Ultimamente l’aggiornamento delle ricette latita, lo ammetto.
Il problema è che non cucino molto e le volte che lo faccio non ho l’occasione o la voglia di fotografare.
Quello che non manca però è mangiare, anche fuori dalla mia cucina: vi racconto questo (e altro) nel mio marzo.
THE BEST CHIRASHI IN TOWN
Sul sushi, come sulla pizza e il gelato (e in generale su tutte le cose che mi fanno perdere la testa) sono intransigente e poco aperta alle vie di mezzo: quando lo mangio, lo voglio buonissimo.
Un nome una garanzia è Shiro, il vero primo cuoco giapponese di Milano che nel 1987 ha fondato il Poporoya: un negozietto di alimentari nipponici doc, con un piccolo bancone e poche sedute nel retrobottega dove gustare piatti espressi e pesce freschissimo. Le regole qui sono finalizzate ad accontentare il maggior numero di persone possibile, compatibilmente con le dimensioni del locale: si ordina prima di sedersi, si mangia rapidamente e si cede il posto ai prossimi non appena terminato il proprio pasto.
Se come me siete di quelli che amano prendersela con calma a tavola, vi consiglio il take away; non c’è nemmeno lo svantaggio del cibo che si raffredda, al contrario potrete gustare comodamente a casa un superlativo chirashi (davvero il numero uno mai assaggiato), magari accompagnato a un calice del vostro vino bianco preferito.
MA QUALI ROSE ROSSE?
Datemi mazzi di scarpe!
Se, come si dice, Cenerentola è la prova che un paio di scarpe può cambiarti la vita io voglio darmi tante opportunità. Stiletto killer, ciabattine decoratissime, sneakers a tutto colore (se rosa, meglio ancora): non c’è selezione all’ingresso per la mia scarpiera, nemmeno la scomodità frena l’arrivo di un nuovo paio.
Sono tutte ben accette, con una sorta di tappeto rosso immaginario, purchè siano belle e mi facciano sentire bene… mal di piedi a parte, che quello è un problema sopravvalutato.
Al momento, metà del mio cuore se l’è conquistato Adidas con il suo rispolvero progressivo di tutti i modelli cool di quando ero sbarbina. Ed è subito anni ’90!
A TUTTO VAPORE
La prova costume si avvicina e per le cene tra amiche emerge la necessità di diradare orge di french fries e Cosmopolitan lasciando spazio a opzioni più salutari?
A me è corso in aiuto That’s Vapore, locale i cui piatti sono tutti accomunati dal metodo di cottura per eccellenza più leggero e salutare: il vapore, appunto.
Dal bancone si sceglie sceglie il proprio cestino (di carne, pesce o vegetariano) che viene cotto espresso; in alternativa ci si può affidare alle proposte del giorno, zuppe o insalate a base di ingredienti di stagione.
Io consiglio spassionatamente il cestino di gamberi e salmone al pepe rosa che, nonostante il suo aspetto “innocuo” e fighetto, mi ha saziata parecchio.
IN QUESTA CUCINA NON SI CUCINA
Così recita la vetrofania di Mantra Raw Vegan, l’ultimo dei ristoranti vegani crudisti che ho provato.
Volevo assaggiare l’avotoast, di cui avevo sentito meraviglie, ma alle 13.30 era già terminato; ho ripiegato quindi su degli zoodles di zucchina conditi con pesto di pistacchio, davvero gradevoli.
L’atmosfera è luminosa e rilassante, sa di contatto primordiale con la natura. Mentre si mangia si ha l’eccitante sensazione di farsi del bene.
Unica pecca, i lunghi tempi di attesa anche a locale mezzo vuoto fanno sì che l’effetto detox di mente e spirito cozzi un pò con gli inevitabili tempi serrati della pausa pranzo.
All’entrata del locale non perdetevi la sezione market in cui ci può riempire – a self service – il proprio eco-sacchetto con frutta secca, semi, tisane, chips di verdura e tanto altro, tutto a marchio Mantra.
TAKE IT SLOW
Ho già fatto outing più volte (e sono stata ampiamente rimproverata) sul fatto che durante la settimana la mia colazione – se così si può chiamare – si riduce a uno yogurt magro consumato intorno alle 11 davanti al pc.
Nel weekend, però, la storia cambia: amo iniziare la giornata prendendomi del tempo, premiarmi con le mie golosità preferite, assaporarle con lentezza e intensità.
Nonostante appena sveglia io sia molto poco socievole e abbia la nonchalnche di un vampiro nel separarmi dalle tenebre della mia camera da letto, una volta in moto mi piace scegliere posti pieni di luce (e tranquillità) per iniziare la mia giornata; niente rumore di piattini sbattuti, niente ressa, solo cuori ancora mezzi addormentati come me, con una rivista da sfogliare e qualche briciola sulle labbra ad adornare i sorrisi rivolti alla propria metà dall’altro lato del tavolo.
Secondo solo al balcone di casa in primavera, quando l’aria è ancora frizzantina e tutto intorno sa di pace, è per me il Cafè Gorille, luogo che a metà mattina mi restituisce quel senso di quiete e intimità capace di avviare con gentilezza la mia giornata.