Cannella e Confetti

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PANETTONE CON UN CLICK: IL RE DELLA TAVOLA DI NATALE, A DOMICILIO

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Un’istituzione vera e propria della tradizione gastronomica lombarda, nonchè il re indiscusso della tavola delle feste: parliamo di lui, il panetùn.
Dolce simbolo della pasticceria meneghina, ha origini che rimandano a diverse storie – più o meno romantiche – ma quel che è certo è che già nel 1500 comparivano tracce sicure della sua presenza.
La profumata cupola lievitata, impreziosita da uvette e canditi, oggi è diffusa e reperibile quasi in tutto il mondo… eppure nessuno ne assaporerà una fetta con uguale trasporto e la stessa dolce nota malinconica dei milanesi.
Nell’incertezza del Natale che ci aspetta, quindi, tra i miei punti fermi c’è proprio lui: mr panettone.
Resta solo da scegliere quale quali acquistare e darmi da fare con l’ordine. Sono certa, quest’anno andrà particolarmente a ruba… abbiamo tutti voglia di quella tradizione che profuma di normalità.

I CLASSICI

Clivati

Nel laboratorio di Clivati, da oltre 50 anni, lievito madre e materie prime di altissima qualità si trasformano in sontuosi panettoni.
Ma anche il classico si innova e quest’anno in particolare lo fa attraverso il panettone al Vermouth e zenzero. Un candito più unico che raro, quello di Vermouth bianco Mancino, ottenuto attraverso una tecnica innovativa che per me resta fascino e mistero.
Insieme a lui, per i golosissimi come me ci sono anche tre versioni da sogno: la tre cioccolati, la marron glacè e la caffè e amaretto.
Si ordina attraverso il sito, via email o per telefono. Le spedizioni sono attive in tutta Italia e nel mondo.

Martesana

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Archiviato il classico, con cui non si sbaglia mai, vengo attratta come un’oasi nel deserto dalla versione speciale 2020 al pistacchio e cioccolato, la veneziana ai marron glacès, lo “strudel” (con mela candita aromatizzata alla cannella e da uvetta immersa nel marsala) e il Panetùn de l’Enzo, capolavoro farcito di marmellata di albicocche e copertura fondente (praticamente gusto sacher).
Posso dire senza alcun imbarazzo che non avrei alcuna difficoltà a mangiarli tutti e tre, da sola (ho mangiato più volte una torta intera per cena senza sforzi, ai tempi gloriosi dell’università).
E dato che – soprattutto quest’anno – dovremmo aver imparato che l’egoismo ci fa male alla salute, perchè non partecipare al “Panettone Sospeso”? Per ogni panettone acquistato all’interno dell’iniziativa, uno sarà offerto dalla pasticceria.
Per ordinare il vostro panettone preferito, usate il loro nuovo e-commerce.

Cucchi

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Un’altra firma classica della pasticceria milanese è senza dubbio quella di Cucchi, elegante meta dei golosi della città eletta Locale Storico d’Italia dal 2002. Qui il lievito non smette mai di essere rinfrescato: il panettone è infatti disponibile tutto l’anno.
Oltre alla versione classica si può scegliere quella con crema di marron glacé canditi, leggermente alcolico, quello solo uvetta e moscato e le varietà decorate.
Si puà acquistare e regalare attraverso la piattaforma Cosaporto.

YOUNG, WILD, FREE

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Pavè
Oltre alle versioni classica e al cioccolato, Pavè offre un’idea carina e ormai abbastanza gettonata anche come piccolo gift: quella dei “Panettoni per Due” (o per un single con tanta fame) preparati in vasocottura. Ben 5 diversi gusti: amarena e pasta di mandorle, caffè e cioccolato biondo, limone e gianduia, grano saraceno, pera candita e lampone e quattro cioccolati.
I panettoni si ordinano sul sito e si possono spedire in Italia e Europa. A Milano e hinterland la consegna è gratuita.

Ile douce

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Una pasticceria francese a regola d’arte, di quelle che appena varchi la soglia ti senti con un piede sugli Champs-Élysées, che sforna panettoni? Ebbene sì.
E – potrei metterci la mano sul fuoco – li prepara a regola d’arte, come tutto quello che i pastry chef de l’Ile douce sfornano quotidianamente.
La novità di quest’anno è poi il pandoro, tradizionale a 5 fasi di lievitazione, preparato con le stesse materie prime d’eccellenza del panettone.
Entrambi disponibili da 1 kg e in vasocottura da 280 gr circa, ordinabili a domicilio sul nuovissimo shop on line della pasticceria.

GLI STELLATI

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Cracco
Partiamo da Milano con il panettone di una delle istituzioni gastronomiche della città. La versione classica è affiancata dal panciliegia, preparato con i frutti della tenuta di famiglia, e quella golosissima all’albicocca e cioccolato.
Tutte vendute in una raffinata confezione di latta (un mio grande debole!) sullo shop dedicato.

Berton
In attesa di tornare a godermi il suo inimitabile menù brodi (io che il brodo classico lo detesto!) perchè non dare fiducia alla stella Michelin regalandosi il suo panettone?. Ottime materie prime e nessun conservante, semilavorato, aroma, grasso vegetale.

Cannavaciuolo
Un’intera linea di panettoni dalla lavorazione artigianale con “pirlatura” manuale: oltre al classico, il gianduia, il limoncello e il Vesuvio, guest star dei lievitati, farcito con crema di limone e scorze d’agrumi e glassato al cioccolato bianco con pezzetti di albicocca.

Cambiamo regione (non colore): l’outsider piemontese
Se l’hai provato non lo dimentichi: parlo del ristorante di Matteo Baronetto dello storico ristorante torinese “il Cambio”. E la sua pasticceria non è di certo da meno. Nell’attesa di potersi spostare tra regioni, per fortuna c’è lo shop on line.

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Cibo a domicilio: i food delivery provati in quarantena (che scelgo anche ora)

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Se c’è una cosa su cui non abbiamo certo risparmiato nei famosi mesi di lockdown, è il cibo.
Non lo facciamo mai a dire il vero, figuriamoci in un momento in cui per cause di forza maggiore bere e mangiare restavano tra i pochi modi a disposizione per distrarsi e viziarsi.
A inizio quarantena inoltre, per chi come noi ha sempre lavorato da casa full time e aveva francamente timore di avventurarsi nei supermercati, tra code e paura del contagio, far provviste era abbastanza problematico: i supermercati on line erano letteralmente presi d’assalto e confesso di aver fatto un sacco di notti in bianco alla ricerca dello slot perduto sul sito di Esselunga.
Il lato positivo di questa penuria è che abbiamo dovuto aguzzare ricerche e ingegno per garantirci qualcosa di buono sulla tavola (non prima di un paio di cene a base di lenticchie o latte e Nesquik, ultimi residui della dispensa pre Covid).

PRIMO TAGLIO
E-commerce di prodotti dell’eccellenza gastronomica campana, è stato uno dei protagonisti della nostra tavola di Pasqua.
Pazzesca la sezione dei formaggi freschi, in cui finalmente ho trovato la provola (quella vera!) e ottime mozzarelle, burrate ecc. Degni di nota anche i salumi (occhi a cuore per il capocollo tagliato fresco e consegnato sottovuoto) e i dolci della tradizione come babà, sfogliatelle e pastiera.
Spedizione precisa e puntuale, prodotti freschi preparati il giorno prima della consegna, prezzi davvero onesti.

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GELOPIE
Applicazione che riunisce alcune buone gelaterie milanesi, tra cui Baci Sottozero.
La convenienza cresce mano a mano che il peso della vaschetta sale, inutile specificare che ci siamo sacrificati a favore dell’economia di scala e difficilmente siamo rimasti sotto il kg 😉 Del resto il lusso di mangiare un maxi cono davanti alla tv, sapendo di potere perfino fare il bis all’occorrenza, per me è impagabile!
Mio gusto preferito indiscusso il Copenhagen, biscotto Lotus al caramello salato.
Si scarica gratis da Play Store o App Store

SPESA A CASA
Il sito consente di ordinare a domicilio diverse categorie di prodotti, tra cui la frutta e la verdura dell’Orto di Jack, che non ci ha mai delusi e i salumi squisiti di Sapori Solari, uno dei posti del cuore di Fabio.
In catalogo anche i panificati e i dolci da forno di Princi.
Non avrete certo bisogno dei miei consigli per lasciarvi tentare se scorrete il catalogo, ma li condivido ugualmente. Tra i salumi ho un debole per il prosciutto crudo affinato al Barolo, saporito senza essere mai stucchevole, mentre tra la frutta assegno menzione d’onore alle fragole: da anni non assaporavo quel gusto di fragola “vera”.

GUSTO DI BOTTEGA
Macelleria on line con consegna in 24/48 ore, gratis oltre i 30 euro.
La qualità dei prodotti si sente tutta, anche su tipologie di carne non dal sapore eccessivamente marcato, come per esempio la trita di tacchino che abbiamo messo sui nostri carichissimi nachos del Cinco de Mayo.
Abbiamo lasciato il cuore sull’arrosto di faraona ripieno, che abbiamo preparato una domenica, divorandolo in due in un solo pasto.

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UNES
(con Amazon Prime Now)

Ho un debole per questo supermercato, in particolare per la linea “Il viaggiator goloso” che è generalmente sinonimo di prodotti di qualità; in più, la consegna attraverso Amazon Prime Now ci ha concesso di non uscire mai per andare a fare la spesa durante la quarantena.
La comodità di scegliere l’orario tra diversi slot da due ore, fino a tarda sera, mi consentirà di continuare sicuramente a ordinare on line anche quando saremo tornati a pieno regime dato che non ho supermercati di questa catena nelle vicinanze.
Tra i miei preferiti i Plin, davvero ottimi per essere un prodotto non artigianale, il purè di patate super cremoso e i burger vegetali (in particolare quello con pomodoro, melanzane e quinoa).

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Nuna Soulfood

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Io e Fabio amiamo uscire spesso a cena.
E’ uno dei piaceri che abbiamo sempre condiviso, la coccola perfetta per quando vogliamo consolarci da una giornata pesante o il modo migliore di festeggiare e festeggiarci nella quotidianità.
Quando è il momento di scegliere dove andare, però, siamo sempre combattuti.
Essendo io un’indecisa per natura desidero andare sul sicuro e spesso preferisco tornare nei locali in cui so di trovarmi bene. Quando si tratta di cibo, la delusione per me è una cosa molto seria!
Al contrario, lui ama andare alla scoperta di posticini nuovi… è quasi un amante del brivido in confronto a me.
Negli ultimi mesi quindi mi sono imposta di sperimentare più spesso e, insieme a qualche fregatura, grazie a questa botta di audacia ho annoverato anche delle belle scoperte.

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Una delle più recenti è Nuna Soulfood, nell’elegante cornice di Porta Romana.
Il locale è minimal, con un arredo che mixa elementi naturali e industriali e la presenza di elementi decorativi come grandi cuscini colorati e molte piante che rendono l’ambiente accogliente.
E’ possibile accomodarsi anche sul bel bancone davanti alla cucina e mangiare ammirando la brigata dello chef Matteo Pancetti all’opera.

cannellaeconfetti_Nunasoulfood_Milano_bancone

Nuna si definisce un tapas bar, perchè ha un menù che non fa distinzione tra le portate ed è pensato per la condivisione (leggermente ostacolata dai tavoli di dimensioni davvero ridotte).
La cucina ha influenze esotiche e utilizza molti ingredienti della cultura asiatica, che insieme ad alcune influenze sud americane danno un twist ai piatti più tradizionali.
Il risultato è tuttavia sempre ben equilibrato, spezie e salse non coprono il sapore principale della materia prima, che è preziosa e trattata con estrema cura.

Cosa abbiamo assaggiato?
Un ceviche di capasanta che si scioglieva in bocca.
Un gustoso mini lobster roll, con insalata di astice e maionese piccante in un bao agli spinaci. poi diventati due, sia perchè erano piccini sia perchè ci sono piaciuti da impazzire.
Degli spiedini di polipo in salsa con patate.
Una picanha alla Rossini, con spuma di fois gras e al tartufo.

Abbiamo mangiato bene, provando nuovi accostamenti di sapori in un ambiente piacevole e con un servizio cordiale.
Il conto, considerando la dimensione delle portate, è medio-alto ma la sensazione di un utilizzo di ingredienti di prima qualità lo rende a mio parere giustificato.
Lo consiglierei senza dubbio per una cena di coppia o una serata al femminile e – data la carta dei cocktail – anche per un aperitivo al bancone o un drink dopo cena (tuttavia non assaggiare le proposte della cucina, ve lo dico, sarebbe un peccato).

Si trova in viale Monte Nero 34, Milano
Tel. 02.84211594
Per altre info pagina Facebook

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Mangiare pokè a Milano: la mia top 3

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Quanti come me amano il pokè, piatto di origine hawaiana a base di pesce crudo tagliato a pezzetti e abbinato a ingredienti sani, gustosi e sazianti?
Sarà anche ormai una moda, ma una ciotola fresca e piena di cose buone non è forse quello che si desidera in estate, come pausa dall’ufficio a pranzo o per una serata easy tra amici?
Oggi vi svelo i tre posti dove vado a colpo sicuro quando desidero mangiare un buon pokè a Milano.

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TEMAKINHO
Mio storico amore, che ovviamente non ha perso l’occasione di cavalcare questa nuova tendenza: da Temakinho il pokè viene proposto in tre varianti di pesce, più una veg.
Io amo molto il Poke de salmao completo con base di riso, avocado, alga wakame, mango, salmone, zenzero, salsa di soia, sesamo e guarnizione di erba cipollina.
La dimensione è sufficiente a saziare un appetito medio/piccolo, vi consiglio di dividere una porzione di ottimi gamberi fritti con salsa piccante alla banana mentre aspettate.

Location: via Giovanni Boccaccio 4
Prenotazione: sul sito
Prezzi: 11 – 16 euro

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NIMA SUSHI
Qui ho ordinato diversi uramaki ma i mix di sapori proposti non mi hanno mai convinta; in compenso sashimi, tartare e pokè sono davvero eccezionali!
Sono fedelissima al Poke salmon (riso, salmone, avocado, julienne di patata fritta, quinoa soffiata, salsa ponzu e maionese al wasabi) ma voglio presto dare una possibilità anche al Poke mix con la sua combinazione di riso, tonno, branzino, salmone, gambero, avocado, cavolo rosso, riso soffiato e maionese allo zafferano.
La porzione servita al tavolo è piccina, consiglio di abbinarla a un secondo piatto.
Discorso diverso se ordinate da asporto, in questo caso i poke sono componibili e decisamente più abbondanti, pensati come piatto unico.

Location: via Vittor Pisani
Prenotazione: sul sito o tramite app
Prezzi: 8 euro (in loco), da 9,90 la regular e da 12,90 euro la large (da asporto)

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MAUI POKE’
Locale dall’arredamento delizioso, di quelli con il potere terapeutico di farti sentire in vacanza appena ne varchi la soglia.
Maui pokè è un vero e proprio ristorantino, curato in ogni dettaglio (adoro le loro ceramiche!).
Qui le varianti offerte sono davvero tante, il mio to-go è il Mango special (notate una certa ricorrenza?) preparato con riso venere, cubetti di tonno, salmone e ombrina, ananas arrostito, avocado, nachos e salsa al mango.

Location: via S. Vittore al teatro 3
Prenotazione: telefonica o su The Fork
Prezzi: 11 – 16 euro

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Sushi, dim sum & more da MU Fish

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Quando mangio sushi sono particolarmente esigente. Vuoi che sia perché, trattandosi di pesce crudo, il tema della qualità diventa fondamentale o perché quando qualcosa mi piace davvero tanto desidero che sia preparato a regola d’arte.

Quando sono stata invitata a provare MU Fish mi ha incuriosita tantissimo questo locale dalle ottime recensioni situato un po’ fuori dalle nostre classiche rotte.
E che piacere, per una volta, parcheggiare senza girare mezz’ora a vuoto entrando poi in un locale tanto curato da potersi tranquillamente trovare nel pieno centro di Milano.
Il locale è certamente d’atmosfera e, allo stesso tempo, adatto a tutti. Di giovedì sera a cena c’erano coppie, tavolate di amici, piccole famiglie.
I ragazzi in sala dispensano sorrisi e consigli, rendendo l’ambiente minimal e moderno decisamente accogliente.

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Dalla cucina dirigono i lavori lo chef Jiang, già capo chef per 8 anni al Finger’s di Milano e lo chef Kim, con trascorsi da Ba Asian Mood e Gong.
Fil rouge del percorso è un’altissima qualità della materia prima, che viene lavorata il giusto, mai all’eccesso. Una costante anche la cura per l’impiattamento, la cui ricercatezza consente comunque di consumare agevolmente le portate (quanto detesto quando qualcosa nel mio piatto è bello, anche bellissimo, ma difficile da mangiare).

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Addentriamoci meglio nel tema, che tanto amo assaggiare quanto parlarne.
Abbiamo assaporato una cucina orientale creativa dove materie prime di eccellenza dell’Occidente e tecniche provenienti dall’Oriente si sposano dando vita a una cucina che definire fusion sarebbe probabilmente riduttivo. Non so come la pensate voi, ma la maggior parte delle volte questo termine viene usato per descrivere un mix di proposte messe insieme un po’ per convenienza e un po’ per caso.
Da MU Fish invece la linea è ben precisa ed emerge in un percorso gastronomico complessivo che ha un’impronta marcata. Una vera e propria firma.

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In partenza, ci è stata servita una tartare di salmone su salsa mediterranea di verdure che ci ha consentito di testare con mano da subito la freschezza e la qualità del pesce selezionato in cucina.
Abbiamo proseguito assaggiando due antipasti, la millefoglie di tonno e burrata con pomodoro, sfoglia croccante e olio al tartufo e le capesante con besciamella e pasta kataifi. Le capesante si scioglievano semplicemente in bocca.

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Siamo passati poi alla degustazione di dimsum, molto gradevole, con un picco assoluto sul raviolo al nero ripieno di branzino: estasi pura.
In conclusione, come non assaggiare sushi e sashimi? Anche in questo caso pollice all’insù per gli ottimi sapori e una menzione particolare alla perfetta proporzione tra riso e pesce nel nigiri (dal viaggio in Giappone sono diventata particolarmente sensibile sul tema).

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Sul vino, un consiglio: lasciate fare al sommelier!
Per accompagnare la nostra cena, dopo un check in cucina su quali piatti ci sarebbero stati serviti, ci è stato servito un Sauvignon Blanc 2016 della zona di Bordeaux. Un vino che, sbagliando, probabilmente non avremmo scelto dalla lista ma che ha contribuito a dare alla serata la stessa piacevolezza regalata dai piatti e dal servizio attento e cortese.
Nulla più da aggiungere direi. Anzi,sì: da MU Fish ci ritorniamo, questo è poco ma sicuro.

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Shopping di pane a Milano: le mie panetterie preferite

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Nessuna figura retorica mi sembra azzeccata quanto “buono come il pane”.
Per me è un argomento molto serio, un elemento essenziale di un pasto che si rispetti, una vera e propria portata a cui conferire la corretta dignità e importanza.
Mi è capitato spesso che in locali anche di un certo livello mi venisse servito del pane poco fragrante, tanto da non sembrare nemmeno di giornata. Quanto apprezzo invece quando le danze si aprono con una pagnotta di grani ricercati fait maison, tanto più se servita ancora tiepida e con una ciotolina di burro salato o aromatizzato.
Per arginare la mia voracità e con buona pace della mia bilancia, in genere, limito l’acquisto del pane al weekend. Ma come faccio un po’ per tutte le provviste gastronomiche, lo scelgo speciale e mi rifornisco rigorosamente nei miei panifici di fiducia.

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Egalitè
Sarò influenzata dal mio amore viscerale per la Francia e per tutto ciò che la riguarda, ma la boulangerie di Thierry Loi è uno dei miei posti preferiti in cui fare shopping di carboidrati.
Il mio preferito è il pan de campagne, molto saporito e preparato con una parte di farina integrale, ma ovviamente non potete esimervi dall’acquistare anche una baguette fatta a regola d’arte (ce ne sono ben 5 tipologie).
Unica pecca? La fila di estimatori a qualsiasi ora della giornata e il conseguente rischio di trovare esaurita la tua varietà preferita.
Per i golosi, non perdetevi una merenda a base di éclair, tarte tatin o tropezienne.
Si trova in: via Melzo 22

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Princi Bakery
Ribattezzato all’estero “L’Armani del pane“ è il fornitore ufficiale della roastery Starbucks a Milano e nei punti vendita più cool come quelli di Seattle e Chicago.
Vado pazza per il loro bauletto ai cereali, che tagliato a fette e surgelato è la soluzione perfetta per avere una riserva di pane che si conserva buono come fresco anche dopo essere stato decongelato.
Il solo difetto è che quando entro qui difficilmente riesco a resistere alle strisce di focacce calde di forno che mi sorridono sornione (soprattutto quando me le servono insieme a uno spritz).
Si trova in: piazza XXV Aprile, via Ponte Vetero 10, Largo La Foppa 2, c.so Venezia 21, via Speronari 6

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Panetteria Silini
Sono (s)fortunata perché marito lavora super vicino a questa panetteria storica e ogni tanto sulla via del ritorno si ferma a comprare qualcosa con cui sorprendermi.
I miei capi saldi sono due, uno dolce e uno salato: il panino di segale con i semi di zucca per accompagnare la cena e quello con le uvette (più uvette che pane) per la colazione del giorno dopo.
E’ anche uno dei pochi posti in cui trovo breztel e moricettes alsaziane, perfette per l’aperitivo, di cui mi basta un morso per tornare indietro di 15 anni.
Si trova in: piazzale Cadorna 9

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Panificio Davide Longoni
Segale, farro, cereali antichi: per i fanatici del pane scuro e integrale come me, Longoni è una piccola Mecca.
L’uso accurato delle migliori farine e del lievito madre rendono i prodotti estremamente fragranti e digeribili.
Io amo tantissimo la sua challah, pane ebraico a forma di treccia tipico dello shabbat. Merce rara nelle panetterie milanesi, ha una consistenza soffice simile a quella di un pan brioche e sapore lievemente dolce.
Si trova in: via Gerolamo Tiraboschi 19

 

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EATING OUT: A MILANO DA DHOLE. BRUNCH, DRINK E CUCINA

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Il quartiere di Porta Romana è uno di quelli che per ragioni logistiche frequento meno, nonostante mi piaccia moltissimo. Per fortuna mi capita di rimediare… e di farlo in grande stile!
Lo scorso weekend sono stata da Dhole, cocktail bar con cucina che offre drink e ristorazione di livello. E se ho deciso di parlarvene qui, è perchè è stata decisamente una bella scoperta.

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Ho sperimentato la formula brunch che prevede una entrée dolce, un piatto a base di uova e una portata principale da scegliere tra tre alternative (una delle quali vegetariana).
Per iniziare abbiamo assaggiato il dorayaki con crema di azuki (fagioli rossi giapponesi da cui si ottiene una composta delicatamente dolce) e il pancake con composta di fichi, le due proposte di entrée del menù.

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Ci siamo poi deliziati con le uova pochè, servite con salsa olandese su un bun morbido nelle tre versioni benedict (con bacon), royale (con salmone affumicato) e florentine (con asparagi e tartufo estivo): talmente buone che per resistere alla tentazione del bis ho dovuto invocare tutta la mia forza di volontà, quasi come se fosse un super potere.

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Le contaminazioni asiatiche del menù sono guizzi delicati, firme dello chef che personalizzano il piatto senza renderlo però eccessivamente complesso.
Nel caso della wok di manzo e taro con cipollotto fresco e pepe sichuan, per esempio, il richiamo orientale era chiaro e gustoso senza peccare di troppa intensità.
Allo stesso modo, il tocco di zenzero della crema di carote del mio piatto vegetariano (flan di zucchine, scrigno di patata e insalatina di finocchi, arance e mentuccia) era gradevolmente delicato.

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Acqua, spremuta fresca d’arancia e caffè sono inclusi nei 27 euro, un prezzo del tutto in linea con la qualità degli ingredienti e la proposta gastronomica non banale.

Come nel caso del “fratello maggiore” Eppol, locale di Porta Venezia che amo incondizionatamente, appare forte e chiara la voglia di non lasciare nulla al caso. Di curare l’ambiente in ogni singolo dettaglio per ottenere un risultato gradevolmente scenografico, di quel trendy che attira senza mettere in soggezione.

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Il bancone, che domina la sala, fa capire subito che da Dhole sarebbe un peccato fermarsi al classico calice di vino. Punto indiscusso di forza sono infatti i cocktail, creati ad hoc dai mixologist Maximiliano Ruiz e Milo Occhipinti, giocando con ingredienti inusuali quali spezie, bacche, addirittura marshmallows.
La cosa che mi ha conquistata in assoluto è il fatto che ogni drink abbia una vera e propria sua storia d’origine, da farsi raccontare dal barman come se fosse una favola della buonanotte o leggere direttamente sul menù.

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A chi è adatto
Perfetto in coppia ma anche con le amiche, per chi ama godersi la tavola senza fretta… lasciandosi avvicinare da qualche nuovo sapore
Quanto si spende
Per la formula brunch il prezzo è fisso a 27 euro. Sul sito è disponibile il menù alla carta con relativi prezzi.
I cocktail costano 12-14 euro
Dove si trova
Dhole è a Milano in via Gerolamo Tiraboschi, 2

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Da Spoon Milano con METRO per la Festa delle Attività in Proprio

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Ok, armatevi di pennarello rosso e segnate bene sul calendario questa data: il 9 ottobre è la terza edizione della Festa delle Attività in Proprio di METRO Italia.
I gestori di attività indipendenti offriranno ai clienti menù ad hoc e offerte speciali per godere un’esperienza esclusiva e celebrare il piacere del concedersi qualche coccola gastronomica fuori casa.
Il network Say Good racconterà i locali aderenti a questa iniziativa, in giro per 10 grandi città italiane.
Io sono stata da Spoon Restaurant & Lounge, ristorante e cocktail bar milanese.

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Un locale in cui entri per l’aperitivo e decidi che la serata deve proseguire nella zona ristorante, per assaggiare un piatto ma anche due.
Oppure, vieni per cena e finisci per indugiare sui divani della zona lounge per un drink di fine serata.
Uno di quelli in cui insomma, non importa come e quando ci arrivi: ti viene voglia di restare.
A pochi passi dalla cerchia dei Bastioni, in una zona in cui si respira la storia di Milano, Spoon si trova all’interno di un antico edificio che ha l’unicità di potersi fregiare di mura spagnole risalenti al XVI secolo ancora perfettamente conservate. Una leggenda narra che le scuderie di Napoleone Bonaparte si trovassero proprio dove è situato attualmente il lounge bar.
Splendido il dehors nascosto, a Milano elemento di estremo appeal, da cui lasciarsi sorprendere.

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In cucina, piatti fortemente votati alla tradizione mediterranea di mare con un guizzo di innovazione e ricerca escono dalle mani e dall’estro dello chef Sergio D’Angelo.
Mamma siciliana e papà della soleggiatissima Costiera Amalfitana, non c’è da meravigliarsi che la cucina mediterranea gli scorra nel sangue.
Chiacchierando con lui ho potuto apprezzare il suo amore per la materia prima di eccellenza, su cui fa un accurato lavoro di selezione e che tratta con estremo rispetto: la ricerca degli abbinamenti è finalizzata a esaltarne il sapore, la lavorazione in cucina a estrarne tutto il gusto.
Che cosa ho assaggiato, quindi?
Due piatti che difficilmente potreste non amare.
Degli gnocchi di patata e polvere di pomodoro essicato al sole con cozze alla marinara; ottima fattezza lo gnocco, preparato con pochissima farina, e sugo indiscutibilmente da scarpetta.
Un cartoccio di gamberi in tempura (morbidissimi), verdure in pastella e sarde fritte che mi è stato condito al tavolo con succo di lime e polpa di passion fruit: le note esotiche e fresche rendevano il piatto incredibilmente leggero. Molto originale poi l’idea di servirlo in un cartoccio commestibile di pasta fillo.

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Interessante l’idea dello spoontino, la formula per i languorini serali: quelli in cui la cucina è ormai chiusa ma la voglia di godersi l’ultimo bicchiere con gli amici è ancora tanta, insomma.
Tartare di pesce, carne o creme di verdura servite su una generosa fetta di pan bauletto ai cereali formato extra large, che lo chef prepara fresco e con le proprie mani. Io che ho un debole per il pane scuro e soffice l’ho amato già solo assaggiandone una fetta tiepida così, al naturale.

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La prosima volta voglio assolutamente testare la formula brunch, che prevede:
• un buffet di frutta e verdura fresca, salumi, formaggi e panificati
• un piatto al tavolo a scelta (per esempio pancake, uova alla benedict e club sandwich)
• un buffet di dolci artigianali (devo aggiungere altro?)
Il costo di 28 euro – che comprende anche una bevanda calda e una fredda come una bibita, una birra o un calice di vino – è assolutamente competitivo data la qualità delle materie prime che ho potuto sperimentare in prima persona.
Ci tornerò senz’altro anche per raddrizzare una giornata no dopo l’ufficio godendomi uno dei nuovissimi 9 cocktail ispirati agli artisti del passato (essendo del team tequila, ho già puntato il Frida Kahlo).
Magari a suon di musica, nelle serate di mercoledì, venerdì e sabato.

viale Bligny 39
mar – sab: 18.00 – 02.00
dom: 11.00 – 16.00, 18.00 – 01.00
tel. 02/58322922

Post offerto da METRO per Festa delle Attività in Proprio 2018
Trovate qui l’elenco completo dei locali aderenti

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Mangiare carne a Milano: i miei ristoranti preferiti

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Per i food lover Milano è decisamente il paese dei balocchi, con la sua offerta in continua espansione e rinnovamento.
Nuove influenze, nuovi format, nuove aperture (e a volte necessariamente anche chiusure, sigh) rendono davvero impossibile la noia a qualsiasi gourmet.
Se provare posti nuovi è sempre un piacere, anche andare sul sicuro ha il suo fascino confortante.
Avete presente quei posti da scegliere a occhi chiusi, quando si vuole la garanzia di stare (e mangiare) bene?
Oggi quindi lascio spazio ai miei ristoranti di carne del cuore, quelli che – sono certa – farebbero leccare i baffi a qualunque carnivoro che si rispetti.

EL CARNICERO

Il mio ristorante argentino preferito in assoluto, quello dove vado quando anche l’estetica della serata vuole la sua parte.
Amo quell’atmosfera calda e allo stesso tempo elegante, festaiola ma intima; in particolare, ho un debole per la sala El patio, con cui mi sento davvero in una veranda di Buenos Aires.
Mi piace la materia prima deliziosa che non necessita di chissà quali elaborazioni per essere squisita (i miei go-to-order sono il lomo quando mi sento signorina e la parrilla in fase PM).
Perfetta poi la carta dei vini, con tante proposte corpose importate direttamente dal sud America, perfette per accompagnare questo genere di sapori (ma sappiate che anche sui cocktail sono preparatissimi).
Mi stupisce quel suo riuscire a essere sempre romantico nonostante sia spesso affollatissimo… va da sé che prenotare sia un dictat assoluto!
A Milano El Carnicero ha due ristoranti: in via Spartaco 31 (il mio preferito) e in corso Garibaldi 108

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AL VALENTINO

Un locale che frequento ormai da tempo immemore, uno di quei posti che praticamente diventa casa.
Al Valentino è un ristorante accogliente, dall’atmosfera vivace ma rilassata.
Adoro il suo arredo un po’ vintage, con le tovaglie importanti e le pareti colme di cornici con stampe di Rodolfo Guglielmi, in arte appunto Valentino.
Mi ha conquistata con la sua tagliata di Angus, accompagnata da fagioli cannellini al rosmarino serviti nel padellino di rame e patate fritte croccantissime, taglio chips (quello che preferisco!).
Il servizio è cortese e i prezzi adeguati al locale. Nulla è mai troppo nè mai troppo poco.
Uno dei posti su cui, se devo invitare qualcuno, vado sul sicuro.
Si trova in Via Luigi Giuseppe Faravelli 8

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BOVE’S

Mangiare bene sui Navigli non è sempre semplice o sempre all’altezza del prezzo.
Insegna della storica macelleria Martini, a Cuneo dal 1929, Bove’s è il mio personale tempio della carne piemontese a Milano.
Ordinate senza indugio un Cubo, 250 gr di tagliata di manzo gustosissima, o una tartare scomposta, servita con 10 condimenti da aggiungere a piacere alla vostra battuta al coltello.
Per sentirvi un po’ oltre Oceano, prima di cena ordinate un cocktail (sono ottimi!) al bancone in vero stile NYC.
Lo trovate in via Cesare da Sesto 1

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THE BRISKET

Scoperta recente sempre in zona Navigli, una smokehouse texana. La cottura “slow and low” di questa tipologia di barbecue consente alle carni di risultare tenerissime e molto succose.
Imperdibili la punta di petto di manzo affumicata e cotta 12 ore a bassa temperatura (il piatto che dà il nome al locale) e il pulled pork, servito con coleslaw, un’insalatina di cavolo cappuccio.
Il locale è di ispirazione industriale e il servizio gentile e prodigo di spiegazioni. Nel weekend è disponibile anche la formula brunch, con burger e sandwich dove le carni sono protagoniste, a 25 euro.
The brisket si trova in Ripa di Porta Ticinese 65

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Design it possible: il concorso Huawei per gli animi creativi

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Vengo da una famiglia decisamente creativa.
Il corridoio della casa dei miei nonni materni era adornato di quadretti a pastello, uccellini disegnati da mia nonna con una minuzia tale da non sfigurare su un volume illustrato di ornitologia.
Papà da giovane cuciva il cuoio (cioè, ci rendiamo conto di quante borse meravigliose avrei potuto commissionargli ora, se non avesse “appeso l’ago al chiodo”?).
Mamma ha sempre fatto meraviglie con matite e pennelli, con una disinvoltura da lasciare a bocca aperta.
Mia sorella ha frequentato un’accademia di Belle Arti e oggi è fotografa professionista.
Per quanto riguarda me, mi duole ammettere che non sono esattamente un asso a mano libera.
Da sempre però esprimo la mia vena più emotiva, istintiva e passionale nella scrittura, nel mio armadio e – oggi – anche tra le pareti di una cucina.

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Creatività è lasciarsi ispirare.
Esprimere senza paure qualcosa di sé.
Materializzare ciò che si sente nascere da lì, quello spazio tra la bocca dello stomaco e il cuore in cui bussano i sentimenti più intensi.
La creatività supera di gran lunga la fantasia.
Non ci si limita a immaginare qualcosa, lo si mette nero su bianco.
Creare non è l’inizio, è insieme l’inizio, lo svolgimento e la fine di un processo di espressione.
Una fine da cui poi tutto ricomincia, come in un cerchio destinato ad arricchirsi sempre di nuove sfumature senza chiudersi mai.
La creatività non ha limiti, non ha confini.
Riesce ad astrarre dal tempo e dallo spazio, a far volare lontano.
Lontano quanto? Bè, addirittura fino in Cina.

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Isabella Lazzini, Marketing & Retail Director CBG Huawei Italia, ci ha accolti presso l’Experience store Huawei di Milano per ripercorrere insieme le tappe che hanno portato l’azienda, in soli 5 anni, a diventare leader sul mercato italiano nel settore della telefonia mobile.
Un obiettivo a cui sembrava difficile anche solo poter aspirare e che invece è diventato possibile.
Non a caso, Make it possible è da sempre il mantra dell’azienda ed è anche il tema attorno al quale si svolgerà la prima edizione del contest creativo Huawei Design it possible.

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Make it possible, ovvero l’innovazione tecnologica capace di consentire alle persone di concretizzare il proprio potenziale espressivo.
Design it possible, una piattaforma di idee e progetti dedicata a studenti, università, appassionati di design e chiunque abbia uno spirito creativo. Un concorso di personalizzazione grafica delle nuove cover e dei nuovi temi Huawei aperto a tutti.

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Come si partecipa?
Caricando entro il 27 settembre 2018 le proprie proposte di personalizzazione per le nuove cover e i nuovi temi Huawei sul sito (dove trovate anche tutti gli approfondimenti su modalità di partecipazione, regolamento e premi).
Una giuria di esperti assegnerà ai vincitori dei premi di prestigio quali un viaggio per 2 persone in Cina, 2 Huawei P20 Pro e 3 Huawei P20.
Volete lasciarvi ispirare? Date un’occhiata alle due capsule collection create in collaborazione con Andy (Bluvertigo) e Labigotta (Anna Neudecker, famosa tatuatrice), disponibili per tutti i tipi di device Huawei e acquistabili sia presso Huawei Experience Store di Milano che on line.  

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Cannella e Confetti

Margherita Daverio, alias Cannella e Confetti.
Classe '84, vivo a Milano e faccio la PR.
Per me cucina è carattere, brivido e poesia.
Sognatrice ad occhi aperti ed eccessiva negli affetti, vivo di istanti e di istinti.
Mi tengo stretta la famiglia, gli errori e i ricordi. Guardando sempre avanti, che la vita non si ferma. E tanto meno io.

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