa piuttosto rara).
Il conto finale? Proporzionato alla qualità di quanto servito.

Si trova in Via Antonio Gramsci 57, Alassio
Tel. 0182.642747
Per altre info consultate il sito internet

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Cibo a domicilio: i food delivery provati in quarantena (che scelgo anche ora)

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Se c’è una cosa su cui non abbiamo certo risparmiato nei famosi mesi di lockdown, è il cibo.
Non lo facciamo mai a dire il vero, figuriamoci in un momento in cui per cause di forza maggiore bere e mangiare restavano tra i pochi modi a disposizione per distrarsi e viziarsi.
A inizio quarantena inoltre, per chi come noi ha sempre lavorato da casa full time e aveva francamente timore di avventurarsi nei supermercati, tra code e paura del contagio, far provviste era abbastanza problematico: i supermercati on line erano letteralmente presi d’assalto e confesso di aver fatto un sacco di notti in bianco alla ricerca dello slot perduto sul sito di Esselunga.
Il lato positivo di questa penuria è che abbiamo dovuto aguzzare ricerche e ingegno per garantirci qualcosa di buono sulla tavola (non prima di un paio di cene a base di lenticchie o latte e Nesquik, ultimi residui della dispensa pre Covid).

PRIMO TAGLIO
E-commerce di prodotti dell’eccellenza gastronomica campana, è stato uno dei protagonisti della nostra tavola di Pasqua.
Pazzesca la sezione dei formaggi freschi, in cui finalmente ho trovato la provola (quella vera!) e ottime mozzarelle, burrate ecc. Degni di nota anche i salumi (occhi a cuore per il capocollo tagliato fresco e consegnato sottovuoto) e i dolci della tradizione come babà, sfogliatelle e pastiera.
Spedizione precisa e puntuale, prodotti freschi preparati il giorno prima della consegna, prezzi davvero onesti.

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GELOPIE
Applicazione che riunisce alcune buone gelaterie milanesi, tra cui Baci Sottozero.
La convenienza cresce mano a mano che il peso della vaschetta sale, inutile specificare che ci siamo sacrificati a favore dell’economia di scala e difficilmente siamo rimasti sotto il kg 😉 Del resto il lusso di mangiare un maxi cono davanti alla tv, sapendo di potere perfino fare il bis all’occorrenza, per me è impagabile!
Mio gusto preferito indiscusso il Copenhagen, biscotto Lotus al caramello salato.
Si scarica gratis da Play Store o App Store

SPESA A CASA
Il sito consente di ordinare a domicilio diverse categorie di prodotti, tra cui la frutta e la verdura dell’Orto di Jack, che non ci ha mai delusi e i salumi squisiti di Sapori Solari, uno dei posti del cuore di Fabio.
In catalogo anche i panificati e i dolci da forno di Princi.
Non avrete certo bisogno dei miei consigli per lasciarvi tentare se scorrete il catalogo, ma li condivido ugualmente. Tra i salumi ho un debole per il prosciutto crudo affinato al Barolo, saporito senza essere mai stucchevole, mentre tra la frutta assegno menzione d’onore alle fragole: da anni non assaporavo quel gusto di fragola “vera”.

GUSTO DI BOTTEGA
Macelleria on line con consegna in 24/48 ore, gratis oltre i 30 euro.
La qualità dei prodotti si sente tutta, anche su tipologie di carne non dal sapore eccessivamente marcato, come per esempio la trita di tacchino che abbiamo messo sui nostri carichissimi nachos del Cinco de Mayo.
Abbiamo lasciato il cuore sull’arrosto di faraona ripieno, che abbiamo preparato una domenica, divorandolo in due in un solo pasto.

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UNES
(con Amazon Prime Now)

Ho un debole per questo supermercato, in particolare per la linea “Il viaggiator goloso” che è generalmente sinonimo di prodotti di qualità; in più, la consegna attraverso Amazon Prime Now ci ha concesso di non uscire mai per andare a fare la spesa durante la quarantena.
La comodità di scegliere l’orario tra diversi slot da due ore, fino a tarda sera, mi consentirà di continuare sicuramente a ordinare on line anche quando saremo tornati a pieno regime dato che non ho supermercati di questa catena nelle vicinanze.
Tra i miei preferiti i Plin, davvero ottimi per essere un prodotto non artigianale, il purè di patate super cremoso e i burger vegetali (in particolare quello con pomodoro, melanzane e quinoa).

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Nuna Soulfood

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Io e Fabio amiamo uscire spesso a cena.
E’ uno dei piaceri che abbiamo sempre condiviso, la coccola perfetta per quando vogliamo consolarci da una giornata pesante o il modo migliore di festeggiare e festeggiarci nella quotidianità.
Quando è il momento di scegliere dove andare, però, siamo sempre combattuti.
Essendo io un’indecisa per natura desidero andare sul sicuro e spesso preferisco tornare nei locali in cui so di trovarmi bene. Quando si tratta di cibo, la delusione per me è una cosa molto seria!
Al contrario, lui ama andare alla scoperta di posticini nuovi… è quasi un amante del brivido in confronto a me.
Negli ultimi mesi quindi mi sono imposta di sperimentare più spesso e, insieme a qualche fregatura, grazie a questa botta di audacia ho annoverato anche delle belle scoperte.

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Una delle più recenti è Nuna Soulfood, nell’elegante cornice di Porta Romana.
Il locale è minimal, con un arredo che mixa elementi naturali e industriali e la presenza di elementi decorativi come grandi cuscini colorati e molte piante che rendono l’ambiente accogliente.
E’ possibile accomodarsi anche sul bel bancone davanti alla cucina e mangiare ammirando la brigata dello chef Matteo Pancetti all’opera.

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Nuna si definisce un tapas bar, perchè ha un menù che non fa distinzione tra le portate ed è pensato per la condivisione (leggermente ostacolata dai tavoli di dimensioni davvero ridotte).
La cucina ha influenze esotiche e utilizza molti ingredienti della cultura asiatica, che insieme ad alcune influenze sud americane danno un twist ai piatti più tradizionali.
Il risultato è tuttavia sempre ben equilibrato, spezie e salse non coprono il sapore principale della materia prima, che è preziosa e trattata con estrema cura.

Cosa abbiamo assaggiato?
Un ceviche di capasanta che si scioglieva in bocca.
Un gustoso mini lobster roll, con insalata di astice e maionese piccante in un bao agli spinaci. poi diventati due, sia perchè erano piccini sia perchè ci sono piaciuti da impazzire.
Degli spiedini di polipo in salsa con patate.
Una picanha alla Rossini, con spuma di fois gras e al tartufo.

Abbiamo mangiato bene, provando nuovi accostamenti di sapori in un ambiente piacevole e con un servizio cordiale.
Il conto, considerando la dimensione delle portate, è medio-alto ma la sensazione di un utilizzo di ingredienti di prima qualità lo rende a mio parere giustificato.
Lo consiglierei senza dubbio per una cena di coppia o una serata al femminile e – data la carta dei cocktail – anche per un aperitivo al bancone o un drink dopo cena (tuttavia non assaggiare le proposte della cucina, ve lo dico, sarebbe un peccato).

Si trova in viale Monte Nero 34, Milano
Tel. 02.84211594
Per altre info pagina Facebook

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Sushi, dim sum & more da MU Fish

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Quando mangio sushi sono particolarmente esigente. Vuoi che sia perché, trattandosi di pesce crudo, il tema della qualità diventa fondamentale o perché quando qualcosa mi piace davvero tanto desidero che sia preparato a regola d’arte.

Quando sono stata invitata a provare MU Fish mi ha incuriosita tantissimo questo locale dalle ottime recensioni situato un po’ fuori dalle nostre classiche rotte.
E che piacere, per una volta, parcheggiare senza girare mezz’ora a vuoto entrando poi in un locale tanto curato da potersi tranquillamente trovare nel pieno centro di Milano.
Il locale è certamente d’atmosfera e, allo stesso tempo, adatto a tutti. Di giovedì sera a cena c’erano coppie, tavolate di amici, piccole famiglie.
I ragazzi in sala dispensano sorrisi e consigli, rendendo l’ambiente minimal e moderno decisamente accogliente.

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Dalla cucina dirigono i lavori lo chef Jiang, già capo chef per 8 anni al Finger’s di Milano e lo chef Kim, con trascorsi da Ba Asian Mood e Gong.
Fil rouge del percorso è un’altissima qualità della materia prima, che viene lavorata il giusto, mai all’eccesso. Una costante anche la cura per l’impiattamento, la cui ricercatezza consente comunque di consumare agevolmente le portate (quanto detesto quando qualcosa nel mio piatto è bello, anche bellissimo, ma difficile da mangiare).

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Addentriamoci meglio nel tema, che tanto amo assaggiare quanto parlarne.
Abbiamo assaporato una cucina orientale creativa dove materie prime di eccellenza dell’Occidente e tecniche provenienti dall’Oriente si sposano dando vita a una cucina che definire fusion sarebbe probabilmente riduttivo. Non so come la pensate voi, ma la maggior parte delle volte questo termine viene usato per descrivere un mix di proposte messe insieme un po’ per convenienza e un po’ per caso.
Da MU Fish invece la linea è ben precisa ed emerge in un percorso gastronomico complessivo che ha un’impronta marcata. Una vera e propria firma.

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In partenza, ci è stata servita una tartare di salmone su salsa mediterranea di verdure che ci ha consentito di testare con mano da subito la freschezza e la qualità del pesce selezionato in cucina.
Abbiamo proseguito assaggiando due antipasti, la millefoglie di tonno e burrata con pomodoro, sfoglia croccante e olio al tartufo e le capesante con besciamella e pasta kataifi. Le capesante si scioglievano semplicemente in bocca.

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Siamo passati poi alla degustazione di dimsum, molto gradevole, con un picco assoluto sul raviolo al nero ripieno di branzino: estasi pura.
In conclusione, come non assaggiare sushi e sashimi? Anche in questo caso pollice all’insù per gli ottimi sapori e una menzione particolare alla perfetta proporzione tra riso e pesce nel nigiri (dal viaggio in Giappone sono diventata particolarmente sensibile sul tema).

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Sul vino, un consiglio: lasciate fare al sommelier!
Per accompagnare la nostra cena, dopo un check in cucina su quali piatti ci sarebbero stati serviti, ci è stato servito un Sauvignon Blanc 2016 della zona di Bordeaux. Un vino che, sbagliando, probabilmente non avremmo scelto dalla lista ma che ha contribuito a dare alla serata la stessa piacevolezza regalata dai piatti e dal servizio attento e cortese.
Nulla più da aggiungere direi. Anzi,sì: da MU Fish ci ritorniamo, questo è poco ma sicuro.

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Il Rovi, nuovo ristorante dello chef Yotam Ottolenghi a Londra

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Sto per dire una cosa forte, perciò preparatevi: la cucina di Yotam Ottolenghi, se la conosci la ami.
E’ uno di quei colpi di fulmine gastronomici a effetto sicuro, non c’è riparo dalla freccia del Cupido della cucina. Io me ne ero innamorata già “sulla carta” attraverso alcuni dei suoi libri; immaginate quindi il mio giubilo quando abbiamo pianificato di andare a Londra a provare il suo Rovi per un brunch domenicale.

L’ultimo (e settimo) locale aperto dallo chef nella capitale inglese nel quartiere centrale di Fitzrovia offre una cucina a tema “fermentation and cooking over fire”.
L’arredo è piuttosto informale, a dominare è il legno in abbinamento con il rosso; potrei azzardare a dire che per Ottolenghi il colore è veicolo di espressione, perché anche i suoi piatti sono caratterizzati da tinte piuttosto accese, sempre in armonia tra loro.
L’atmosfera è vivace, seppur meno conviviale rispetto a tutti gli altri ristoranti di Ottolenghi (più simili a dei buffet bar, con servizio). C’è in ogni caso un bel bancone bar al centro del locale, per un aperitivo o un after dinner.

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Quello che particolarmente mi colpisce della sua cucina è la magistrale estrazione e sublimazione dei sapori delle verdure e non a caso, quindi, le portate che sia io che Fabio abbiamo apprezzato di più vedono proprio i vegetali come protagonisti indiscussi.

Passiamo quindi al sodo e largo ai piatti. Mentre sfogliamo il menù ordiniamo due gin tonic: Tanqueray No.10 con mela e zenzero (da rifare obbligatoriamente a casa perchè era squisito!) e un Chapel Down, con uva e timo. Scegliamo due small plates, degli antipasti abbondanti: carciofi violetti con labne, olive, erbe aromatiche e fiocchi di peperoncino e rape con arance, rucola e acciughe.
Entrambi ci soddisfano ma le rape sono davvero qualcosa di squisito (e io normalmente non le mangio nemmeno sotto tortura). La bellezza della cucina di Ottolenghi è proprio questa: la capacità di riproporre gli ingredienti esaltandone i sapori in un abbinamento che risulta totalmente inedito e in grado di far apprezzare anche ingredienti normalmente poco graditi.

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A seguire due large plates, per me dei gamberoni al curry con maionese al lemongrass, dal sapore molto thai, e per Fabio un signature dish del locale: congii, un porridge salato tipico di origine cinese, servito con carne di manzo brasata e daikon fermentato.
Anche in questo caso piatti ben realizzati e presentati ma mancava quella nota d’estro, quel tratto distintivo capace di renderli qualcosa di mai assaggiato prima trovata invece negli antipasti.

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Prezzi assolutamente congrui per la qualità e per la media di Londra (8-15 £ gli small plates, 18-25 £ i large plates, 11-13 ” i cocktail).
Un ristorante in cui tornerei e tornerò senz’altro, magari a cena per indugiare in un doppio cocktail e deliziarmi attraverso un pasto tutto a base veggy.

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EATING OUT: LA CUCINA PIEMONTESE CREATIVA DELL’ENOTECA DI CANELLI

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Non ho mai nascosto che per me i km meglio percorsi sono quelli che mi conducono verso il buon cibo e i bei momenti.
Che non ci sia distanza che scoraggi me e Fabio quando si tratta di esperienze gastronomiche eccellenti ve lo avevo anticipato parlandovi della macelleria stellata Damini & Affini di Arzignano. Eccomi anche oggi con uno spunto per una gita fuori porta speciale, che comprenda un’intensa sessione di coccole a tavola.

Da tempo ero incuriosita dall’Enoteca di Canelli e dalla sua promessa di cucina piemontese contemporanea.
Amo il territorio delle Langhe, perenne garanzia di esperienze eccellenti di gusto e relax. Dal 2014 i paesaggi vitivinicoli del Piemonte, Langhe-Roero e Monferrato, sono perfino diventati siti Unesco.
Mi ritengo estremamente fortunata di essere diventata grande anche attraverso generosi dosi di cucina piemontese, magistralmente eseguita sia da mia nonna che da mia mamma, i miei riferimenti ai fornelli (e non solo).
Le premesse, quindi, erano complete. E non sono rimasta delusa.

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La location è senza dubbio esclusiva: il ristorante si trova nelle antiche cantine di un palazzo ottocentesco, con archi a volta e muri in mattoni a vista. Un giusto numero di tavoli correttamente distanziati tra loro e apparecchiati con garbo danno al locale un’aura intima.
Gli chef Riccardo e Diego Crippa, padre e figlio, propongono alcuni dei tipici sapori piemontesi, insieme a proposte non regionali.
Gli accostamenti sono talvolta innovativi ma mai eccessivamente arditi, i piatti ben eseguiti e le materie prime senza dubbio di qualità.

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Abbiamo assaggiato la carne cruda con crema al parmigiano stravecchio e cialda di nocciola, gli agnolotti del plin al sugo d’arrosto, il maialino da latte croccante e lo stracotto di vitello al Barbera.
Per finire, al posto del dolce, una selezione di formaggi locali con miele e cugnà (una composta speziata a base d’uva e frutta secca tipica della zona, originata dall’esigenza di utilizzare il residuo della vendemmia).
Se proprio dovessi fare un appunto, le porzioni dei secondi piatti sono un pò esigue, da ristorante stellato.

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Con un nome così non potevo che aspettarmi un’attenzione particolare all’accompagnamento della cena, ecco infatti che la carta dei vini somiglia a una piccola enciclopedia; ampio spazio è dedicato ai vini del territorio, dalle etichette più note a una nutrita selezione di piccoli produttori, e i ricarichi sono molto onesti.
In sala la sommelier Anita e il fratello Dario assicurano un servizio competente e cortese.

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A chi è adatto
A tutti, perché in carta ci sono sia piatti di carne che proposte di pesce. A chi ama la cucina piemontese ma non è troppo attaccato alla tradizione
Quanto si spende
Per un antipasto, un primo, due secondi e una selezione di formaggi in due, con una bottiglia di Barbera Superiore da 18 euro il conto è stato di 94 euro. Sul sito si trova sempre il menù aggiornato con i relativi prezzi
Dove si trova
L’enoteca di Canelli è a Canelli in Corso Libertà, 65/A

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Mangiare carne a Milano: i miei ristoranti preferiti

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Per i food lover Milano è decisamente il paese dei balocchi, con la sua offerta in continua espansione e rinnovamento.
Nuove influenze, nuovi format, nuove aperture (e a volte necessariamente anche chiusure, sigh) rendono davvero impossibile la noia a qualsiasi gourmet.
Se provare posti nuovi è sempre un piacere, anche andare sul sicuro ha il suo fascino confortante.
Avete presente quei posti da scegliere a occhi chiusi, quando si vuole la garanzia di stare (e mangiare) bene?
Oggi quindi lascio spazio ai miei ristoranti di carne del cuore, quelli che – sono certa – farebbero leccare i baffi a qualunque carnivoro che si rispetti.

EL CARNICERO

Il mio ristorante argentino preferito in assoluto, quello dove vado quando anche l’estetica della serata vuole la sua parte.
Amo quell’atmosfera calda e allo stesso tempo elegante, festaiola ma intima; in particolare, ho un debole per la sala El patio, con cui mi sento davvero in una veranda di Buenos Aires.
Mi piace la materia prima deliziosa che non necessita di chissà quali elaborazioni per essere squisita (i miei go-to-order sono il lomo quando mi sento signorina e la parrilla in fase PM).
Perfetta poi la carta dei vini, con tante proposte corpose importate direttamente dal sud America, perfette per accompagnare questo genere di sapori (ma sappiate che anche sui cocktail sono preparatissimi).
Mi stupisce quel suo riuscire a essere sempre romantico nonostante sia spesso affollatissimo… va da sé che prenotare sia un dictat assoluto!
A Milano El Carnicero ha due ristoranti: in via Spartaco 31 (il mio preferito) e in corso Garibaldi 108

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AL VALENTINO

Un locale che frequento ormai da tempo immemore, uno di quei posti che praticamente diventa casa.
Al Valentino è un ristorante accogliente, dall’atmosfera vivace ma rilassata.
Adoro il suo arredo un po’ vintage, con le tovaglie importanti e le pareti colme di cornici con stampe di Rodolfo Guglielmi, in arte appunto Valentino.
Mi ha conquistata con la sua tagliata di Angus, accompagnata da fagioli cannellini al rosmarino serviti nel padellino di rame e patate fritte croccantissime, taglio chips (quello che preferisco!).
Il servizio è cortese e i prezzi adeguati al locale. Nulla è mai troppo nè mai troppo poco.
Uno dei posti su cui, se devo invitare qualcuno, vado sul sicuro.
Si trova in Via Luigi Giuseppe Faravelli 8

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BOVE’S

Mangiare bene sui Navigli non è sempre semplice o sempre all’altezza del prezzo.
Insegna della storica macelleria Martini, a Cuneo dal 1929, Bove’s è il mio personale tempio della carne piemontese a Milano.
Ordinate senza indugio un Cubo, 250 gr di tagliata di manzo gustosissima, o una tartare scomposta, servita con 10 condimenti da aggiungere a piacere alla vostra battuta al coltello.
Per sentirvi un po’ oltre Oceano, prima di cena ordinate un cocktail (sono ottimi!) al bancone in vero stile NYC.
Lo trovate in via Cesare da Sesto 1

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THE BRISKET

Scoperta recente sempre in zona Navigli, una smokehouse texana. La cottura “slow and low” di questa tipologia di barbecue consente alle carni di risultare tenerissime e molto succose.
Imperdibili la punta di petto di manzo affumicata e cotta 12 ore a bassa temperatura (il piatto che dà il nome al locale) e il pulled pork, servito con coleslaw, un’insalatina di cavolo cappuccio.
Il locale è di ispirazione industriale e il servizio gentile e prodigo di spiegazioni. Nel weekend è disponibile anche la formula brunch, con burger e sandwich dove le carni sono protagoniste, a 25 euro.
The brisket si trova in Ripa di Porta Ticinese 65

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EATING OUT: RISTORANTE RUBACUORI @ CHATEAU MONFORT MILANO

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Quante volte da bambini avete strizzato gli occhi come per fare una magia, immaginando di risvegliarvi all’interno di una favola?
Vi do una buona notizia: è possibile realizzare questo sogno da grandi semplicemente varcando la soglia del Rubacuori, il ristorante dell’hotel Chateau Monfort di Milano.
Un ambiente incantato, raffinato quanto basta per far sentire l’ospite coccolato senza metterlo in soggezione. Estroso ma con garbo, i dettagli alla Lewis Carroll regalano un’aurea intensamente fiabesca senza risultare stucchevoli.
La divisione in piccole sale (Rubacuori, Specchio e Caccia) consente di mantenere una sensazione di intimità, caratteristica per me fondamentale in una struttura a 5 stelle.

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Lo Chef Domenico Mozillo garantisce un lavoro di ricerca nei sapori, affiancato da un impiattamento ricercato che consente comunque un consumo semplice e piacevole.
Per me se un piatto si presenta benissimo ma gustarlo assume i contorni di una lotta greco romana, tutta la poesia svanisce; a tavola l’occhio vale la sua parte ma la forchetta di più.

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La nostra degustazione è iniziata con del vitellino cotto a bassa temperatura (morbidissimo) servito con una delicata crema tonnata alla barbabietola, capperi e chips di carote e con un’insalatina di seppia, carpaccio di asparagi, olive taggiasche e limone.
Abbiamo proseguito poi con delle linguine di Gragnano, limone, triglia e pane tostato e degli gnocchetti con crema di piselli, bufala affumicata e chips di guanciale.
Oltre che alla qualità delle materie prime e al perfetto equilibrio dei sapori in tutti piatti, assegno una nota di merito anche al pane e ai grissini fatti in casa – davvero squisiti – e alle porzioni assolutamente corrette.

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Interessanti il brunch domenicale e la formula light lunch, disponibile dal lunedì al sabato: un antipasto, un primo, acqua e caffè a 21 euro. Un prezzo davvero contenuto per la stessa presentazione curata di sempre, con un occhio alle tempistiche che un business lunch richiede (nessun bisogno del celebre richiamo del Bianconiglio “presto, che è tardi”, insomma).
La soluzione ideale per un incontro di lavoro dall’atmosfera piacevole ma anche per un primo approccio con il locale; per lasciarsi – appunto – rubare il cuore e attendere sospirando la prossima visita.

Chateau Monfort Hotel
C.so Concordia 1, Milano

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EATING OUT: UNA CENA DA ANDREA APREA AL VUN, 2 STELLE IN UN 5 STELLE

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Quando c’è da festeggiare, farlo a tavola è da sempre uno dei modi che preferisco.
Ho trascorso la sera del mio compleanno al VUN di Andrea Aprea, da un paio d’anni nella mia wishlist dei ristoranti stellati milanesi da provare, in un crescendo di piccoli fuochi d’artificio di gusto.

La serata si apre con qualche piccolo amouse bouche servito al tavolo (nota di merito al bonbon di spritz) e due calici di Franciacorta che accompagnano la lettura del menù.
Non potevamo esimerci dall’assaggiare la celeberrima caprese dolce salato, uno dei piatti firma dello chef campano recentemente premiato con la seconda stella.
Nonostante secondo la carta fosse disponibile solo per le formule degustazione e non come piatto singolo, veniamo con piacere accontentati (guadagnandosi da subito il mio amore incondizionato).

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Una sfera in isomalto riempita di spuma di mozzarella e adagiata su una coulis di pomodori con crostini di pane, pomodorini appassiti, cubi di mozzarella, un filettino di acciuga e qualche goccia di emulsione al basilico.
Una creazione dagli equilibri perfetti e dalla piena rotondità di sapori (ricordo di aver provato la stessa sensazione all’assaggio del risotto alla parmigiana del “vicino di casa” Felix Lo Basso).

Scegliamo anche, dall’ampia carta dei vini, un Montefalco rosso; conoscendo il costo di alcune delle bottiglie elencate, posso affermare che i ricarichi sono piuttosto importanti.
Come primi piatti un risotto al limone con gamberi, limone, rosmarino e polvere di capperi, delicato e una calamarata con coda alla vaccinara, zafferano e pecorino Mezzano. Ogni boccone un’esplosione di gusto e carattere che ha conquistato anche me, nonostante di norma non ami i sapori troppo decisi.

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Passando ai secondi, la scelta cade su baccalà (mio recente grande amore) in olio cottura – tenerissimo – servito alla pizzaiola di pomodoro, olive e capperi disidratata con maionese di baccalà e maiale “100 ore”, cotto a lungo a bassa temperatura e servito con una salsa al miele e peperoncino per un ulteriore tocco di personalità.

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Per quanto riguarda i dolci, abbiamo ammirato diverse volte il servizio della scenografica “intensità di limone”: una coppetta di crema, sorbetto e meringa, servita insieme a un cesto di limoni su cui viene versato del ghiaccio secco. Il risultato? Una gigantesca nuvola che avvolge l’intero tavolo.
Insieme ai caffè ci è stata infine servita della piccola pasticceria, molto gradevole.

cannellaeconfetti_VUN_Milano

La sala conta circa 30 coperti e il servizio è elegante, cortese ma mai affettato.
Il nostro tavolo a due, sebben riparato in un angolo della sala, si trovava proprio davanti al mobile in cui i camerieri si servivano per riporre i menu, cambiare le posate ecc. Il via vai frequente alle nostre spalle è stata pertanto l’unica piccola nota stonata in una serata pressochè perfetta.

A chi è adatto

A chi ama la creatività, senza che la sostanza venga sopraffatta
A chi predilige la qualità ma non gradisce alzarsi affamato da tavola
Quanto si spende

Per le portate elencate insieme a due calici di Franciacorta (25 euro cad) e una bottiglia di Rosso di Montefalco Riserva (70 euro) il conto è stato di 280 euro, senza dubbio molto ben spesi
Dove si trova

Il ristorante VUN si trova all’interno dell’hotel Park Hyatt di Milano, in via Silvio Pellico 3

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Scatti di vita: maygram

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Complice la festa della Repubblica che, cadendo di venerdì, ci ha regalato un provvidenziale weekend lungo “Scatti di vita” questo mese arriva trafelato come il Bianconiglio, in perenne lotta contro l’orologio.

FELICI CASI DI OMONIMIA

PIZZA_NAPOLETANA_MARGHE_MILANO
Quella tra me e la pizza è una storia d’amore solida, monogama e di lunga data.
Ricordo ancora le ineguagliabili farfalle nello stomaco quando la mamma annunciava, tipicamente di sabato, “bambine, oggi mangiamo la pizza”.
Mi piace quella napoletana, con il cornicione alto e soffice e la pasta sottile. Potrei mangiarne tranquillamente due di seguito, e non sono molte le cose di cui potrei affermarlo con la stessa sicurezza.
Ho partecipato con grande entusiasmo, quindi, a una sfida all’ultimo fotogramma tra blogger, tutta al femminile. La serata ha visto molti magnifici scatti e altrettante numerose vittime… tutte lievitate a lungo, cotte a puntino e condite in modo sublime, con ingredienti di primissima qualità.
La pizza di Marghe ha indiscutibilmente fatto breccia nel mio cuore.
La trovate in via Cadore 26 o in via Plinio 6.

YOGA WITH A VIEW

V3_yoga
A inizio mese ho avuto la possibilità di rintemprarmi con un momento sporty super esclusivo: V3raw, locale milanese healthy in cui mi coccolo spesso in pausa pranzo tra cibo super fresco e proposte bilanciate, ha studiato insieme alla trainer Beatrice Mazza delle sessioni di yoga molto speciali.
Rivolte anche ai neofiti, le lezioni di yoga dinamico base offrono – oltre a una vera iniezione di benessere fisico e mentale – due ulteriori plus: la location, una terrazza mozzafiato con vista sul centro di Milano, e il post work out allietato dagli estratti vitaminici freschi e gustosi, una delle punte di diamante del V3raw.
Seguiteli su Facebook per non perdere le prossime date in calendario.

I LOVE L’OV

lov_milano
A Milano c’è buon gusto a profusione, ammettiamolo; la città pullula di posti davvero molto belli a livello estetico, purtroppo spesso non all’altezza per quanto riguarda l’offerta gastronomica.
Quando esco a pranzo o a cena il cibo è una componente determinante e piatti insufficienti (magari accompagnati da un servizio pessimo) seppur gustati all’interno di una cornice incantevole mi lasciano comunque l’amaro in bocca.
A volte per fortuna capita di trovare location deliziose da cui, oltre che con la vista, si esce con le papille gustative appagate. E’ il caso di L’OV, locale dal sapore newyorkese in cui architettura, arredi e complementi sono curati in ogni minimo dettaglio (perfino la toilette è classy e ricercata).
Io lo amo molto per concedermi una colazione lenta a pane, burro e marmellata o una soffice omelette.
Se non ci siete mai stati, per il vostro battesimo vi consiglio di non indugiare sul menu e ordinare sicuri i tagliolini alla carbonara, loro cavallo di battaglia.

PAUSA DETOX DA SOULGREEN


Una sorta di oasi nel cuore di una delle zone più frenetiche della città: Soulgreen sorge ai piedi dei recenti grattacieli di Porta Nuova, in Piazzale Principessa Clotilde, e offre la possibilità di concedersi una sosta riossigenante in un ambiente che profuma di natura.
La filosofia che anima il locale è quella di una ristorazione “plant based“, che non prevede dunque l’utilizzo di prodotti animali o derivati. Le opzioni 100% vegan e gluten-free del menu spaziano da ricche e coloratissime insalate, alle ormai celeberrime bowls ispirate ai sapori del mondo (io ho provato la lebanese, e la prossima sarà la mexican!) da accompagnare a variopinti smoothies in cui galleggiano fiori.
Esperienza da non perdere il tagliere di formaggi vegani, preparati a base di anacardi.

SAY CHEESE(CAKE)

cheesecake_cannellaeconfett
Concludiamo in dolcezza con uno dei miei cavalli di battaglia, la NY cheesecake.
Per i dolci americani ho un debole, anche se trovo che la maggior parte delle volte sia meglio ignorare ingredienti e dosi e continuare a dormire sonni tranquilli con la propria fetta di red velvet pacificamente depositata lì, tra addome e glutei.
Questa ricetta infallibile – e umanamente sostenibile dal punto di vista calorico – prevede la cottura del dolce in forno e la guarnizione con marmellata e frutti di bosco freschi.
Non la preparavo da un pò, a onor del vero, ed è stata una gioia riproporla per una dolcissima serata ladies only.
Perfetta per essere realizzata in anticipo e servita come fresco (seppur ricco) fine pasto, trovate perfino la mia videoricetta. Non avete proprio scuse per non farla!

Filed Under: scatti di vita Tagged With: colazione, locali, milano, pizza, ristoranti, USA, weekend, yoga

Cannella e Confetti

Margherita Daverio, alias Cannella e Confetti.
Classe '84, vivo a Milano e faccio la PR.
Per me cucina è carattere, brivido e poesia.
Sognatrice ad occhi aperti ed eccessiva negli affetti, vivo di istanti e di istinti.
Mi tengo stretta la famiglia, gli errori e i ricordi. Guardando sempre avanti, che la vita non si ferma. E tanto meno io.

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