Cannella e Confetti

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PANETTONE CON UN CLICK: IL RE DELLA TAVOLA DI NATALE, A DOMICILIO

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Un’istituzione vera e propria della tradizione gastronomica lombarda, nonchè il re indiscusso della tavola delle feste: parliamo di lui, il panetùn.
Dolce simbolo della pasticceria meneghina, ha origini che rimandano a diverse storie – più o meno romantiche – ma quel che è certo è che già nel 1500 comparivano tracce sicure della sua presenza.
La profumata cupola lievitata, impreziosita da uvette e canditi, oggi è diffusa e reperibile quasi in tutto il mondo… eppure nessuno ne assaporerà una fetta con uguale trasporto e la stessa dolce nota malinconica dei milanesi.
Nell’incertezza del Natale che ci aspetta, quindi, tra i miei punti fermi c’è proprio lui: mr panettone.
Resta solo da scegliere quale quali acquistare e darmi da fare con l’ordine. Sono certa, quest’anno andrà particolarmente a ruba… abbiamo tutti voglia di quella tradizione che profuma di normalità.

I CLASSICI

Clivati

Nel laboratorio di Clivati, da oltre 50 anni, lievito madre e materie prime di altissima qualità si trasformano in sontuosi panettoni.
Ma anche il classico si innova e quest’anno in particolare lo fa attraverso il panettone al Vermouth e zenzero. Un candito più unico che raro, quello di Vermouth bianco Mancino, ottenuto attraverso una tecnica innovativa che per me resta fascino e mistero.
Insieme a lui, per i golosissimi come me ci sono anche tre versioni da sogno: la tre cioccolati, la marron glacè e la caffè e amaretto.
Si ordina attraverso il sito, via email o per telefono. Le spedizioni sono attive in tutta Italia e nel mondo.

Martesana

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Archiviato il classico, con cui non si sbaglia mai, vengo attratta come un’oasi nel deserto dalla versione speciale 2020 al pistacchio e cioccolato, la veneziana ai marron glacès, lo “strudel” (con mela candita aromatizzata alla cannella e da uvetta immersa nel marsala) e il Panetùn de l’Enzo, capolavoro farcito di marmellata di albicocche e copertura fondente (praticamente gusto sacher).
Posso dire senza alcun imbarazzo che non avrei alcuna difficoltà a mangiarli tutti e tre, da sola (ho mangiato più volte una torta intera per cena senza sforzi, ai tempi gloriosi dell’università).
E dato che – soprattutto quest’anno – dovremmo aver imparato che l’egoismo ci fa male alla salute, perchè non partecipare al “Panettone Sospeso”? Per ogni panettone acquistato all’interno dell’iniziativa, uno sarà offerto dalla pasticceria.
Per ordinare il vostro panettone preferito, usate il loro nuovo e-commerce.

Cucchi

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Un’altra firma classica della pasticceria milanese è senza dubbio quella di Cucchi, elegante meta dei golosi della città eletta Locale Storico d’Italia dal 2002. Qui il lievito non smette mai di essere rinfrescato: il panettone è infatti disponibile tutto l’anno.
Oltre alla versione classica si può scegliere quella con crema di marron glacé canditi, leggermente alcolico, quello solo uvetta e moscato e le varietà decorate.
Si puà acquistare e regalare attraverso la piattaforma Cosaporto.

YOUNG, WILD, FREE

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Pavè
Oltre alle versioni classica e al cioccolato, Pavè offre un’idea carina e ormai abbastanza gettonata anche come piccolo gift: quella dei “Panettoni per Due” (o per un single con tanta fame) preparati in vasocottura. Ben 5 diversi gusti: amarena e pasta di mandorle, caffè e cioccolato biondo, limone e gianduia, grano saraceno, pera candita e lampone e quattro cioccolati.
I panettoni si ordinano sul sito e si possono spedire in Italia e Europa. A Milano e hinterland la consegna è gratuita.

Ile douce

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Una pasticceria francese a regola d’arte, di quelle che appena varchi la soglia ti senti con un piede sugli Champs-Élysées, che sforna panettoni? Ebbene sì.
E – potrei metterci la mano sul fuoco – li prepara a regola d’arte, come tutto quello che i pastry chef de l’Ile douce sfornano quotidianamente.
La novità di quest’anno è poi il pandoro, tradizionale a 5 fasi di lievitazione, preparato con le stesse materie prime d’eccellenza del panettone.
Entrambi disponibili da 1 kg e in vasocottura da 280 gr circa, ordinabili a domicilio sul nuovissimo shop on line della pasticceria.

GLI STELLATI

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Cracco
Partiamo da Milano con il panettone di una delle istituzioni gastronomiche della città. La versione classica è affiancata dal panciliegia, preparato con i frutti della tenuta di famiglia, e quella golosissima all’albicocca e cioccolato.
Tutte vendute in una raffinata confezione di latta (un mio grande debole!) sullo shop dedicato.

Berton
In attesa di tornare a godermi il suo inimitabile menù brodi (io che il brodo classico lo detesto!) perchè non dare fiducia alla stella Michelin regalandosi il suo panettone?. Ottime materie prime e nessun conservante, semilavorato, aroma, grasso vegetale.

Cannavaciuolo
Un’intera linea di panettoni dalla lavorazione artigianale con “pirlatura” manuale: oltre al classico, il gianduia, il limoncello e il Vesuvio, guest star dei lievitati, farcito con crema di limone e scorze d’agrumi e glassato al cioccolato bianco con pezzetti di albicocca.

Cambiamo regione (non colore): l’outsider piemontese
Se l’hai provato non lo dimentichi: parlo del ristorante di Matteo Baronetto dello storico ristorante torinese “il Cambio”. E la sua pasticceria non è di certo da meno. Nell’attesa di potersi spostare tra regioni, per fortuna c’è lo shop on line.

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DIY: REGALI DI NATALE

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Diciamocelo, il più delle volte l’abito fa il monaco!
O quanto meno, la presentazione influisce tantissimo sullle prime impressioni ma anche sul giudizio generale che possiamo avere in merito a qualcosa che ci viene presentato, offerto, donato.
Il pacchetto regalo, per me, non è semplicemente una crocetta da spuntare nella to-do-list natalizia: è una vera e propria parte del dono stesso e in quanto tale va pensata e realizzata con cura e amore. Esattamente la stessa che metto nella scelta del regalo.
Il pacchetto rappresenta la congiunzione delle mie mani e di quelle di chi lo riceverà e deve quindi parlare del destinatario ma anche un pò di me.
Ogni anno quindi sono alla ricerca di nuove idee che rendano le mie confezioni regalo uniche, personali e graziose.
Per il 2019 ne ho selezionate alcune – guarda un pò – a tema food. Guardiamole insieme e poi mettiamoci all’opera!

cannellaeconfetti_natale_pacchi_regalo_erbe

LE ERBE AROMATICHE
Per dare una nota profumatissima ai vostri pensieri natalizi, non c’è alleato migliore di salvia, alloro, rosmarino & Co.
L’unica pecca di questo tipo di confezione è che deve essere fatta last minute, per evitare che le foglie appassiscano e perdano profumo.

I PROFUMI DELL’INVERNO
Sempre in tema di pacchetti profumati, via libera a stecche di cannella, fette di agrumi essiccati e tutti quei profumi che fanno così tanto Natale!
Una variante meno classica? Tagliate delle fette sottili di mela rossa con la buccia e lasciatele seccare.

cannellaeconfetti_natale_pacchi_regalo_stampi

I BISCOTTI
Per me Natale fa rima con sessioni di sbuffi di farina e forno acceso, profumo di frolla che invade la casa e briciole di biscotti ancora tiepidi sul pigiama.
Se riuscite a strappare qualche biscotto alle fauci della vostra famiglia potete usarlo come grazioso chiudipacco. Se siete bravi e pazienti potete azzardare qualche decoro con la ghiaccia reale (nel caso, guardate questa ricetta perfetta).

cannellaeconfetti_natale_pacchi_regalo_biscotti

GLI STAMPINI
In questo caso il cibo accorre in nostro aiuto per la decorazione senza diventare protagonista del pacchetto. Chi da bambino non ha mai usato le patate come stampino?
Tagliate una patata a metà per il senso della lunghezza e premete uno stampino di metallo epr biscotti della forma che preferite al centro della polpa.
Con un coltellino tagliate tutto il bordo lasciando solo la formina. Rimuovetela e avrete lo stampino pronto!

Credit photo: Pinterest, honestlyyum.com

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Cake ebraico alla frutta secca e cioccolato fondente

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E’ solo quando cadiamo vittime di un raffreddore con la R maiuscola, di quelli che ci murano le narici stile grotta di Ali Babà (e non c’è “apriti Seasamo” che tenga), decretando giornate con i nervi a fior di pelle e notti insonni che mettiamo a fuoco quanto un’attività scontata e innata come respirare faccia scorrere lisce le nostre giornate.
Scado nella banalità, lo so, ma pensare a con quanta naturalezza falliamo nell’apprezzare la presenza ridestandoci solo davanti alla mancanza mi avvilisce.
L’assenza vale la sua pena solo in veste di attesa, quando precede il ricongiungersi a qualcuno. Diventa dolce, nel ricordare una mancanza che è valore.
Ma allo stesso modo volta il lato della sua stessa medaglia se è conseguenza dello smarrimento. Della consapevolezza di una privazione. Del realizzare con orrore di aver perso qualcosa.

Il collo tenuto al caldo dai capelli prima di un taglio netto, gli abbracci che ricompongono, il calore di un piatto in tavola a cena quando ancora vivevi con mamma e papà, quel sentirti incompleto che era sintomo di sete di esperienza ai tempi dell’università.
Diamo per scontati gesti e sorrisi, smettiamo di dar peso alla dolcezza di un nomignolo, trascuriamo quelle che un tempo per noi sono state vere e proprie conquiste.
Riconoscere la grandezza di ciò che abbiamo è difficilissimo, soprattutto nelle sue manifestazioni più ordinarie, quelle ormai inglobate nella nostra quotidianità tanto da non venire più a galla, affogando in tutto il resto.
Troppo semplice invece dimenticare che – prima di diventare routine – quelle stesse piccole cose ci hanno fatto sfondare il cielo con un dito, ci hanno fatto battere il cuore così forte da toglierci quasi il respiro. Che peccato mortale, trascurare la felicità.

Viviamo tante delle cose più preziose della vita come optional di serie. Di quelli compresi nel pacchetto, che una volta acquisiti non possono esserci tolti.
Teniamo il guinzaglio lento, tutti assorti nel nostro incedere tra le giornate, perdendo per strada tante sfumature di bellezza.
Come dei distratti Pollicino sparpagliamo sul sentiero ciò che è capace di accarezzarci il cuore, imbellettare la nostra vita in modo semplice e renderci – con sorprendente disinvoltura – molto felici. Gli facciamo mangiare la polvere che solleviamo con il nostro passo goffo e concitato, rischiamo addirittura di calpestarlo.
Chissà se saremo poi capaci di riconoscerle, nascoste tra la polvere sulla strada del ritorno, quelle briciole. Se riusciremo a lasciare che ci indichino la via di casa. E se loro, lì in disparte, ci aspetteranno.

Ingredienti:
350 gr di frutta essiccata (per me fichi, albicocche e datteri)
150 gr cioccolato fondente
100 gr frutta candita (per me ciliegie, pere e fico)
100 gr frutta secca (per me pistacchi e nocciole)
100 gr farina
80 gr zucchero semolato
3 uova
un cucchiaino di lievito per dolci
un cucchiaino di cannella
mezzo cucchiaino di noce moscata

Tagliare in piccoli pezzi la frutta essiccata e quella candita, lasciare invece interi nocciole e pistacchi.
Tritare il cioccolato metà in scaglie e metà in pezzi grossolani.
Montare le uova con lo zucchero, poi aggiungere la farina setacciata, il lievito e le spezie e mescolare bene.
Unire al composto prima tutta la frutta e poi il cioccolato, mescolando bene con una spatola: l’impasto sarà molto ricco, è la frutta secca a dare il corpo al dolce.
Trasferire in uno stampo da plumcake imburrato e infarinato.
Cuocere in forno statico a 170° per circa 80 minuti.
Sfornare, lasciar raffreddare e sformare il cake.

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Biscotti al basilico e sorbetto al limone

by 21 Comments

Giorni festivi e pre festivi esclusi, io amo fare la spesa. Mi ha sempre infuso buonumore.
Metterci un’eternità perchè non resisto a imboccare anche le corsie in cui sono consapevole che non mi serve nulla, per il piacere di starmene lì, a fissare gli scaffali come una bimba davanti all’acquario.
Sentirmi Lara Croft mentre sparo codici con il Prontospesa (e come gongolo se me li legge al primo tentativo!), anche se immancabilmente in cassa mi toccherà la rilettura.
Uscire dal rigore della mia lista, stilata rigorosamente tra le note dell’iPhone, con il volantino on line delle promo sott’occhio. Perchè io ci provo a fare la moderna massaia diligente, eh. Ma poi metà del carrello si popola di “fuori programma”, curiosi e golosi.
Come questa bottiglia di Sorbissimo, un sorbetto al limone pronto all’uso che mi ha tentata nel banco frigo del mio paese dei balocchi della GDO, l’Iper Portello.

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Niente latte, nè uova. Niente glutine, soia, nè frutta a guscio.
Tanti limoni di Sicilia, accuratamente selezionati, per produrre un succo purissimo.
Eppure non è (solo) questo il segreto di un sorbetto così morbido e cremoso.
Ve lo svelo, dai: è la mantecazione. Fatta come quella del gelato artigianale, alle giuste temperature e con i tempi giusti, che consente di ritrovare la densità propria dei prodotti artigianali in un prodotto conservabile in frigorifero.
Può essere bevuto così com’è, basta agitare la confezione e servirlo (Come dite? Dev’essere un piacere anche berlo direttamente dalla bottiglia? No. Non è elegante, proprio non si fa… vabbè, non lo diremo a nessuno).
Anche se tradizionalmente il sorbetto viene servito a fine pasto, l’ho voluto rivisitare in chiave aperitivo: apripista perfetto per i pranzi e i cenoni di questi giorni di festa, grazie alla ricetta senza alcool è adatto proprio a tutti, grandi e piccini. E se non è party senza la nota alcoolica, per gli over 18 spazio alla personalizzazione con un gocci(n)o di vodka o Gran Marnier.
Ad accompagnare, un burroso biscottino salato, con tutto l’intenso profumo del basilico fresco che ben si sposa con l’aroma del vero limone.

Ingredienti
un uovo intero
150 gr di farina tipo 2
75 gr burro
8 grandi foglie di basilico fresco
5gr di sale
pepe nero

Spezzettare con le mani le foglie di basilico in piccoli pezzi (le mie erano veramente grandi!).
Lavorare la farina, il burro, l’uovo, il sale e il pepe con le punta delle dita come per una frolla, avendo cura di non scaldare troppo il burro con le mani.
Formare un cilindro di impasto, avvolgerlo nella pellicola trasparente e farlo riposare in frigorifero per circa un’ora. Riprendere la frolla e tagliarla a fette di circa 5mm di spessore, formando tanti biscotti.
Disporli su una teglia rivestita di carta da forno, adeguatamente distanti uno dall’altro.
Cuocere a 170° in forno statico per 15-17 minuti (non prolungate la cottura, altrimenti il biscotto si seccherà).

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Questo post è offerto da Sorbissimo. Lasciatevi tentare anche dagli altri gusti: Lemoncello, Caffè e la versione Party al Cioccolato e Grand Marnier.

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Regali homemade: preparato per cookies in barattolo

by 34 Comments

Quanto sono frustranti i buoni propositi di inizio anno?
Diciamolo, diventano sempre promesse non mantenute, pronte a punzecchiarci di tanto in tanto il fianco come le etichette nascoste dei vestiti.
In generale, partono già come scommesse perse in partenza perchè coincidono con cose che perennemente rimandiamo/boicottiamo… e se lo facciamo ci sarà un perché!
Io per i giorni che verranno ho scelto di non farmi promesse ma piccoli regali, tutti con un minimo comune denominatore: riprendermi un po’ di tempo per le cose che amo e che mi fanno bene. Tanto bene.
Sono partita dal recupero di una buona abitudine, accantonata ormai da qualche anno. Fare colazione, e soprattutto farla insieme a lui, che la mattina ha quegli occhi stropicciati e velati che mi fanno andare in brodo di giuggiole e mi fanno sentire come in vacanza.
Quanto può cambiare una giornata, anche in soli 5 minuti?
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Ingredienti:
180 gr farina 00
mezzo cucchiaino di bicarbonato
un pizzico di sale
100 gr zucchero di canna
30 gr zucchero semolato
80 gr gocce di cioccolato fondente
70 gr fiocchi d’avena al cioccolato

Comporre il barattolo a strati: iniziare dalla farina, precedentemente amalgamata con sale e bicarbonato, poi lo zucchero di canna e così via, secondo la successione cromatica che più vi piace.
All’inserimento di ciascun nuovo ingrediente nel vaso, livellare bene prima di aggiungere quello successivo, in modo che gli strati restino ben riconoscibili.
Chiudere il barattolo e creare un’etichetta.
Per preparare i biscotti basterà mescolare, insieme al contenuto del barattolo, un uovo intero e 150 ml di burro fuso.
Si cuociono in forno statico a 180 gradi per 15/20 minuti.

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Regali homemade: preparato per cioccolata calda

by 50 Comments

Quante cose possono succedere in un anno?
365 giorni in cui ho dovuto affermarmi e allo stesso tempo, proteggermi.
Lasciarmi andare ma tenendo sempre stretti i sogni. Rischiare di essere ferita, trovare molta fiducia, alzare la voce, difendere i sorrisi.
Capire che per l’amore, quello vero, non esiste parsimonia. I “ti amo” e i “ti voglio bene” non sono mai sprecati, nè troppi. Soprattutto per chi li merita.
Comprendere anche che a volte vale la pena di smettere di cercare certe persone.
Quelle che, quando tu smetti di cercarle, non ti cercano più.
Ed è allora che capisci davvero perché hai smesso di cercarle.
Quelle che rinfacciano gesti e pensieri, che i sentimenti autentici sono gratuiti e non si fingono.
La delusione si fa accettazione, e va bene così.
Mi sono sentita molto inadeguata e poi semplicemente speciale.
Ho fatto a pugni con le emozioni, quelle tanto intense da lasciarti sfinito, che sarebbe più facile ignorarle e invece le devi vivere.
Ti devono consumare per farti rinascere.
Ho ridimensionato, decompresso, affilato le unghie.
Ho coltivato le mie passioni anima e corpo. Credendoci e stupendomi di quanto le persone a cui tengo ci credono insieme a me.
Ho scoperto affinità, ho visto nascere e crescere legami, ho sentito altri cuori incredibilmente vicini.
Ho ammirato, preso esempio, cercato di imparare.
Ho temuto e temo ancora.
Ma ho amato e amo di più. 
Ed è impossibile avere paura.

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Ingredienti:
160 gr di cioccolato fondente
80 gr di cacao amaro
100 gr di zucchero a velo
30 gr di fecola di patate

Frullare lo zucchero per renderlo come a velo.
Tritare poi il cioccolato, freddo di frigo.
Anche in questo caso, come per il sale, meglio procedere a piccoli stacchi, in modo che il calore delle lame non lo sciolga.
Unire lo zucchero, il cioccolato, il cacao e la fecola, dando un ultimo giro di mixer per amalgamare bene tutto.
Confezionare in barattoli.
Per preparare la cioccolata usando questo preparato, basterà utilizzarne
3 cucchiai insieme a 150 ml di latte fresco, portando tutto a ebollizione in un pentolino e continuando a mescolare fino alla densità desiderata.

 

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Regali homemade: sale al rosmarino

by 14 Comments

Quest’anno le feste si sono avvicinate troppo in fretta, lasciandomi un retrogusto amaro.
Avevo tante idee, mille buoni propositi da realizzare con l’amore e la fantasia.
Poi il tempo è volato, gli impegni si sono accatastati e sovrapposti e semplicemente tutto mi è sfuggito tra le mani.
E un po’ mi sono arrabbiata, lo ammetto, per non avere realizzato tutto ciò che avevo pensato, desiderato, su cui avevo fantasticato.
Ma c’è un ma.
Ho riso a crepapelle, nonostante le corse, gli incastri, i contrattempi e i guai.
Ho ritagliato momenti per stringere fortissimo le persone a cui tengo, per sentirci così vicine da toglierci a vicenda il respiro.
Ho scelto regali che hanno reso felici le anime che vorrei sempre e solo vedere sorridere.
E ho capito che non ho portato a termine tante cose, è verissimo. Ma, in questo Natale, non ho tralasciato proprio niente.

 

Ingredienti:
sale grosso
rosmarino fresco in rametti
scorza di limone

Sul sale aromatizzato ci sono due diverse scuole di pensiero: chi fa seccare prima gli aromi e poi li trita insieme al sale, chi invece frulla tutto insieme e fa seccare poi il composto in forno.
Io ho scelto questa seconda strada, perchè trovo che sminuzzando l’aroma insieme al sale gli si trasferisca molto bene la carica aromatica.
Lavare quindi il rosmarino, asciugarlo bene e strappare tutti gli aghi, facendo attenzione a scartare ogni pezzetto di ramo, anche il più piccolo.
Lavare il limone, ricavare qualche striscia (per la quantità regolarsi secondo l’intensità desiderata) di scorza scartando bene la parte bianca.
Mettere gli aromi nel mixer, insieme al sale grosso, e frullare a piccoli stacchi.
Disporre il sale su una teglia rivestita di carta da forno,
ben sparpagliato e far seccare 15 minuti in forno statico a 70 gradi.
Far raffreddare e riporre in barattoli.

 

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Bretzels (o pretzels) con farina di kamut

by 46 Comments

Per scoprire cose nuove è indispensabile tornare alle origini.
Così, per impiegare questa attualissima farina, ho scelto una preparazione fortemente legata alle mie radici. A quella parte di cuore che vive in un paesino della Francia di meno di diecimila anime.
Con le sue case a graticcio, calde e pittoresche, i nidi di cicogna sui tetti e i fiori alle finestre. L’atmosfera che ha qualcosa di natalizio anche ad agosto.
Le origini della bretzel le rivendicano diversi luoghi, dalla Germania all’Alto Adige, ma per me è sempre stata esclusivamente simbolo dell’Alsazia.
Come merenda,  pranzo,  aperitivo… io a dir la verità le avrei mangiate volentieri anche a colazione, nonostante dovessero contendersi il primato con la baguette fresca spalmata di burro e un velo di confiture della zia.
Chiudo gli occhi, mordo e assaporo. Sento il croccante, subito dopo il morbido.
Rivedo la zia, che mi saluta con le lacrime agli occhi dopo una vacanza a casa sua, l’estate della maturità.
Quanto era stretto il cuore, durante quel viaggio in treno per Pavia.
Ricordo papà, e i picnic improvvisati nelle aree di servizio, sulla via del ritorno a casa. Estrae il suo coltellino svizzero, ci taglia il camembert da sbocconcellare insieme alle bretzel. Il telo militare di quando era ragazzo a farci da tovaglia.
Quanto ci piacevano da bambine, quei banchetti improvvisati.
Avevano il sapore dell’avventura e della serenità.
Avevano il sapore di qualcosa che non perderò mai.

Ingredienti:
per l’impasto
600 gr farina di kamut (QB Molino Grassi)
200 ml di acqua tiepida
50 gr burro
25 gr lievito di birra
un cucchiaino di sale fino
due cucchiaini di zucchero di canna
sale grosso
per cuocere
2,5 L d’acqua
due cucchiai di bicarbonato di sodio
un cucchiaio di sale grosso

Sciogliere il lievito in mezzo bicchiere d’acqua, insieme a un cucchiaino di zucchero.
Versare la farina in un recipiente, disponendola a fontana, insieme a zucchero e sale. Versarvi il lievito e impastare.
Aggiungere il burro fuso e continuare a impastare, fino a incordare bene l’impasto, per circa 10 minuti.
Dovrà essere omogeneo e abbastanza compatto.
Far lievitare per tutta la notte in una ciotola, coperta da un canovaccio, in un luogo tiepido.
La mattina riprendere l’impasto e dividerlo in otto porzioni. Dare a ciascun panetto la forma di un cordoncino, tenendolo più sottile alle estremità, e ripiegarlo fino a formare il tipico disegno delle bretzel.
Far lievitare le forme sulla teglia ancora per circa mezz’ora.
Far bollire l’acqua in una pentola capiente, al bollore aggiungere il sale e, una volta sciolto, il bicarbonato. Immergere una ad una le bretzel in acqua, lasciarle in immersione 45 secondi rigirandole di tanto in tanto e rimetterle con l’aiuto di una schiumarola sulla teglia.
Praticare dei tagli leggeri e non troppo profondi sul dorso di ogni bretzel con un coltello, senza schiacciare la forma.
Cuocere in forno statico preriscaldato a 220 gradi per 12/15 minuti.

Con l’impasto avanzato ho preparato anche alcuni panini, cotti esattamente con lo stesso procedimento (bollitura, incisione e cottura al forno).

Il kamut: qualche curiosità
Kamut è un nome commerciale che la società Kamut International ltd ha posto su una varietà di frumento registrata negli Stati Uniti, coltivata e venduta in regime di monopolio.
In Italia è importato solo da aziende autorizzate e può essere macinato solo da mulini autorizzati: tutti i prodotti che portano il marchio sono preparati e venduti sotto licenza.
Il kamut vanta un elevato contenuto proteico, in generale superiore alla media dei frumenti duri e teneri, e buoni valori di beta-carotene e selenio.
Per quanto riguarda le altre componenti qualitative e nutrizionali non ci sono differenze sostanziali rispetto agli altri frumenti.
Caratteristica interessante è lo scarso tenore di glutine.

Con questa ricetta partecipo al contest Blogger love QB di QB Molino Grassi e Nondisolopane

 

 

Filed Under: lievitati, ricette Tagged With: Francia, Natale, pane

Cestini con fonduta e trevigiana

by 8 Comments

Il secondo antipasto preparato per il pranzo di Natale con la mia famiglia.
I criteri della scelta sono stati gli stessi della ricetta precedente, mi sono soltanto portata avanti con la preparazione della fonduta e la cottura della verdura il giorno prima. La mattina ho dovuto solamente assemblare il tutto.
Io vado pazza per il formaggio ma, a volte, la fonduta nuda e cruda può risultare un pò stucchevole: di questo piatto ho apprezzato il contrasto con l’amarognolo della trevigiana, un gusto armonico e ben bilanciato.

P.S. Lo so, i voul au vent fanno tanto anni ’80 🙂 ma non ci posso fare nulla: sia a me che a mia sorella piacciono troppo!

Ingredienti:
pasta sfoglia (o voul au vent pronti)
300 ml latte
200 gr fontina
2 uova (solo tuorlo)
un cucchiaio di farina 00
un cespo di trevigiana

A seconda di quanto tempo avete, potete utlizzare i voul au vent pronti o farli da voi con la pasta sfoglia.
In questo caso, ritagliare con una formina un cerchio di
pasta sfoglia e tanti altri cerchi forati delle stesse dimensioni, che
andrete a sovrapporre uno all’altro aiutandovi con piccole pennellate di
albume perchè aderiscano tra loro.
Cuocere questi cestini a 180 gradi, in forno statico, per dieci minuti.

Tagliare la trevigiana in listarelle sottili e spadellatele con un filo d’olio lasciandole abbastanza croccanti. Salare e spegnere il fuoco.
Preparare la fondutina tritando la fontina in un mixer, aggiungere i tuorli e due cucchiai di latte e frullare ancora.
Stemperare la farina nel rimanente latte e unirvi il composto di fontina, amalgamando bene.
Porre sul fuoco, girando continuamente con una frusta, e far addensare cuocendo circa dieci minuti a fuoco dolce.
Salare e pepare.

Farcire generosamente i cestini con la fonduta; se si è addensata, basta usare ancora un goccio
di latte e scaldarla leggermente per riportarla cremosa.  Completare con un cucchiaio di trevigiana.
Riscaldare qualche minuto in forno prima di servire.

Con questa ricetta partecipo al contest “Un antipasto coi fiocchi” del blog Agriturismo Cà Versa

Filed Under: antipasti, ricette, verdure Tagged With: abbiamo ospiti, Natale, pasta sfoglia, VEG

Frutta secca con mousse di mascarpone e gorgonzola

by 10 Comments

Una ricetta sperimentata durante le feste: da tradizione, il pranzo di Natale viene ospitato da mio zio, che ha una taverna molto spaziosa e un gusto spiccato e raffinato nel ricevere.
Per contribuire al super lavoro di preparazione, dato che saremmo state una ventina di persone, mi è stato chiesto di portare un antipasto.
Nessun problema, solo qualche piccola limitazione. 
Primo, mia sorella è vegetariana.  
Secondo, il forno sarebbe stato occupato dalle lasagne, perciò era necessario pensare a qualcosa che non prevedesse di essere cotto o riscaldato. 
Ultima cosa, casa mia e quella di mio zio distano tre quarti d’ora buoni di strada; se a questo aggiungiamo il fatto che Fabio deve sempre improvvisare rally, dato che siamo i ritardatari della famiglia, va da sè che l’antipasto dovesse essere anche semplicemente trasportabile 🙂
Volendo prepare qualcosa di sfizioso e un pò insolito, ho sperimentato questa accoppiata agrodolce.


Ingredienti:
datteri
fichi secchi
120 gr mascarpone
70 gr gorgonzola dolce
mandorle spelate
ev. sale

Il primo consiglio è quello di scegliere possibilmente frutti grandi, sarà più pratico farcirli e potranno ospitare più mousse, dando un miglior contrasto di sapori.
Eliminare il picciolo dai fichi e incidere a croce, per poter aprire il frutto lasciandolo “seduto” sulla base,
Sciacquare e asciugare i datteri, inciderli per il lungo ed eliminare il nocciolo, ottenendo una sorta di barchetta.
Frullare mascarpone e gorgonzola (potete variare le proporzioni tra i due formaggi a seconda che desideriate un aroma più o meno intenso e una consistenza più o meno cremosa/gessosa) , assaggiare ed eventualmente aggiustare di sale.
Tostare le mandorle in un pentolino antiaderente senza aggiungere grassi e farle raffreddare.
Comporre i bocconcini utilizzando una sac-à-poche per farcire i frutti con la crema.
Completare aggiungendo una mandorla sui fichi.

P.S. Come vedete la ricetta è semplicissima, ma non per questo molto veloce! Bisogna fare attenzione nell’incidere i frutti per non rovinarli, e come tutti i finger food è richiesta una preparazione paziente. 
Prendetevi un pò di tempo per fare tutto con calma e senza stress 😉

 
Con questa ricetta partecipo al contest “Un antipasto coi fiocchi” del blog Agriturismo Cà Versa

Filed Under: antipasti, finger food, ricette Tagged With: abbiamo ospiti, Natale, VEG

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Cannella e Confetti

Margherita Daverio, alias Cannella e Confetti.
Classe '84, vivo a Milano e faccio la PR.
Per me cucina è carattere, brivido e poesia.
Sognatrice ad occhi aperti ed eccessiva negli affetti, vivo di istanti e di istinti.
Mi tengo stretta la famiglia, gli errori e i ricordi. Guardando sempre avanti, che la vita non si ferma. E tanto meno io.

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