Ogni famiglia ha i suoi cimeli, spesso anche più di uno.
Una statuetta, un fazzoletto ricamato, una cassapanca antica.
Le foto dei nostri genitori da bambini, il ritratto fatto al nonno nel campo di concentramento.
Una cascina da ristrutturare, la bicicletta con cui nonna andava al mercato (e da cui una volta siamo cadute insieme!), una vecchia Lambretta.
Per me al primo posto c’è di sicuro l’anello di fidanzamento dei miei nonni, un’acquamarina che ho la fortuna di aver ricevuto in regalo per i miei 18 anni.
Ma i tesori di famiglia non sono solo oggetti: sono anche ricordi, aneddoti, ricette, nomi che si tramandano di nonno in nipote.
A volte, sono addirittura persone.
Nella famiglia di Fabio, c’è un cimelio inossidabile, senza pari.
Una donnina di 1,45 m e 96 anni. Molti capelli, poche smancerie e tanto cuore.
La nonna Maria macinava 5 km a piedi ogni giorno per raggiungere la scuola, e altrettanti per tornare a casa dopo le lezioni.
Adorava la storia e la geografia. Sa calcolare in che giorno della settimana sei venuto al mondo, se le dici data e anno di nascita.
Cucina il pranzo per i nipoti tutte le settimane e ogni anno, da buona veneta, prepara un epico baccalà per 15 e passa persone.
Una delle sue specialità sono appunto le chiacchiere, che sa fare sottili, friabili e asciutte: in una sola parola PERFETTE.
Sì, quando le parli al telefono devi alzare un pò la voce, ma in compenso usa il cellulare e sa mandare sms.
E’ lei ad accompagnare ogni giorno a passeggio le vicine di vent’anni in meno perchè sai – mi dice – “sono messe un pò male poverine“.
Nel mio immaginario, è come un diamante grezzo, puro e inscalfibile.
Come se vivesse sotto una teca impalpabile, da cui è destinata a non uscire mai. Senza tempo. Caparbia. Intatta.

zucchero a velo per decorareSciogliere il burro con in latte.
Impastare farina, vanillina, zucchero, grappa e uovo.
Consiglio: aggiungete la farina mano a mano, per verificarne la consistenza.
Unire infine il burro fuso e creare un impasto omogeneo e liscio.
Dividere in panetti e lavorarli un pochino con le mani, come per la pasta fatta in casa, per darvi maggiore elasticità.
Tirare la sfoglia, con il mattarello o la macchina per la pasta, finchè risulta molto sottile.
Aiutandosi con un pizzico di farina, creare le forme che preferite (per me romboidali o rettangolari, con una striscia al centro) e fare riposare le chiacchiere una decina di minuti prima di passare alla cottura.
Friggere in immersione in olio di semi di mais di ottima qualità, ben caldo (160/170 gradi).
Rigirare tra i due lati e, a doratura, scolare su un piatto ricoperto di carta assorbente.
Lasciar raffreddare e spolverare con abbondante zucchero a velo.