Quando da bambina mi sbucciavo le ginocchia, papà mi incerottava per benino, mi dava un bacio in fronte e mi diceva “poi passa“.
Quando ho perso qualcuno, di giorno galleggiavo pesantemente, come nel petrolio, con quel dolore. Ma la notte stavo così male da non riuscire a respirare. Lì provavo tenerezza per me stessa, mi stringevo alle coperte e mi dicevo “resisti, prima o poi deve passare, resta calma”.
Quando abbraccio mia nonna e lei mi chiede dove abito. Una, due, tre volte. Perchè la memoria, quella a lei è passata. E continua a passare, così rapidamente.
E mi amareggio perchè non voglio che dimentichi. Non voglio che mi dimentichi.
Mi apparecchiava il tavolino in sala per la colazione, con la marmellata rigorosamente fatta da lei.
Dormivamo in tre nel lettone, ci addormentavamo tra le risate e a lei toccava rannicchiarsi un angolino.
Prendevamo in giro il nonno perchè si spruzzava troppo profumo, o per il volume altissimo della tv. E dalla cucina, con il secondo telecomando, glielo abbassavamo senza che se ne accorgesse.
Tremo all’idea che un giorno non ricordi quanto si è presa cura di me. Quanto mi ha resa felice. Quanto le sono grata.
Ma poi vedo che c’è qualcosa che non passa, ed è l’amore. Quello lo percepisce da dentro, trovandolo con sorprendente naturalezza nei suoi ricordi più lontani come nei nostri gesti più vicini.
E per me è una buona scusa per stringerla un pò più forte, un pò di più. Non le mancherà mai l’amore da parte mia, fosse l’ultima cosa che faccio.
Sono tante le cose che passano, a volte si dice che tutto passa.
Ma l’ho imparato, quello che è importante resta.
Quella che segue è la mia versione di un dolce che preparava spesso la domenica la nonna, nelle domeniche d’estate. Lei usava le pesche al posto delle fragole e i savoiardi invece dei krumiri.
Io un pò per questione di gusto, un pò perchè Fabio è allergico alle pesche, ho variato sia la frutta sia il tipo di biscotto. Si presta in ogni caso a tutte le combinazioni che preferite.
Ingredienti:
per 4 bicchieri
una decina di fragole fresche
4 albicocche
biscotti frollini (per me krumiri)
per la crema pasticcera
500 ml latte fresco intero
6 tuorli freschissimi
150 gr zucchero
35 gr fecola di patate
zeste di limone
semi di vaniglia
Preparare la crema pasticcera facendo scaldare in una pentola, fino a raggiungere quasi bollore, il latte con zeste di limone e semi di vaniglia (quantità a piacere, consiglio di non eliminare nessuno dei due aromi, anche se magari non li amate molto, perchè insieme danno un equilibrio perfetto in cui nessuno dei due emerge in modo riconoscibile).
A parte, montare molto bene i tuorli con lo zucchero, circa 10 minuti, in modo che risultino gonfi e spumosi. Aggiungere la maizena setacciata e mescolare bene utilizzando qualche secondo le fruste a velocità bassa.
Versare il composto di uova direttamente sopra al latte: vedrete che questo resterà in superficie. Rimettere sul fuoco a fiamma bassa e non mescolare. Quando il latte spontaneamente filtrerà sopra le uova, mescolare energicamente con una frusta a mano circa 30 secondi e la crema sarà pronta.
Coprire subito la pentola con pellicola trasparente e far raffreddare.
Tagliare a piccoli pezzi le albicocche e le fragole, ridurre la metà dei frollini in piccole briciole e l’altra metà in pezzetti un pò più grandi.
Comporre i bicchierini mettendo un pò di granella di biscotto sul fondo, la frutta fresca e, con l’aiuto di una sac-à-poche, un giro abbondante di crema pasticcera. Continuare così per tre strati (o quanti ne contiene il vostro bicchiere, a seconda del diametro). Guarnire in superficie con granella di frollino, frutta e piccoli pezzi di biscotto. Conservare in frigorifero fino al momento di servire.