Cannella e Confetti

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Polpette di broccoli con cuore di asiago

by 50 Comments

Succede che hai una giornata da schifo.
Litighi con lui, la metropolitana ti chiude le porte davanti per un soffio. 
Ti sommergono di lavoro, ordini il piatto sbagliato a pranzo, i capelli ti stanno uno schifo anche se li hai lavati ieri. Riprendi la metro e torni a casa.
Oltre i tornelli vedi due che si abbracciano.
Chissà se lui la aspettava già da un pó.
Magari aveva appena fatto in tempo ad arrivare.
E lei? Avrà sbuffato a ogni fermata, senza riuscire a soffocare un sorriso, con l’impazienza tipica degli attimi che ti separano dalle cose belle?
La cosa certa è che saltella mentre gli butta le braccia al collo, talmente é felice.
Non sembrano una coppia, mi sa che non lo sono.
Nel loro abbraccio non c’è traccia di passione, solo tenerezza.
Eppure ipnotizzano, da quanto emanano Amore. 
Mi ha fatto pensare a quanto sono felice, tra certe braccia. 
Alle persone che mi manca il fiato, tanta é la voglia di abbracciarle.
Che non le veda da un giorno, da un mese, da anni.
E a quante volte un abbraccio mi ha curato le ferite, interrotto le lacrime, dato forza e fiducia.

Consentito di respirare ingordamente il profumo di qualcuno che non mi sarei scordata più.   

Ingredienti:
un mazzo di broccoli
80 gr parmigiano
4 cucchiai di pangrattato
1 uovo
100 gr asiago
sale, pepe e noce moscata qb
olio EVO

Lavare il broccolo e staccare delicatamente le cimette. Cuocerle a vapore e farle raffreddare, poi passarle in un mixer o ridurle in purea con una forchetta.
Mischiare il broccolo con parmigiano, pangrattato e uovo aggiungendo mano a mano gli ingredienti per raggiungere una consistenza lavorabile (deve essere comunque molto morbida).
Salare, pepare e aggiungere noce moscata a piacere.
Tagliare a cubetti l’asiago e inserirne uno al centro di ogni polpetta (con questa dose ve ne verranno circa 8/9).
Disporre le polpette su una teglia coperta di carta da forno, aggiungere un filo d’olio in superficie e infornare a 200 gradi per 15 minuti.
Mangiare calde, con il cuore ben filante.

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Cornetti salati crudo e senape a l’ancienne

by 40 Comments

Un’idea velocissima e di sicura riuscita per i vari aperitivi e buffet di festa di questi giorni. Perchè, vi prego, ditemi che non capita solo a me! 
A dicembre ogni scusa è buona per mangiare: fiera dell’artigianato, aperitivo con
l’amica che non vedi da tempo, ritrovo aziendale, raduno milanese con le
mie Bloggalline, cena con parenti che non ci saranno a Natale, e ancora
mille occasioni gastronomiche di festa e saluto.

A parte un anno in cui una provvida gastroenterite mi ha graziata, generalmente inizio l’accumulo già parecchio prima delle feste.
Insomma, per essere sicura di ingrassare come si deve a Natale, mi butto avanti. Aggiungeteci una settimana di trasferta romana in cui ho mangiato di tutto, alle ore più sconclusionate… e capirete perchè ho impacchettato la bilancia fino a febbraio.

Ingredienti:
un rotolo di pasta sfoglia
ho usato la pasta pronta ma, del resto, sfoglia e velocità non fanno decisamente rima 🙂
125 gr prosciutto crudo magro
senape a l’ancienne
semi di sesamo bianchi
un uovo

Spennellare la sfoglia stesa con la senape, ricoprendola in modo uniforme.
Ritagliare la pasta in tanti triangoli.
Porre a uno dei vertici mezza fetta di prosciutto, ripiegata su se stessa.
Avvolgere il prosciutto con la sfoglia partendo dall’angolo e continuare a ruotare la pasta creando la tipica forma dei cornetti.
Disporre su una teglia rivestita di carta da forno, ben distanziati tra loro.
Spennellare con un uovo intero sbattuto con un pizzico di sale, aggiungendo dei semini di sesamo (ma anche di papavero, di zucca, di lino) su ciascun cornetto.
Cuocere in forno statico a 180 gradi per circa 15 minuti (quando si dorano, sono pronti).
Sono buoni sia tiepidi che freddi.

Con questa ricetta partecipo al contest Accogliamo Babbo Natale nelle nostre case di Ileana. Che se inizia il giro da me inizia con l’aperitivo, altrimenti si rifà la bocca dopo tanti dolci 🙂

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Tartufini di formaggio alle noci

by 44 Comments

La regola vuole che quando si sceglie un menu impegnativo, si riduca il numero di portate o si scelgano almeno piatti da poter preparare in anticipo.
Questo per evitare di farsi dea Kalì dalle mille braccia il giorno della festa (e pure quello prima).
Nonostante fosse un mese che io e Fabio pensavamo al menu del suo compleanno, ho ceduto ugualmente al vizio di improvvisare.
E di abbondare, modello nonna.
Quindi, il “non antipasto” è diventato un bis di antipasti. Veloci, però. Almeno quello.
Come questi tartufini freschi, che si attirano l’un l’altro come le ciliegie.

Erano già arrivati i miei e io litigavo selvaggiamente con il tritatutto che risputava pezzetti di cime di rapa rischiando di allagarmi la cucina di acqua torbida (già successo l’anno scorso con la buccia delle carote, e lo ricordo con orrore. Quello è l’attrezzo del demonio, ne sono sicura).
Scuotendo la testa, ripensavo al passaggio di uno dei libri di Csaba, in cui si raccomandava che dopo aver preparato tutto alla perfezione, la padrona di casa potesse disporre di almeno un’ora tutta per sé, per potersi rilassare prima di iniziare a ricevere.
Ho pensato a me che, nonostante mi muova in anticipo, finisco sempre per correre come una pazza e faccio giusto in tempo a spazzolarmi i capelli e infilare le scarpe prima dell’arrivo degli ospiti.
Niente, non sono tipa da alta società 🙂

Ingredienti:
100 gr ricotta vaccina
50 gr emmental
50 gr parmigiano reggiano
50 gr noci
sale e pepe QB

Nel mixer, inserire parmigiano ed emmental tagliati a cubetti e tritarli.
Lavorare la ricotta con i formaggi tritati, salare e pepare secondo necessità.
Riporre il composto in frigorifero per circa mezz’ora.
Nel frattempo tritare le noci non troppo finemente.
Formare con i palmi delle mani delle palline grandi come ciliegie e rotolarle nella granella, premendo leggermente perchè le noci si attacchino bene.
Riporre in frigorifero estraendoli circa 15 minuti prima di servirli.
Io ho scelto le noci ma potete usare quello che più vi piace per decorare questa base di formaggi: granella di pistacchi, erba cipollina tritata, paprika, semi di sesamo tostati ecc.

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Noi #CHEESEamo: quiche lorraine alleggerita

by 35 Comments

Sto diventando monotematica, lo so, ma il tema del contest è quello delle ricette del cuore. E se mi si chiede di ricordare dal profondo, io torno sempre là.
Estate in Alsazia, noi quattro e il nonno, papà di papà.
E’ stata l’ultima volta che è tornato a casa sua, e io me la sono goduta con lui.
Non potevo immaginarlo, non capivo fino in fondo quale tappa della mia crescita stavo vivendo, ma già sentivo che quella vacanza valeva più delle altre. 

Un paio di anni dopo ho capito perché.
Nel suo viaggio dei ricordi, c’era la tappa a casa di un’amica d’infanzia.
Una vecchina dolce e super ospitale.
Arrivati per un tè pomeridiano, ha voluto a ogni costo che ci trattenessimo per cena. Noi non volevamo disturbare, ma lei ci teneva molto e ci ha rassicurati dicendo che aveva già preparato in anticipo.
Il menu consisteva in una quiche lorraine.
Deliziosa, impeccabile, elegante. Ma una e solo quella.
Noi eravamo quattro adulti, di cui nonno e papà considerevoli forchette, due bambine nell’età in cui si divorerebbero anche i tavoli e la mamma, la sola che si preoccupava di mantenere il decoro e non ingozzarsi, come invece facevamo spudoratamente noi. 

A pranzo un panino, in giro da tutto il giorno: è stata una battaglia all’ultima briciola. Speravamo di aggiungere un rinforzo una volta usciti ma si è fatto tardi, nel paesino la cucina della trattoria aveva chiuso i battenti da un pezzo.
A letto, luci spente e pance brontolanti, invocavamo come una sorta di mistica preghiera tutto quello che avremmo desiderato poter mettere sotto i denti.
…il merluzzo della nonna, attaccava la mamma…
…il vitello tonnato, proseguivo io…
…la polenta con lo spezzatino, faceva eco papà.

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Ho rifatto quella quiche, in versione alleggerita: ricotta al posto della panna, la metà delle uova, pancetta sgrassata. Non temete, non perde in gusto: la golosità ce la mette tutta l’Emmentaler.

Carta d’identità:
età – piuttosto imberbe, ma ha carattere (indossa con disinvoltura i suoi buchi per distinguersi dalla massa)
consistenza – compatta e liscia, che invita ad affondarvi i denti
sapore – aromatico, vagamente dolciastro, stimolo per osare abbinamenti sempre nuovi
Date un occhio a quella del cugino Gruyère qui

Ingredienti:
diametro tortiera 20 cm
per la pasta 
150 gr farina 00
75 gr burro
35 ml acqua fredda
un pizzico di sale
per il ripieno
125 grammi ricotta fresca
75 gr pancetta affumicata
75 gr Emmentaler
2 uova
sale, pepe e noce moscata qb

Impastare burro freddo, farina e sale, aggiungendo l’acqua piano piano regolandosi secondo la consistenza della pasta (è importante che sia fredda).
Formare una palla, lasciar riposare dieci minuti e poi stenderla in una tortiera tonda rivestita di carta da forno.Passare la pancetta tagliata a dadini su una padella antiaderente (senza grassi) ben calda, fino a che non avrà perso il grosso del suo grasso e sarà ben rosolata.
Sbattere le uova con la ricotta, sale, pepe e noce moscata, ottenendo una crema liscia e senza grumi.
Aggiungere l’emmentaler tagliato a cubetti e da ultima la pancetta raffreddata, senza il grasso (usate della carta assorbente per tamponarla).
Versare il ripieno nel guscio di pasta, decorare a piacere e cuocere in forno statico a 200° per 25/30 minuti.

Si può gustare come piatto unico, accompagnata da un’insalata verde come si usa in Francia, o servire a fettine come antipasto.
Con questa ricetta partecipo al contest di Peperoni e patate con Formaggi Svizzeri.

 

Filed Under: antipasti, piatti unici, ricette Tagged With: formaggi, Francia, pasta brisè, torte salate

Tapas con mozzarella fiordilatte e puntarelle alle acciughe

by 30 Comments

Io mi affeziono facilmente, non è una novità. Oltre che con le persone, mi accade con le atmosfere, i rituali, gli ambienti.
Ci sono luoghi che mi fanno sentire del tutto in pace. 
Una sorta di morfina per l’anima.
I posti del cuore a volte si trovano semplicemente tra le braccia di qualcuno, altre volte stanno tra quattro mura.
Nel tavolo di un ristorante intimo e caldo, dalle luci soffuse e una stupefacente densità di quadri alle pareti, in cui ti conoscono per nome ma mantengono una premurosa riverenza.
In cui ogni volta ti perdi a leggere il menù, ma finisci per ordinare sempre le stesse portate.
E magari prendi spunto per rielaborarle, per portare nel tuo nido un pò di questa cucina, che in fondo senti essere di casa.
Quei piatti sono confortanti come la certezza degli amori di una vita. 
Quelli che cambia il tempo e cambi tu, ma loro non finiscono.


Ingredienti:
pane azimo morbido (per me Nattura)
250 gr puntarelle
una mozzarella fiordilatte
4 cucchiai di olio EVO
2 cucchiai di aceto bianco
5 filetti di acciuga
sale qb

Mettere a bagno le puntarelle in una grande ciotola di acqua e ghiaccio (questo passaggio è indispensabile perchè perdano l’amaro), potendo cambiare l’acqua due o tre volte. Devono stare comunque a bagno per minimo un’ora.
Nel mixer frullare olio, aceto e acciughe. Scolare le puntarelle, tagliarle a strisce sottilissime e condirle con la salsa ottenuta.
Tritare a coltello la mozzarella in piccoli cubetti e lasciarla scolare, in modo che non risulti troppo acquosa.
Con il coppapasta ricavare delle basi di pane azimo, da far tostare su una padella antiaderente bene calda, senza aggiungere grassi.
Comporre la tapas aggiungendo sul disco di pane tostato la mozzarella, adagiandovi in cima un mazzetto di puntarelle condite.
Completare a piacere con un filo d’olio EVO e un filetto d’acciuga tritato in piccoli pezzi.

Filed Under: antipasti, finger food, ricette, verdure Tagged With: insalate, inverno, ricette leggere

Involtini di verza… noi #CHEESEAMO!

by 33 Comments

Cosa avranno in comune una lombardissima verza e uno svizzerissimo Gruyère?
Un ortaggio povero e un formaggio elegante.
Grinzosa e fresca lei, voluttuoso e avvolgente lui.
Una consistenza croccante e robusta unita a una compattezza ricca, piacevolmente grassa.
Due profumi importanti, la cui intensità si attenua sul palato. 


Quando ho scoperto il tema del concorso di Peperoni e patate con Formaggi Svizzeri la mia mente li ha subito disegnati con una bandierina in cima, come una piccola vetta conquistata: questi involtini sono decisamente una delle mie ricette del cuore.
Non mancano mai a Natale, o nelle occasioni importanti che ci vedono tutti riuniti attorno allo stesso tavolo. 
Vengono preparati da tutte le donne del lato piemontese della mia famiglia.
Chi li preferisce piccoli, come antipasto, e chi opta per la versione da secondo.
Chi aggiunge l’acciuga per un tono più sapido, chi si affida al parmigiano.
Ognuna confeziona la sua piccola variante, per dare un tocco personale alla ricetta. E finalmente ho avuto l’occasione di metterci anch’io un piccolo marchio di fabbrica, rivisitandoli appunto con il Gruyère. 
Saporito ma non invadente, ha reinventato il piatto senza snaturarlo, come un restauro ben fatto di un dipinto di famiglia.

Carta d’identità:
età – un giovane adulto ormai formato, sicuro di sè
consistenza – vellutata e fondente, si scioglie sul palato
sapore – più delicato del profumo, una vera sorpresa

Ingredienti:
6 grosse foglie di verza
250 gr di carne macinata di bovino adulto
100 gr di prosciutto cotto sgrassato
50 gr di Gruyère
un uovo
sale e pepe
noce moscata

Privare il cespo di verza delle foglie più esterne e coriacee, poi sceglierne sei di quelle più grandi.
Lavarle bene e inciderle a metà, eliminando così la parte centrale filamentosa.
Sbollentare le foglie per circa 5/6 minuti in una capiente pentola piena di acqua bollente non salata. Scolarle e raffreddarle subito sotto l’acqua fredda, in modo che mantengano un bel colore brillante.
Saltare la carne in una wok e cuocerla bene.
Tritare il prosciutto insieme alla carne, lasciata raffreddare.
Aggiungere un uovo, il Gruyère tagliato a scagliette, salare e pepare.
Regolare di noce moscata e, se vi piace, prezzemolo fresco tritato.
Farcire ogni foglia con un pò del composto (io creo prima una piccola polpetta allungata con le mani, e ci avvolgo semplicemente sopra la foglia).
Disporre gli involtini in una pirofila coperta di carta da forno, aggiungere su ciascuno un filo d’olio in superficie e un pizzico di sale.
Infornare a 180 gradi, forno statico, per circa 20 minuti.

Filed Under: antipasti, ricette, secondi Tagged With: formaggi

Pizza bianca al tartufo

by 30 Comments

Sabato ho finalmente visto il documentario a cui mia sorella ha lavorato nei mesi trascorsi in Grecia.
Ho apprezzato il lato estremamente umano e il taglio più sociale che politico che hanno dato al film. A mio parere lo rendono efficace e toccante in modo particolare. A tratti, straziante.
Sono rimasta sinceramente colpita dalle esperienze di solidarietà e mutuo soccorso che testimonia.
In un paese che ha fame, fame vera, ci si adopera ancora per il prossimo.
Anzi, lo si fa ancor di più.
Ci sono persone che rinunciano alle proprie pillole antitumorali per aiutare altri ammalati che non possono permettersi i farmaci. Si privano di cinque, dieci pillole del proprio blister perchè la loro speranza sia anche quella di chi altrimenti non sopravviverebbe.
Camminando verso casa dopo la proiezione ripensavo a una scena della nostra vacanza a New York, una mattina presto in cuistavamo passeggiando per le vie del quartiere, ancora stravolti dal fuso.
Abbiamo visto un ragazzo, zaino in spalla e fischiettio allegro, posare una ricca colazione da asporto accanto a un homeless riparato sotto a un ponteggio. Lui dormiva e non poteva sentirlo, ma il ragazzo con tenerezza lo ha apostrofato con un sentito “have a good day, man“.

Come non pensare poi in questi giorni a Genova, a tutti gli angeli che si sono rimboccati le maniche e calati nel fango per dare una mano, per salvare il salvabile e ricostruire l’irricostruibile.
Sono di Pavia e ho bene in mente l’orrore degli alluvioni, l’impotenza di fronte a una natura che si fa tanto violenta e implacabile.
E in mezzo a tutte queste riflessioni, come un martello pneumatico mi bussava alle tempie sempre lo stesso pensiero. Nessuno dovrebbe rinunciare al privilegio di aiutare gratuitamente gli altri.

 

Ingredienti:
500 gr di farina 00
250 ml di acqua tiepida
7 gr di lievito di birra
un cucchiaino di zucchero di canna
7,5 gr di sale
125 gr mozzarella fiordilatte
crema tartufo e funghi
olio EVO (per me ai porcini)
grana a scaglie qb

Unire le farine setacciate al lievito, aggiungere il sale (non unirlo al solo lievito) e poi gradualmente l’acqua, continuando a impastare con le mani o utilizzando l’impastatrice.
Al raggiungimento di un composto sodo ed elastico, dividerlo in tre palline di uguali dimensioni e metterlo a riposare in contenitori ermetici (o ciotole coperte da pellicola trasparente ben sigillata).
Far lievitare in un ambiente tiepido e buio; generalmente lascio lievitare sempre almeno sei ore, in questo caso sono arrivata a 24 perchè il tempo era dalla mia. In generale, sono fan delle lunghe lievitazioni che rendono la pizza molto più digeribile.
Riprendere l’impasto e stenderlo, lavorandolo un pò perchè sarà elastico.
Spalmare la crema di funghi e tartufo, distribuire la mozzarella tagliata a cubetti e completare con un pizzico di sale, un giro di olio EVO (nel mio ho lasciato in infusione per un annetto dei funghi porcini secchi, per renderlo aromatico) e una generosa aggiunta di grana in scaglie.
Far cuocere in forno statico a 220 gradi per 15 minuti.

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Torta di verdure e toma d’alpeggio

by 43 Comments

Di mio papà vi ho raccontato che è un uomo estremamente paziente e generoso. Un uomo di parola, d’altri tempi, di cui purtroppo “hanno buttato via lo stampino”.
L’uomo che, affettuosamente glielo rimprovero sempre, ha la responsabilità di avermi dato un’aspettativa rispetto agli uomini impossibile da soddisfare.
Vi ho raccontato qualcosa di lui, ma non vi ho mai detto cosa fa nella vita.
Papà Franco è un dottore. Dico volutamente “è” e non “fa”.
Perché grazie al suo esempio ho visto sempre quella del medico non come una professione, ma come una vera e propria missione.
Un dovere che diventa un bisogno, quello di aiutare gli altri, che gli è costato negli anni non pochi sacrifici e rinunce. Tantissime ore fuori casa ogni giorno, le notti di guardia e reperibilità, anche a Natale, nel weekend, ai nostri compleanni…
La sua partecipazione è stata sempre massima, davvero sempre, ma a volte mancava un po’ la presenza fisica. Anche nelle cose pratiche e logistiche, che la mamma ha gestito sempre egregiamente, con ammirevoli salti mortali.
Coerentemente con questa concezione del suo lavoro papà ha sempre curato tutti, indiscriminatamente, facendosi stimare e voler bene.
Quanto orgoglio quando qualcuno telefonava o portava un pensiero a casa e, intercettandomi sulle scale, ci teneva a dirmi “Deve essere fiera del dottore”. E quanti brividi quando aggiungevano “Se non fosse stato per lui non avrei più camminato”.
Quanta gratitudine era nascosta in quei cesti di uova, in quelle cassette di frutta, nelle bottiglie di vino e nelle torte fatte in casa che gli portavano… perché lui apprezza molto questo genere di pensieri, e lo si nota dalla pancetta!
Tutto questo panegirico a introdurre la toma che ho ricevuto da papà, uno dei pensieri gentili ricevuti dai pazienti nei giorni scorsi.
Perché lui non è un uomo patinato, e alle sciarpe di cachemire preferisce una forma di formaggio 🙂

P.S. So che questo mio ritratto potrà sembrare romanzato, magari anche di parte. Ma che mi cascassero le dita se dico il falso, anche se non fosse il mio papà per me sarebbe un uomo grandioso.
Essere il mio papà lo rende l’uomo migliore al mondo, vero, ma questa è un’altra storia.

 

Ingredienti:
per la pasta 
200 gr farina 00
mezzo bicchiere di acqua
2 cucchiai di olio EVO
sale qb
per il ripieno
toma d’alpeggio
200 gr cime di broccoli e cavolfiori
una carota
due zucchine
200 gr funghi misti

Preparare la pasta impastando farina, olio, sale e aggiungendo piano piano l’acqua; non deve risultare nè troppo appiccicoso nè troppo duro.
Far riposare dieci minuti, stendere con il mattarello e bucherellare il fondo con una forchetta.
Cuocere le cimette, le zucchine grattuggiate a julienne e le carote tagliate a rondelle (io a vapore nel microonde, senza grassi, tanto il formaggio rende già gustoso il ripieno), salarle
leggermente.
Cuocere a parte i funghi in padella con uno spicchietto d’aglio. Aggiungerli alle restanti verdure.
Disporre il formaggio tagliato a fettine sulla base, ricoprire con le verdure e infornare a 180 gradi per 25-30 minuti.

 

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Muffin salati al pecorino nero, pomodori secchi e basilico

by 27 Comments

Sono sempre stata golosa, a livelli indescrivibili.
Fino ai 20 anni avrei potuto alimentarmi esclusivamente di dolci, senza alcuna fatica. A dire il vero, ai tempi dell’Università spesso l’ho fatto.
Vivi da sola, prepari la torta preferita di quando eri bambina (Mars e riso soffiato al cioccolato, mica bruscolini) e te ne scofani metà al posto della cena. Che mica vorrai correre il rischio di farla diventare moscia e vecchia.
Con il passare degli anni, con buona pace della mia glicemia, ho ridotto drasticamente gli zuccheri ma sono ancora attratta da alcune delle forme tipiche che assumono: brioche, crostate, plumcake e certo anche i muffin.
Forse ho ancora bisogno di ingannare la mia mente in qualche modo o, forse, subisco semplicemente il fascino dei contrasti.

I silenzi che urlano.
I brividi di caldo.
Le attese pazienti.
Il gelato salato.
Le compagnie in cui ti senti solo.
Il caos ordinato.
Gli abiti da sera portati con le sneakers.
I pianti di gioia.
Il ghiaccio che scotta sulla pelle.
La luce in fondo al tunnel.
Le scuole estive.
Il mal di pancia dal ridere.
Gli amici dei tuoi nemici.
I cibi dietetici.
I grassi buoni.
Le critiche costruttive.
Il segno del costume d’estate.
I baci che pungono.

Ingredienti:
200 gr farina
150 ml latte
100 gr pecorino nero in una sola fetta
50 ml olio EVO
3 uova
2 cucchiai di parmigiano grattuggiato
mezza bustina di lievito
una decina di pomodori secchi sott’olio
basilico qb
sale e pepe

Sbattere accuratamente le uova con il latte e l’olio in una ciotola.
In un altro recipiente, mischiare bene la farina, il parmigiano e il lievito.
Unire il composto secco a quello liquido, mescolando molto bene, aggiungere il pepe e il sale.
Unire il basilico tagliato a piccoli pezzi (io ho usato un coltello di ceramica, così la lama non ossida le foglie), i pomodori secchi asciugati con carta assorbente e il pecorino, tutto sminuzzato.
Mescolare e dividere negli stampini, riempiendoli per due terzi con il composto.
Cuocere a 180 gradi, forno statico, per 20/25 minuti.
Servire tiepidi; se si consumano il giorno dopo scaldarli qualche secondo a microonde perché tornino come appena preparati.

P.S. Mia sorella sostiene siano perfetti accompagnati dalla salsa rubra!

 

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Panzanella

by 23 Comments

Ebbene sì, sono arrivata alla veneranda età di 25 anni senza sapere cosa fosse la panzanella, senza averla mai assaggiata, nemmeno sotto mentite spoglie.
Poi ci siamo incontrate, una sera d’estate in un locale vegano un pò approssimativo, in cui rappresentava la sola cosa che avesse un proprio autentico sapore… ed è stato subito amore!
E’ il classico piatto super semplice, il cui successo dipende al 90% dalla genuinità, freschezza e bontà degli ingredienti.
Comoda nel periodo caldo, perchè fresca e adatta per buffet e cene allargate, è anche un ottimo piatto del riciclo essendo preparata con il pane avanzato. Siccome a casa mia non lo compriamo mai (per evitare di scofanarne dosi industriali!) ho usato per necessità le freselle… ma se vi avanza qualche fetta di pane casereccio, meglio se quello “sciocco” toscano, sarebbe un peccato mortale non sublimarlo così.

 

 

Ingredienti:
4 pomodori costoluti maturi
4 freselle integrali
un cetriolo grande
un cipollotto di Tropea
un piccolo mazzo di basilico
olio EVO
aceto
sale

Preparare una soluzione di acqua e aceto (io come proporzioni ho usato una tazza e mezza d’acqua e due cucchiai di aceto) e far ammorbidire le freselle.
Tagliare a piccoli cubetti i pomodori e il cetriolo sbucciato, salandoli leggermente e lasciandoli in uno scolapasta così da eliminare bene l’acqua di vegetazione.
Tritare il cipollotto e unirlo alla verdura. Fare lo stesso con il basilico, aggiungere un pò d’olio EVO (ed eventualmente altro aceto, a me piace che il gusto sia delicato quindi non ne ho messo altro) e mescolare bene tutto. Strizzare le freselle, spezzettarle bene e aggiungerle al’insalata.
Conservare in frigorifero almeno mezza giornata per consentire a tutti i sapori di amalgamarsi a dovere.
Togliere dal frigorifero circa 10 minuti prima di servirla fresca come antipasto, piatto unico o primo piatto.

 

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Cannella e Confetti

Margherita Daverio, alias Cannella e Confetti.
Classe '84, vivo a Milano e faccio la PR.
Per me cucina è carattere, brivido e poesia.
Sognatrice ad occhi aperti ed eccessiva negli affetti, vivo di istanti e di istinti.
Mi tengo stretta la famiglia, gli errori e i ricordi. Guardando sempre avanti, che la vita non si ferma. E tanto meno io.

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