Cannella e Confetti

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Spaghettoni A.O.P. con i canestrelli

by 30 Comments

Parto con una stanchezza fisica e mentale superiore a quella degli altri viaggi. Sicuramente di natura diversa.
Credo non sia un caso che proprio quest’anno la scelta sia caduta su una meta spirituale e incontaminata (anche se l’approccio zen degli ultimi mesi temo mi stia facendo più male che bene; le cure universali non esistono e per me evidentemente è terapeutico incazzarmi, urlare, non far finta di nulla se molto c’è).
C’è bisogno di disintossicarsi un pò. Da dinamiche esasperanti, persone nocive, conti che non tornano, mal di stomaco decisamente psicosomatici.

E così, mentre riempio le valigie un oggetto alla volta, mi sembra che il peso diminuisca invece di aumentare.
Che quel carico che ho sulle spalle non mi ci sta in valigia. E non me ne dispiaccio.
Compongo capo dopo capo bagagli mastodontici, come da prassi.
Già traboccanti eppure pronti a riempirsi di ricordi.
Di certo, non di statuette segnatempo che cambiano colore con l’umidità, nè di agghiaccianti borse di tela fluo con la scritta I love Bali.
Vado a fare il pieno di sguardi profondi, profumi esotici e gentilezza.
Di cognizione del tempo persa e senso del dovere (il mio) al suo minimo storico.
I souvenir che preferisco si conservano nel cuore, non sulle mensole. Nè tantomeno diventano demodè la stagione successiva.
Ovvio che qualche accessorio e un paio di tessuti giusti comunque ci staranno, ben stipati negli angolini del bagaglio. A rimediare un pò alla mia clamorosa disfatta nei confronti dei saldi, che quest’anno avevo disamore perfino nel provare vestiti, tanto ero concentrata nel farlo con i sentimenti.
E per ironia della sorte entrambi, spesso, non mi cadono come vorrei.

Da ultimo, prima di chiudere il lucchetto, metto in valigia anche la consapevolezza che mi potrebbe capitare, di nuovo, di tornare da un viaggio talmente entusiasmante da instillarmi il pensiero che nessun altro potrà mai esserne all’altezza.
Quel tipo di soddisfazione un pò nostalgica che ti coglie quando ti rendi conto di aver divorato per primo il boccone più buono di tutto il piatto.
Ma la ricchezza di un mondo così meravigliosamente vario è che ogni centimetro calpestato sa essere diverso dall’altro, irrimediabilmente impareggiabile e straordinariamente unico.
Sa parlarmi in una lingua mai udita eppure tanto famigliare.
Sa appiccicarmi un nuovo, patinato, prezioso visto. Non sul passaporto, ma sul cuore.
Come con l’album di figurine dei calciatori, su cui con quel tipo di soddisfazione, pensavo sempre di aver attaccato l’ultima. Per poi scoprire che mancavano le più belle: le edizioni limitate.

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Ingredienti
per due persone affamate
200 gr spaghettoni
300 gr canestrelli
vino bianco qb
aglio
sale
pepe
peperoncino frantumato
olio EVO

Lessare la pasta in abbondante acqua salata.
In una wok far rosolare uno spicchio d’aglio in un paio di cucchiai d’olio, eliminarlo e abbassare il fuoco. Aggiungere i canestrelli, peparli e cuocerli velocemente, sfumando con il vino bianco e alzando la fiamma per far evaporare. Come per tutti i frutti di mare, è consigliata una cottura di pochi minuti.
Scolare direttamente nella wok la pasta, ancora ben al dente, usando una pinza per spaghetti e completare la cottura un minuto in padella in modo che si insaporisca bene.
Completare con un paio di cucchiai d’olio a crudo e una spolverata di peperoncino.
Mescolare bene e servire calda.

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Crostoni con mozzarella di bufala, crudo di Parma e mirtilli

by 48 Comments

C’è chi non scrive quando è felice, perchè sta vivendo i propri sogni a occhi aperti, spalancati.
Non è questione di mancanza di stimoli, semplicemente ha di meglio da fare.
C’è chi gira su se stesso senza bussola, faticando a scorgere il senso. E questa mancanza di orientamento la materializza nel blocco dello scrittore. Che tutti attraversiamo momenti in cui è molto, molto più complicato, trovare i come e i perchè.
C’è chi smette di scrivere quando è turbato o triste, perchè non trova l’animo nè l’ispirazione. Perchè non vuole vomitare malcontento, perchè vuole ignorare la verità, perchè le parole ama digitarle solo quando parlano di bene.
Poi ci sono io, che quando ho il cuore in tumulto scriverei pure. Parecchissimo proprio.
Ma per fortuna ricordo che, per quanto queste pagine siano diventate a tutti gli effetti il mio diario, non restano chiuse nel cassetto del mio scrittoio.
E allontano la tastiera.

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Ingredienti
pane siciliano
una mozzarella di bufala
qualche fetta di prosciutto
15 mirtilli
pepe multibacca
olio EVO

Per prima cosa affettare la mozzarella, in modo che abbia il tempo sufficiente per perdere il suo latte, che andrebbe a inzuppare il pane.
Tagliare il pane in fette alte circa un centimetro. Spennellarle con un pò di olio EVO, poi grigliarle su una bistecchiera ben calda, finoa  diventare sufficientemente abbrustolite e croccanti.
Posare sopra ciascuna una fetta di mozzarella, pepata a piacimento. Comporre il resto del crostone adagiando una fetta di prosciutto e 5 o 6 mirtilli freschi.
Aggiungere eventualmente un altro filo d’olio in superficie (per i miei gusti va bene così).

Note:
– è una non ricetta, semplicemente un’idea per un aperitivo o un pranzo veloce, a seconda di quanti ne mangiate / quanto grandi sono le fette di pane
– ho scelto un pane siciliano, rustico e con i semi di sesamo; in alternativa consiglierei di usare un pane nero
– non ho avuto bisogno di sale, mozzarella e prosciutto crudo sono sufficientemente saporiti
– per una riuscita armonia di sapori e consistenze, è importante che i mirtilli siano croccanti e leggermente aciduli

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Grano con verdure estive e pecorino fresco al profumo di limone

by 34 Comments

Ho il vizio di scrivere ovunque io mi trovi, e di farlo sulle note dell’iPhone.
In metropolitana almeno una mattina alla settimana perdo la fermata, tutta assorta nella mia tastiera.
Sul divano, mentre Lui guarda il calciomercato e io ascolto con un orecchio. E mi diverto a infastidirlo spingendolo con la punta dei piedi.
In vasca, sommersa da 50 cm di schiuma che a mala pena mi esce il naso, rischiando che il cellulare si trasformi in una saponetta e issandomelo davanti a mani tese come un bastone da rabdomante.
Pochi giorni fa, in fila per i camerini, ripensavo alle cose che proprio non mi piacevano, che mi facevano storcere il naso fin da piccola, di cui non volevo nemmeno sentir parlare.
E’ incredibile quanto d’improvviso io abbia imparato ad apprezzarle, a comprenderne il valore; in alcuni casi, sono arrivata perfino ad amarle.
Ho cominciato ad appuntarmele e credo mi siano passate davanti almeno 4 o 5 persone.

I peperoni – però senza pelle, se li voglio digerire
Le all star – di ogni altezza e colore, se sono da scema meglio ancora
I film d’azione – con gli effetti speciali ignoranti e i protagonisti immortali
Le mele verdi – aspre e croccantissime
Mettere la crema solare – odio ancora quando la sudo, però
Mangiare la pizza con le posate – quando devo fare la persona seria
Il vino rosso – mai meno di una bottiglia in due
La biancheria di pizzo – che non mi prude più
I lunghi viaggi in macchina – da copilota
Le forcine per i capelli – ma quanto le odiavo?
Fare la spesa – di lunedì, che non c’è casino
Correre d’inverno – se piove tanto meglio
Discutere (NON litigare) – per poi fare pace
Prendere il sole – parecchio, ma con buon senso
Chiedere scusa – quando lo sento dal cuore

Io mi racconto che solo gli ignoranti non cambiano idea e che, in fondo, va bene così.
Però ogni tanto il mio bipolarismo, un minimo, mi preoccupa.

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Ingredienti 
per 4 persone
320 gr grano
una decina di pomodorini sardi
una zucchina media
un paio di carote
150 gr pecorino fresco
due cucchiai di semi di girasole
tre cucchiai di ricotta salata a scaglie
un limone biologico
olio EVO, sale e pepe
origano

Lessare il grano in abbondante acqua salata, lasciandolo al dente.
Scolarlo e raffreddarlo sotto l’acqua fredda corrente, poi riporlo in una ciotola e aggiungere un paio di cucchiai di olio EVO, mescolando bene.
Tagliare i pomodorini a pezzetti e grattuggiare finemente le carote e le zucchine.
Ridurre a dadini il pecorino fresco privato della crosta.
Unire le verdure e il formaggio al grano. Aggiungere i semi di girasole, ricotta salata a scaglie, ottenute con una grattugia a maglia larga, scorza di limone (solo la parte gialla, tagliata con la microplane) e origano a piacere. Pepare leggermente e aggiustare di sale, se serve.
Lasciar insaporire in frigorifero per qualche ora (anche tutta la notte) facendola riposare a temperatura ambiente almeno 20 minuti prima di consumarla.
Servire in cocotte, aggiungere un filo d’olio in superficie e decorare con mezzo pomodorino e una foglia di basilico fresco.

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Turbanti di sogliola ripieni di porri e mandorle

by 38 Comments

La frenesia da collezione: una specie di eccitamento sensoriale, la venerazione simil religiosa di classi di oggetti – generalmente inutili o in disuso – che ci spinge ad accumularne senza freno per stiparli a casaccio o disposti ordinatamente su mensole e scaffali.
Diciamolo, prima o poi ci siamo caduti tutti. E non parlo di baci rubati, amori sbagliati, delusioni, due di picche e gaffes, che sfido a trovare qualcuno che non ne abbia pieni i cassetti della memoria.
Alle elementari, se non collezionavi qualcosa eri uno sfigato.
Almeno le sorpresine dell’uovo Kinder, che infatti nel mio caso hanno aperto le danze: ma per essere preso in considerazione, minimo minimo, dovevi averne una trentina.

Ci ho provato eh, ad affezionarmi a qualcosa che avesse un pò più di spessore: il papà della mia tata, con la passione per la numismatica, mi aveva regalato un meraviglioso raccoglitore per le monete.
Era rosso, di pelle e rappresentava una sorta di reliquia per me. Peccato che costanza non sia proprio il mio secondo nome; dopo un primo periodo di dedizione l’ho conservato così, da esposizione.
Sono regredita invece alle schede del telefono, che mi inducevano a setacciare ogni cm delle cabine telefoniche, in perfetto stile accattona (non so come i miei abbiano potuto non ripudiarmi).

Con l’adolesecenza sono poi arrivati i terribili ciucci di plastica, di ogni colore e dimensione, e gli storici profumini, con le loro deliziose micro confezioni, in proporzione dieci volte più care dei classici erogatori.
E ancora spille da paninaro e braccialetti di ogni sorta si accompagnavano ad enfatiche dediche sul diario, TVB impressi a pennarello indelebile sull’Eastpak, mille mila cd masterizzati.

La verità è che io sono per il minimal, detesto l’accumulo e a casa mia sono banditi soprammobili e suppellettili varie. Gli unici a non salvarsi sono i cassetti della mia cucina.
Tra le mie eccezioni più care ci sono le ricette: stampate da internet, qualche ritaglio di giornale, fotocopie delle adorate grafie di mia mamma e perfino di mia nonna.
E poi le migliori, collezioni che non occupano spazio se non nel cuore: ricordi felici e grandi sogni per il domani, sorrisi di bambini e carezze di anziani, gli occhi di mia mamma che mi fanno sentire forte e i Suoi sguardi che mi fanno sentire bella.

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Ingredienti:
sei filetti di sogliola puliti
due porri medi
40 gr mandorle a lamelle
olio EVO
sale affumicato
pepe multibacca

Tagliare finemente i porri, rosolarli in padella con olio EVO, poi abbassare la fiamma, aggiungere un goccio d’acqua e farli stufare. Salarli a fine cottura.
In un pentolino antiaderente molto caldo, senza grassi aggiunti, far tostare le mandorle a lamelle fino a farle colorire.
Salare e pepare i filetti, disporre al centro un pò di porri e qualche lamella di mandorla, poi richiudere l’involtino su di sè e fermarlo con uno stuzzicadenti.
Disporre in una teglia, guarnire la cima di ogni turbante con alcune lamelle aggiuntive e completare con un filo d’olio EVO.
Cuocere in forno a 200° per 20 minuti.

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Piccola catalana di gamberi con cetrioli e mango

by 33 Comments

Sono passati poco più di due anni da quando io e Lui abbiamo cambiato casa.
Ricordo bene gli scatoloni impacchettati poco alla volta, tra uno sbadiglio e un morso fugace alla cena, la sera dopo il lavoro. I tentativi di raggrupparne il contenuto con una certa coerenza, naufragati nel rendermi conto che uno scatolone esclusivamente riempito di libri e guide turistiche avrebbe spezzato la schiena del più pavido volontario. L’uniposca che elencava sul cartone lo sgangherato mix che lo popolava, anche se puntualmente la nota finiva sul lato sbagliato vanificando le mie buone intenzioni di praticità.
Quella nevicata di febbraio, il freddo che pungeva le guance e la fanghiglia che accompagnava ogni passo avanti e indietro per un cortile ancora parecchio “under construction“.
Il microonde arroccato in precario equilibrio su uno scatolone in cameretta, per scaldare la minestra del pranzo durante le due giornate di montaggio mobili: 48 ore passate con la scopa in mano e l’occhio vigile, a sventare danni (non vi spiego i brividi nel fermare il trapano a un dito dal muro, accorgendomi che i comodini stavano per essere fissati al contrario).
Una bella avventura, sicuramente. Però – mi ero detta – prima del prossimo trasloco devono passare minimo dieci anni. E invece eccomi qui, a impacchettare pensieri e speranze, ricette di famiglia ed esperimenti più o meno azzardati, foto sghembe, emozioni scritte in punta di tastiera per non far troppo rumore, che il mio cuore ha il subbuglio facile.
A salutare le pareti che mi hanno accolta quando non sapevo nulla, nemmeno quanto mi sarei fermata. Quante cose non riuscivo ancora a leggere del mondo e dentro me stessa, quanti cuori “vicini di casa” non potevo nemmeno immaginare di incontrare.
Mi trovo a lasciare qualcosa che è stato mio, decisamente lontano dalla perfezione ma di indescrivibile valore perchè costruito a piccoli passi del tutto da me. Che so bene che resterà eternamente speciale e saprà sempre provocarmi un brivido. Come mi accade tutt’oggi passando davanti alla casa in cui sono nata, a Pavia, fissando la finestra in cui mi aspetto di scorgere ancora quella tenda a palloncini che mi proteggeva nella mia cameretta.
A guardare con il cuore in gola e gli occhi che brillano una nuova casa, a immaginarla prendere forma, vestita giorno dopo giorno di nuove sensazioni,  fotogrammi di cucina e di amore, pezzetti di vita.
Io ve la apro subito questa porta, che nella pelle non ci so più stare.
Vi accolgo ancora non del tutto in ordine, come un’ospite in ciabatte, ma con la stanza che profuma di pulito, il mio dolce preferito in forno e un aperitivo leggero sul tavolo.
E la cosa che più mi fa sentire già a casa, è la certezza che voi mi accettate anche così.

Piccola catalana di gamberi con cetrioli e mango

Ingredienti:
400 gr gamberi
5 piccoli pomodori sardi
mezzo cetriolo
qualche spicchio di mango
olio EVO
sale rosa
pepe multibacca

Lessare i gamberi, puliti e sgusciati, per pochi minuti in acqua bollente.
Lavare i pomodori, privarli dei semi e tagliarli a piccoli cubetti lasciandoli scolare su un paio di fogli di carta assorbente.
Tagliare a cubetti anche il cetriolo, eliminando la striscia centrale di semi e il mango sbucciato.
Unire le verdure ai gamberi, condire con olio, sale e pepe. A piacere aggiungere un paio di foglie di menta per profumare.
Riporre in frigorifero almeno mezz’ora, perchè il tutto si insaporisca. Prima di servire, lasciar riposare 5-10 minuti a temperatura ambiente, poi versare in bicchieri o coppette di vetro, guarnendo eventualmente con uno spiedino realizzato con un gambero e i cubetti di verdura.

Filed Under: antipasti, ricette, secondi Tagged With: pesce, piatti estivi, ricette leggere, ricette veloci

Cornetti salati crudo e senape a l’ancienne

by 40 Comments

Un’idea velocissima e di sicura riuscita per i vari aperitivi e buffet di festa di questi giorni. Perchè, vi prego, ditemi che non capita solo a me! 
A dicembre ogni scusa è buona per mangiare: fiera dell’artigianato, aperitivo con
l’amica che non vedi da tempo, ritrovo aziendale, raduno milanese con le
mie Bloggalline, cena con parenti che non ci saranno a Natale, e ancora
mille occasioni gastronomiche di festa e saluto.

A parte un anno in cui una provvida gastroenterite mi ha graziata, generalmente inizio l’accumulo già parecchio prima delle feste.
Insomma, per essere sicura di ingrassare come si deve a Natale, mi butto avanti. Aggiungeteci una settimana di trasferta romana in cui ho mangiato di tutto, alle ore più sconclusionate… e capirete perchè ho impacchettato la bilancia fino a febbraio.

Ingredienti:
un rotolo di pasta sfoglia
ho usato la pasta pronta ma, del resto, sfoglia e velocità non fanno decisamente rima 🙂
125 gr prosciutto crudo magro
senape a l’ancienne
semi di sesamo bianchi
un uovo

Spennellare la sfoglia stesa con la senape, ricoprendola in modo uniforme.
Ritagliare la pasta in tanti triangoli.
Porre a uno dei vertici mezza fetta di prosciutto, ripiegata su se stessa.
Avvolgere il prosciutto con la sfoglia partendo dall’angolo e continuare a ruotare la pasta creando la tipica forma dei cornetti.
Disporre su una teglia rivestita di carta da forno, ben distanziati tra loro.
Spennellare con un uovo intero sbattuto con un pizzico di sale, aggiungendo dei semini di sesamo (ma anche di papavero, di zucca, di lino) su ciascun cornetto.
Cuocere in forno statico a 180 gradi per circa 15 minuti (quando si dorano, sono pronti).
Sono buoni sia tiepidi che freddi.

Con questa ricetta partecipo al contest Accogliamo Babbo Natale nelle nostre case di Ileana. Che se inizia il giro da me inizia con l’aperitivo, altrimenti si rifà la bocca dopo tanti dolci 🙂

Filed Under: antipasti, finger food, ricette Tagged With: abbiamo ospiti, pasta sfoglia, ricette veloci

Frittata al forno con zucchine, ricotta e capperi

by 28 Comments

Ammetto che avrei voluto pubblicare una ricetta gourmet, qualche effetto speciale per un ritorno in miglior spolvero. Ma la ripresa, so che potete capirmi, impone corse contro il tempo, ritmi da riprendere, mille cose da sistemare e il tempo scarseggia inesorabilmente.
Quindi cominciamo così, con una cena last minute che affida tutto il suo sapore alle ultime zucchine buone e alla sapidità dei capperi.
Un piatto semplice e una ricorrenza speciale.

Oggi è il compleanno di uno degli uomini della mia vita, il mio nonnino.
Lui che mi raccontava le sue avventure di scala 40 con gli amici, che adorava giocare a carte e a volte rubacchiava, ma con eleganza.
Che sempre ridendo mi raccontava di quando la maestra esasperata lo cacciava dall’aula, non tanto per i comportamenti quanto per le risposte sagaci.
Come quando un giorno, alla richiesta di disegnare una fattoria con animali, alberi e il filo per i panni con i vestiti appesi si era limitato a una casa stilizzata e a una riga. Alle perplessità della maestra aveva candidamente risposto che, siccome stava per piovere, la mamma aveva ritirato i panni.
Classico epilogo: “Berzero, fuori!”

Ironia della sorte è diventato poi proprio maestro e con quanta tenerezza parlava dei suoi alunni, pure quando lo facevano impazzire.
Anche a parecchi anni dalla pensione, la domenica per il paese tutti lo salutavano con riverenza e io sentivo il cuore gonfio d’orgoglio vedendo quanto era stato capace di farsi voler bene.
La vita gli ha chiesto tanto… perdere il papà a solo tre anni, dover affrontare tanti problemi di salute a cui ha risposto, fino all’ultimo, con il coraggio e la grinta di un leone. Ma gli ha anche fatto un dono speciale: sapeva conquistare l’amore e l’ammirazione di tutti quelli che incontrava.
Quando sono nata ha sfidato neve e gelo per venire a vedermi, e so bene quanto poco gli piacesse guidare, specialmente in quelle condizioni.
Mi ha sempre chiamata “pulitin“, la gallinella d’acqua delle risaie, perché quando ero piccola stavo rannicchiata nel lettino senza muovermi per ore come un pulcino.
Il sabato raccoglieva le more nel bosco, per portarmele come merenda.
I graffi dei rovi sulle braccia nel mio immaginario di bambina erano quasi ferite di guerra… e lui faceva tutto questo per me!
E’ stato il mio testimone di nozze e non avrei potuto scegliere persona migliore.
Insieme alla nonna, mi ha insegnato tutto quello che so sull’amore.
Lui le coglieva una rosa del loro giardino ogni mattina e gliela portava in dono. Lei gli sbucciava la frutta.
Lui si faceva ancora bello per lei: impeccabile, sempre generosamente profumato (e noi nipoti lo prendevamo in giro), la domenica con la cravatta.
Discutevano spesso ma le nubi duravano secondi.
La chiamava “la mia regina“.
La verità é che potrei andare avanti giorni a ricordarti nonno, perché innumerevoli sono le nostre emozioni che conservo nel cuore e non si spengono. Vive come allora.
Semplicemente, tu vivi ancora con me.

 

Ingredienti:
4 uova
due zucchine
125 gr ricotta vaccina
capperi sotto sale
olio, sale e pepe qb

Tagliare le zucchine a rondelle e lessarle qualche minuto senza condimento.
Sbattere le uova con sale e pepe. Lavorare bene la ricotta a crema e unirla al composto, amalgamando il tutto.
Aggiungere le zucchine e i capperi ben dissalati e sminuzzati, mescolando il composto.
Versarlo in una teglia leggermente spennellata d’olio o rivestita di carta da forno.
Cuocere in forno statico a 180 gradi per 30 minuti.

 

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Bicchierini di yogurt greco e pesche tabacchiere

by 36 Comments

E per la terza puntata del menu light, veniamo al dolce.
Per i miei gusti, una cena che si rispetti non può non concludersi con un piccolo dessert… anche se super leggero!
Scegliendo gli alleati giusti (yogurt greco magro e frutta estiva) è facile inventare qualcosa di dolce quanto basta, per terminare degnamente il pasto.
Per servirlo ho utilizzato i classici vasetti Quattro Stagioni da marmellata o conserva, nella dimensione più piccola.
Mi ha sempre conquistata la grazia della semplicità!

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Ingredienti:
250 gr yogurt FAGE 0%
2 cucchiai di miele di acacia
4 pesche tabacchiere mature
lamponi per decorare

Procedimento semplicissimo.
Lavorare lo yogurt con il miele fino ad amalgamare bene il tutto.
Frullare le pesche con il frullatore a immersione, senza ridurre troppo liquido il composto.
Comporre il vasetto mettendo sul fondo la purea di pesca, sopra lo yogurt e infine un lampone fresco.
Far riposare in frigo qualche ora prima di servire.

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Involtini freddi di tonno e spada con mousse leggera

by 22 Comments

Ed ecco la seconda puntata della nostra cena all’insegna della leggerezza!
Il pesce è senza dubbio un alimento salutare e, se è di qualità, ha la caratteristica di essere particolarmente gustoso quando non viene troppo elaborato. Queste sue doti lo rendono quindi un perfetto alleato della dieta 🙂
Come ripieno ho scelto formaggi magri, dal sapore delicato, con cui ho creato delle mousse aromatiche.
A seconda di quanti ne servite, questi involtini possono costituire un antipasto sfizioso o un secondo leggero. 

Ingredienti:
per gli involtini di spada
spada non affumicato, 10 fette
160 gr philadelphia
erba cipollina  
latte 
olio EVO
sale

pepe

per gli involtini di tonno 
tonno non affumicato, 10 fette
150 gr caprino vaccino
granella di pistacchi 
olio EVO
sale
pepe
Per gli involtini di spada, frullare erba cipollina, un goccio d’olio e il Philadelphia, salare e pepare.
Se necessario, rendere più cremoso il ripieno con l’aggiunta di qualche cucchiaio di latte.
Per la mousse con cui farcire il tonno, lavorare invece il caprino con la granella di pistacchi e
l’olio, fino a ottenere un composto omogeneo. Salare e pepare.
Mettere un cucchiaino di farcia al centro di ogni fetta di pesce e arrotolarle formando degli involtini. 
Conservare in frigorifero fino a circa venti minuti prima di servire.
Trovo siano perfetti con un’insalatina di lattuga e pomodorini cherry o delle verdure grigliate.

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Spadellata mediterranea di tonno e pesce spada

by 32 Comments

Sempre sul filone narrativo “le vicende del re tonno”, un’altra ricetta che lo vede protagonista (con l’aiuto di una spalla d’onore, il pesce spada).
L’originale è di mia mamma: Fabio l’ha divorata, adorata e mi ha invitata caldamente a rifarla. 
Io l’ho leggermente rivisitata, aggiungendo l’origano e usando le olive denocciolate al posto di quelle taggiasche (lo so, sono meno saporite… ma se avete ospiti potrete evitare il dilemma dei nocciolini da scartare).  
Certo, quella della mamma resta imbattibile, ma il risultato mi ha soddisfatta.
E’ una ricetta piuttosto veloce, perfetta come piatto unico, saporita e sanissima: ultimamente a casa nostra si fa davvero la cura del fosforo!

Ingredienti:
200 gr pesce spada
200 gr tonno fresco
(se riuscite, acquistate il pesce in fette piuttosto spesse)
una dozzina di pomodori ciliegini
olive verdi denociolate
vino bianco
olio EVO
aglio
origano
sale e pepe

Rimuovere la pelle dal pesce spada e tagliarlo a cubetti; allo stesso modo procedere con il tonno.
Dividere a metà i pomodorini e rosolarli qualche minuto con uno spicchio d’aglio e un filo d’olio in una wok, in modo da creare un fondo di cottura. Eliminare l’aglio e aggiungere il pesce.
Far rosolare un minuto, poi sfumare con un goccio di vino bianco e lasciare evaporare a fiamma vivace.
Aggiungere le olive e l’origano e portare a cottura, senza far asciugare troppo il fondo (regolatevi a seconda dei vostri gusti per i tempi di cottura, io preferisco non stra-cuocere questi pesci per non renderli troppo asciutti).

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Cannella e Confetti

Margherita Daverio, alias Cannella e Confetti.
Classe '84, vivo a Milano e faccio la PR.
Per me cucina è carattere, brivido e poesia.
Sognatrice ad occhi aperti ed eccessiva negli affetti, vivo di istanti e di istinti.
Mi tengo stretta la famiglia, gli errori e i ricordi. Guardando sempre avanti, che la vita non si ferma. E tanto meno io.

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