Cannella e Confetti

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Tagliatelle alla milanese per identità golose 2016

by 36 Comments

Riempire cassetti, dispensa e scarpiere, farcire torte, imbottire valigie (non tanto all’andata quanto, lo confesso, al ritorno!), colmare attimi d’imbarazzo. Riempire è una delle mie capacità innate.
Questo vale anche per i weekend, in cui finisco per stipare con nonchalanche ognuna delle 48 ore con qualcosa da fare, in bilico perenne tra dovere e piacere.
Un traghetto verso dei lunedì in cui apro gli occhi sicuramente più stanca rispetto al venerdì ma anche parecchio, parecchissimo più felice.
Questa domenica ho avuto il privilegio di partecipare, grazie al network di cui faccio orgogliosamente parte (non ditemi che ancora non conoscete iFood!), a una sfida tra blogger sulla pasta fresca nello stand di Molino Quaglia, sponsor della prestigiosa manifestazione Identità golose.
Siccome io, chi mi legge lo sa, il mio posto da tifosa sta decisamente più nella curva del risotto che in quella della pastasciutta, ho deciso di portare nelle mie tagliatelle il sapore del primo piatto che preferisco in assoluto: il risotto alla milanese.
Complice la regola del poter condire la nostra pasta esclusivamente con burro e parmigiano, ho pensato che la combinazione con lo zafferano avrebbe evocato egregiamente uno degli aromi meneghini per antonomasia.

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Credit photo: Cristina Panizzuti – pane e acqua di Cristina

Ingredienti
100 gr farina Granpasta Molino Quaglia*
100 gr semola rimacinata
2 uova
una bustina di zafferano
sale qb
pepe qb

Setacciare le farine e creare una fontana; aggiungere al centro il sale, il pepe, lo zafferano.
Sgusciare, sempre al centro, le uova, e impastare con movimenti circolari delle dita per far assorbire la farina. Quando l’impasto da granuloso sarà sufficientemente corposo, iniziare a lavorare la pasta con il palmo della mano compattandola, su una spianatoia infarinata, allungando e poi ricompattando l’impasto continuamente per 5-10 minuti (potete osservare i movimenti su questo video).
La consistenza dovrà essere morbida ma non appiccicosa, elastica.
Creare una palla e far riposare la pasta in una ciotola coperta con un canovaccio per circa mezz’ora.
Riprendere l’impasto e staccarne un pezzo, lasciando il restante coperto; stenderlo leggermente con il mattarello infarinato e poi con la macchina per la pasta, facendo passare la pasta sul rullo (anch’esso spolverato di farina) ripiegata su se stessa 2 o 3 volte per tacca diminuendo gradualmente lo spessore.
Io mi sono fermata alla tacca numero 2, per ottenere una tagliatella un pò più corposa, se le preferite sottili proseguite fino all’ultimo degli spessori.
Creare le sfoglie e passarle nella macchina, questa volta nel rullo da tagliatella; non lasciar seccare troppo le sfoglie tra la stesura e il taglio, o la pasta si romperà.
Spolverare un vassoio con la semola e disporvi le tagliatelle.
In una pentola d’acqua bollente già salata, versare un goccio d’olio (utile per non far attaccare la pasta, ma si può anche omettere) e cuocere le tagliatelle per circa due minuti: la pasta sarà pronta non appena verrà a galla e creerà una schiuma.
Nel frattempo, sciogliere il burro in una padella, senza farlo friggere.
Scolare e ripassare in padella le tagliatelle. Mantecare con il parmigiano fuori fuoco e servire.

*Due parole sulla farina Granpasta: particolarmente adatta ai diversi formati di pasta della tradizione italiana, l’accurata scelta dei grani e l’esclusiva ricetta di miscelazione fanno ottenere un impasto sempre asciutto e trasferiscono al prodotto finito caratteristiche di lunga durata senza alterazione del gusto e, soprattutto, del colore. Per una pasta saporita, elastica, che tiene bene la cottura.

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Credit photo: Cristina Panizzuti – pane e acqua di Cristina

Filed Under: primi, ricette Tagged With: pasta, primi piatti

Spaghettoni A.O.P. con i canestrelli

by 30 Comments

Parto con una stanchezza fisica e mentale superiore a quella degli altri viaggi. Sicuramente di natura diversa.
Credo non sia un caso che proprio quest’anno la scelta sia caduta su una meta spirituale e incontaminata (anche se l’approccio zen degli ultimi mesi temo mi stia facendo più male che bene; le cure universali non esistono e per me evidentemente è terapeutico incazzarmi, urlare, non far finta di nulla se molto c’è).
C’è bisogno di disintossicarsi un pò. Da dinamiche esasperanti, persone nocive, conti che non tornano, mal di stomaco decisamente psicosomatici.

E così, mentre riempio le valigie un oggetto alla volta, mi sembra che il peso diminuisca invece di aumentare.
Che quel carico che ho sulle spalle non mi ci sta in valigia. E non me ne dispiaccio.
Compongo capo dopo capo bagagli mastodontici, come da prassi.
Già traboccanti eppure pronti a riempirsi di ricordi.
Di certo, non di statuette segnatempo che cambiano colore con l’umidità, nè di agghiaccianti borse di tela fluo con la scritta I love Bali.
Vado a fare il pieno di sguardi profondi, profumi esotici e gentilezza.
Di cognizione del tempo persa e senso del dovere (il mio) al suo minimo storico.
I souvenir che preferisco si conservano nel cuore, non sulle mensole. Nè tantomeno diventano demodè la stagione successiva.
Ovvio che qualche accessorio e un paio di tessuti giusti comunque ci staranno, ben stipati negli angolini del bagaglio. A rimediare un pò alla mia clamorosa disfatta nei confronti dei saldi, che quest’anno avevo disamore perfino nel provare vestiti, tanto ero concentrata nel farlo con i sentimenti.
E per ironia della sorte entrambi, spesso, non mi cadono come vorrei.

Da ultimo, prima di chiudere il lucchetto, metto in valigia anche la consapevolezza che mi potrebbe capitare, di nuovo, di tornare da un viaggio talmente entusiasmante da instillarmi il pensiero che nessun altro potrà mai esserne all’altezza.
Quel tipo di soddisfazione un pò nostalgica che ti coglie quando ti rendi conto di aver divorato per primo il boccone più buono di tutto il piatto.
Ma la ricchezza di un mondo così meravigliosamente vario è che ogni centimetro calpestato sa essere diverso dall’altro, irrimediabilmente impareggiabile e straordinariamente unico.
Sa parlarmi in una lingua mai udita eppure tanto famigliare.
Sa appiccicarmi un nuovo, patinato, prezioso visto. Non sul passaporto, ma sul cuore.
Come con l’album di figurine dei calciatori, su cui con quel tipo di soddisfazione, pensavo sempre di aver attaccato l’ultima. Per poi scoprire che mancavano le più belle: le edizioni limitate.

spaghetti_canestrelli_1

Ingredienti
per due persone affamate
200 gr spaghettoni
300 gr canestrelli
vino bianco qb
aglio
sale
pepe
peperoncino frantumato
olio EVO

Lessare la pasta in abbondante acqua salata.
In una wok far rosolare uno spicchio d’aglio in un paio di cucchiai d’olio, eliminarlo e abbassare il fuoco. Aggiungere i canestrelli, peparli e cuocerli velocemente, sfumando con il vino bianco e alzando la fiamma per far evaporare. Come per tutti i frutti di mare, è consigliata una cottura di pochi minuti.
Scolare direttamente nella wok la pasta, ancora ben al dente, usando una pinza per spaghetti e completare la cottura un minuto in padella in modo che si insaporisca bene.
Completare con un paio di cucchiai d’olio a crudo e una spolverata di peperoncino.
Mescolare bene e servire calda.

Filed Under: primi, ricette Tagged With: pasta, pesce, ricette veloci

Foglie di ulivo gamberoni e asparagi

by 40 Comments

Quando rallenti il passo per non incrociare la vicina in cortile, che la mattina sei la cosa più lontana dalla loquacità. Quando gli auricolari ti salvano in metropolitana, consentendoti di non sorbirti la scolaresca eccitata e urlante, che chiaramente scenderà proprio alla tua fermata.
Quando da un ricco vassoio di pasticcini aspetti a scegliere, per la tua solita discrezione, e un altro ti ruba la tua pasta preferita, proprio lì sotto al naso.
E la parte più difficile è dissimulare la delusione e fingere per educazione compiacimento mentre addenti un babà molliccio.
Tu che impazzisci per i dolci e un bicchierino di liquore non lo disdegni, ma detesti il liquore nei dolci.
Quando posi quel vestito che ti cadeva proprio bene e ovviamente costava pure poco, ma sai che il tuo armadio sfida la forza di gravità e l’ennesimo little black dress é davvero meglio lasciarlo sullo scaffale.

Evitiamo i call center, i tessuti sintetici, chi non dice per favore. Di fidanzarci con i mammoni, di uscire con il cellulare scarico, di dare troppa libertà al parrucchiere, di frequentare brutte compagnie.
Evitiamo di parlare a voce alta, di prendere freddo alla gola, di mangiare la terza fetta di torta.
Ma i ricordi quelli no, non si possono scansare. E più cerchi di evitarli più già li stai rivivendo.
Ci sei dentro fino al collo, proprio come quando eri là, in un altro spazio e un altro tempo, a gioire o soffrire, a emozionarti o non sentire nulla.
E quel ricordo magari qualcosa ti ha insegnato oppure ti ha semplicemente segnato.
Che se fa male forse ti ha fatto capire cosa non vuoi, perché per quelle come te a volte è necessario ferirsi sbattendo la testa contro le evidenze. Anche quando poi vuol dire fare i conti con quella cicatrice sempre e per sempre, che ogni volta durante lo shampoo brucerà ancora un pó.
Ma se fa bene é come un post it sul frigorifero scritto da chi ami, un bastone da rabdomante che ti conduce all’origine dei tuoi giorni migliori, una X sulla mappa del tesoro come in quel libro che avevi da bambina. E che oggi, quando ne hai bisogno, ti ricorda dove hai nascosto la felicità.

Ingredienti (per tre persone):
240 gr foglie d’ulivo
250 gr punte di asparagi
200 gr gamberoni sgusciati
pepe di bacche miste in grani
sale e olio EVO qb

Lessare la pasta in abbondante acqua salata.
Tagliare di asparagi dividendo le punte dalla parte più tenera dei gambi.
In una wok scaldare un paio di cucchiai di olio EVO, aggiungere poi gli asparagi e cuocere a fiamma media. Salare e pepare.
Da ultimo, aggiungere le punte e i gamberoni a pezzetti, facendole cuocere un paio di minuti al massimo.
Una volta che la pasta sarà giunta quasi a cottura, scolarla nella wok con il condimento e proseguire un minuto facendo ridurre l’eventuale acqua di cottura, che si emulsionerà.
Servire con un goccio di olio EVO a crudo e a piacere una spolverata aggiuntiva di pepe.

Filed Under: primi, ricette Tagged With: asparagi, gamberi, pasta, primi piatti

Cannella e Confetti

Margherita Daverio, alias Cannella e Confetti.
Classe '84, vivo a Milano e faccio la PR.
Per me cucina è carattere, brivido e poesia.
Sognatrice ad occhi aperti ed eccessiva negli affetti, vivo di istanti e di istinti.
Mi tengo stretta la famiglia, gli errori e i ricordi. Guardando sempre avanti, che la vita non si ferma. E tanto meno io.

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