Cannella e Confetti

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Archives for Settembre 2014

Polpo arrosto con patate, pomodorini e olive taggiasche

by 32 Comments

“La pasta al B con scaglie di C che ho mangiato oggi era divina, devi replicarla.”
“Ho mangiato una torta pazzesca al X con crema di Y e glassa di Z, me la rifai?”
Non so come la pensate voi, ma richieste di questo genere in me scatenano un sentimento ambivalente.
In linea di massima, preferisco si scelga quale cibo si ha voglia di mangiare lasciando a me la definizione della veste, in tutta libertà e inventiva. 
Dimmi funghi, dimmi salmone, dimmi ravioli.
Non sono un Bimby, lasciamici mettere fantasia 🙂
Dall’altro lato però, replicare un piatto apprezzato è una sfida, e in quanto tale mi stuzzica e mi piace. Sono una testona, devo sempre poter dimostrare di essere all’altezza. 
Ma specialmente se non ho assaggiato – e in molti casi nemmeno visto – il decantato piatto, difficilmente verrà uguale identico… tanto vale variare!
Seguo quindi qualche indicazione guida e per il resto faccio di testa mia: è il caso di questo polpo che Fabio ha mangiato in uno dei nostri ristoranti preferiti, servito però senza olive e con la salsa al posto dei pomodorini scottati.

Ingredienti:
400 gr polpo
due grosse patate a pasta gialla
8 pomodorini
una ventina di olive taggiasche
olio EVO, sale e pepe QB

Lessare il polpo in abbondante acqua salata per almeno un’ora o comunque finchè non risulterà tenero. Il mio era congelato, se lo acquistate fresco prima di cuocerlo battetelo in modo che la carne risulti più tenera.
Far raffreddare e tagliare a pezzettini.
Tagliare i pomodorini a metà. Lessare le patate tagliate a tocchetti (io come al solito l’ho fatto in microonde con un contenitore adatto alla cottura a vapore, che mi consente di cuocere le verdure rapidamente e senza grassi), poi ripassarle in una padella ampia dove avrete già fatto scaldare un paio di cucchiai d’olio.
Aggiungere i datterini, schiacciandone la metà con una posata, e le olive taggiasche.
Ripassare infine il polpo in padella per un paio di minuti, in modo che si insaporisca bene, salare e pepare.
Servire caldo o tiepido.

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Risotto fiori di zucca e mozzarella fiordilatte

by 34 Comments

Mia mamma è nata in un piccolo paese della provincia di Vercelli, poco più di mille persone.
La domenica, andando in macchina a pranzo dai nonni, costeggiavamo gli argini delle risaie. Dal finestrino, restavo incantata a guardare queste distese liquide, dove nelle belle giornate i raggi del sole si riflettevano in mille lucchichii.
Vedevo brillare le superfici, come se quei pochi centimetri d’acqua nascondessero qualcosa di prezioso.
E quando ho appreso dal nonno come il prodotto di quelle paludi veniva lavorato una volta riemerso in superficie, mi sono detta che non avevo torto: il chicco era davvero una gemma.
Come un diamante grezzo nasce opaco, coperto di strati. 
Gli serve un bel pò di fatica per tirare fuori la sua bellezza interiore.
Viene sbiancato, lucidato, brillato ed ecco che il brutto anatroccolo diventa cigno. Un chicco bianco, lucente, rimasto forte e duro nonostante le frizioni. Non scalfito, né danneggiato. 
Intonso, nella sua semplice eleganza. 
L’eleganza del riso.

Ingredienti:
200 gr riso Carnaroli
una ventina di fiori di zucca
125 gr mozzarella fiordilatte
40 gr parmigiano reggiano
mezzo bicchiere di vino bianco secco
uno scalogno piccolo
cuore di brodo vegetale

Far soffriggere lo scalogno finemente tritato con un paio di cucchiai d’olio, quando diventa
trasparente unire il riso e farlo tostare bene.
Appena i chicchi diventano trasparenti versare il vino bianco e lasciar evaporare, poi
aggiungere i fiori e cominciare a versare il brodo (io ho dovuto usare del brodo vegetale pronto, se potete farlo è tutta un’altra cosa) a mestoli, portando gradualmente a cottura senza mai far asciugare il riso.
Spegnere il fuoco, aggiungere il grana e amalgamare.
Da ultimo unire la mozzarella fiordilatte tagliata a pezzi piccolissimi, mescolando energicamente.
Lasciare riposare un minuto prima di servire. 

Filed Under: primi, ricette Tagged With: riso, VEG

Muffin salati al pecorino nero, pomodori secchi e basilico

by 27 Comments

Sono sempre stata golosa, a livelli indescrivibili.
Fino ai 20 anni avrei potuto alimentarmi esclusivamente di dolci, senza alcuna fatica. A dire il vero, ai tempi dell’Università spesso l’ho fatto.
Vivi da sola, prepari la torta preferita di quando eri bambina (Mars e riso soffiato al cioccolato, mica bruscolini) e te ne scofani metà al posto della cena. Che mica vorrai correre il rischio di farla diventare moscia e vecchia.
Con il passare degli anni, con buona pace della mia glicemia, ho ridotto drasticamente gli zuccheri ma sono ancora attratta da alcune delle forme tipiche che assumono: brioche, crostate, plumcake e certo anche i muffin.
Forse ho ancora bisogno di ingannare la mia mente in qualche modo o, forse, subisco semplicemente il fascino dei contrasti.

I silenzi che urlano.
I brividi di caldo.
Le attese pazienti.
Il gelato salato.
Le compagnie in cui ti senti solo.
Il caos ordinato.
Gli abiti da sera portati con le sneakers.
I pianti di gioia.
Il ghiaccio che scotta sulla pelle.
La luce in fondo al tunnel.
Le scuole estive.
Il mal di pancia dal ridere.
Gli amici dei tuoi nemici.
I cibi dietetici.
I grassi buoni.
Le critiche costruttive.
Il segno del costume d’estate.
I baci che pungono.

Ingredienti:
200 gr farina
150 ml latte
100 gr pecorino nero in una sola fetta
50 ml olio EVO
3 uova
2 cucchiai di parmigiano grattuggiato
mezza bustina di lievito
una decina di pomodori secchi sott’olio
basilico qb
sale e pepe

Sbattere accuratamente le uova con il latte e l’olio in una ciotola.
In un altro recipiente, mischiare bene la farina, il parmigiano e il lievito.
Unire il composto secco a quello liquido, mescolando molto bene, aggiungere il pepe e il sale.
Unire il basilico tagliato a piccoli pezzi (io ho usato un coltello di ceramica, così la lama non ossida le foglie), i pomodori secchi asciugati con carta assorbente e il pecorino, tutto sminuzzato.
Mescolare e dividere negli stampini, riempiendoli per due terzi con il composto.
Cuocere a 180 gradi, forno statico, per 20/25 minuti.
Servire tiepidi; se si consumano il giorno dopo scaldarli qualche secondo a microonde perché tornino come appena preparati.

P.S. Mia sorella sostiene siano perfetti accompagnati dalla salsa rubra!

 

Filed Under: antipasti, finger food, lievitati, ricette Tagged With: brunch, VEG

Torta Twix

by 46 Comments

Ho avuto mia sorella una sera e una notte tutta per me.
Un negozio di fumetti, due spritz, una passeggiata al calar del sole.
E poi una bottiglia di vino rosso, una macchina fotografica, una casa calda, più calda del solito.
Una torta espressamente richiesta da lei, ricchissima e dolce-amara. 
Dolce e amara come l’amore tra fratelli. Un sentimento che contemporaneamente accarezza e punge l’anima e lo fa per tutta la vita.

No, non parlo delle incomprensioni o delle divergenze, quelle sono sane e ti arricchiscono; e lo dico nonostante io creda di non conoscere due sorelle più diverse e allo stesso tempo più simili di noi.
Ma avere una sorella è un fatto di sangue e in quanto tale intenso, viscerale, a tratti quasi macabro.
E’ avere letteralmente un pezzo di cuore errante che si divora il mondo, lo interpreta e rappresenta con la sensibilità unica di un animo attento e curioso.
E tu guardi dalla prospettiva che inquadrano i suoi occhi, resti a bocca aperta per le sue quotidiane scoperte, avverti piccole fitte di gioia e dolore in perfetta sincronia con quelle che prova lei.
Hai accettato con il tempo che dovrà anche farsi male per crescere e tu non puoi evitarlo.
 

Sei più orgogliosa di ogni sua minuscola conquista più di quanto potresti mai esserlo per la più grande delle tue. 
Sei dalla sua parte e lo sarai sempre e comunque, al di là del bene e del male.
 
Stare insieme è ossigeno puro, è riconciliarti con quel brandello di cuore giramondo che tu, certo, vorresti molto più vicino. 
Perchè ti porta con lei ma si allontana da te. 
E anche se sai che è proprio affidarle quel pezzetto di te che non ti farà mai sentire sola nella vita, non ti basta. Ci passi del tempo insieme e non ti basta.
E ogni volta che vi separate te lo ripeti “Non mi è bastato, non mi basta”.

Ma sai di dovere rinunciare all’egoismo per amarla come merita. 

Ingredienti:
per la base biscotto
250 gr farina 00
170 gr burro
80 gr zucchero 
un tuorlo d’uovo
un pizzico di sale
per la farcia
150 gr dulce de leche
150 gr panna fresca
150 gr cioccolato extra fondente

Lavorare velocemente gli ingredienti della base fino a comporre un panetto omogeneo, avvolgerlo nella pellicola trasparente e riporla a riposare in frigorifero almeno mezz’ora.
Con il mattarello stendere la frolla a uno spessore di circa mezzo centimetro, foderare una tortiera imburrata e infarinata (per me diametro 20 cm) sia sul fondo che sui bordi, avendo cura di mantenerli alti per contenere tutto il ripieno.
Bucherellare benissimo con una forchetta fondo e bordi in modo che non gonfi durante la cottura e infornare a 180 gradi, forno statico, per circa 25 minuti. Tenete d’occhio i tempi, non deve dorare ma solo cuocere.
Una volta estratta dal forno far raffreddare completamente e spalmarvi in modo omogeneo il dulce de leche.
Tritare il cioccolato. Versare la panna in un pentolino facendo cuocere a fuoco medio e appena comincia a bollire spegnere e versare sul cioccolato grattuggiato.
Attendere un istante e mescolare bene fino a ottenere una ganache.
Lasciarla intiepidire, poi versarla sul dolce a copertura finale.
La torta va riposta in frigorifero almeno due/tre ore prima di essere consumata. Conservare sempre in frigorifero, lasciandola cinque minuti a temperatura ambiente prima di servirla.


Filed Under: dolci, ricette Tagged With: caramello, cioccolato, torte

Pan brioche sofficissimo

by 30 Comments

Si dice che l’attesa aumenti il desiderio… sicuramente, a me solletica l’acquolina!
Svegliarmi la mattina con il profumo del lievito che mi guida ancora sonnambula verso la cucina, dove nel forno mi attende una colazione soffice, amorevolmente impastata la sera prima e che ha riposato tutta la notte.
Guardare dal forno l’impasto che cresce, come una bambina dietro un vetro mentre fuori nevica. 
Sfornare e con il profumo ancora nelle narici uscire a correre con la musica nelle orecchie e un pò di carica in più, sapendo quale gratificazione mi aspetta a casa (lo so, non sono la regina della coerenza).
Questo pan brioche non è nè dolce nè salato, perciò va rigorosamente accompagnato a farciture saporite, siano creme spalmabili piuttosto che salumi… noi, inutile dirlo, abbiamo ceduto alla Nutella.

Ingredienti:
500 gr farina 00
150 ml latte
100 gr burro
50 gr zucchero
2 uova
25 gr lievito di birra
un pizzico di sale

Intiepidire appena il latte e sciogliervi il lievito. In una ciotola mettere lo zucchero, la farina setacciata, le uova intere e infine il latte.
Mescolare il necessario gli ingredienti, poi aggiungere il burro gradualmente a piccoli pezzi e e il pizzico di sale.
Lavorare una decina di minuti (io con la planetaria, gancio K, a velocità piuttosto bassa) o comunque il tanto che basta per ottenere un impasto elastico e morbido. Far riposare un’ora nella ciotola coprendola con un canovaccio.
A questo punto foderare uno stampo da plumcake grande con la carta da forno, adagiarci la pasta cercando di distribuirla bene nello stampo e far lievitare. Io l’ho lasciato tutta la notte ma bastano anche solo un paio d’ore.
Cuocere in forno statico a 180° per 25/30 minuti (tenete d’occhio gli ultimi minuti, non deve scurirsi troppo).
Sfornare, attendere 5/10 minuti e poi far raffreddare su una gratella.

Note:

non amo particolarmente il pane “sciapo” perciò penso che la prossima
volta proverò a rifarlo raddoppiando la dose di zucchero, per ottenere
proprio un pane da colazione
a mio parere si può diminuire tranquillamente la dose di lievito, a pane appena cotto si avverte un pochino il sapore (il giorno dopo invece è perfetto)

Filed Under: lievitati, ricette Tagged With: colazioni del sabato, pane

Capesante grigliate con insalata calda di porcini

by 34 Comments

Sul pesce sono una croce!
Non posso dire che non mi piaccia, ma nemmeno ne vado pazza.
Ogni volta che Fabio, che invece lo adora tutto incondizionatamente, torna a casa dicendomi con entusiasmo “Mi hanno consigliato un ristorantino tutto pesce, di quelli che servono il pescato del giorno senza menu, così è tutto freschissimo” io storco il naso e cerco di dirottare su altre idee.
Il problema principale è che letteralmente spulcio il catalogo dei prodotti del mare: pesci interi e a tranci sì, pesciolini no (nemmeno fritti), crostacei sì – tutti e con molto gusto – vongole/cozze e affini nemmeno sotto tortura. 
Per non parlare di polpi, moscardini e simili. Credo di essere stata traumatizzata da bambina, quando mio papà mi costringeva a mangiare (e c’è stato un periodo in cui si preparavano piuttosto spesso a casa nostra) le maledette seppie con i piselli, incubo della mia infanzia 😀
Le capesante però sono una di quelle poche cose che non mi stancherei mai di mangiare. Mi fanno impazzire e cerco sempre nuove idee per prepararle.

Ingredienti:
300 gr capesante sgusciate
200 gr funghi misti
200 gr porcini
una zucchina grande
olio EVO
uno spicchio d’aglio
sale e pepe

Tagliare i funghi e stufarli in padella dove avrete fatto rosolare uno spicchio d’aglio in un cucchiaio di olio EVO. Eventualmente sfumare con un goccio di vino bianco secco.
Tagliare le zucchine a bastoncino e saltarle 5 minuti (non devono perdere croccantezza) in una wok caldissima.
Unirle ai funghi e lasciar cuocere un paio di minuti insieme per far amalgamare ben i sapori.
Scaldare bene una griglia e cuocere le capesante un minuto/un minuto e mezzo circa per lato (giusto quanto necessario perchè non siano crude, prolungare troppo la cottura le renderebbe dure).
Salare e pepare senza aggiungere condimenti.
Impiattare e servire subito.

Filed Under: ricette, secondi Tagged With: funghi, pesce, zucchine

Crostata bicolore Philadelphia e Nutella

by 29 Comments

Di solito, scrivere i post mi viene facile.
Mi matura dentro un’emozione e la riverso in parole e suggestioni, senza pensare troppo alla forma. Ne nasce un testo che le mie emozioni, a quanto pare, le riesce a trasmettere abbastanza bene.
Oggi invece volevo parlarvi di questa torta, che ho preparato venerdì sera al volo per il nostro quinto anniversario di matrimonio.
Volevo raccontarvi di come abbiamo scelto di rimandare al giorno successivo i festeggiamenti ufficiali, al ristorante a lume di candela, per poi scoprire che restare a casa nostra è stato il modo più autentico per festeggiare.Ma le parole fanno fatica. Mi rendo conto che probabilmente è l’esperienza più complessa e sfaccettata della mia vita, almeno fino ad ora.
E descriverla non si può. Bisogna viverla: senza bilanci, senza pensieri, senza pudori. Spontaneamente complicata come solo l’amore sa essere.Per me amare è trovare un complice.
Dove non pensavi, quando proprio non lo cercavi.
Tanto diverso da te ma anche profondamente uguale, nelle cose che contano.
Con cui alla fine sei uno, pur rimanendo due.
Che non è perfetto (come non lo sei tu) e a volte ti ferisce, ma mai con cattiveria. E che sa essere il tuo sostenitore numero uno, non ti vorrebbe mai vedere abbattuta o scoraggiata perchè lui semplicemente crede in te.
Che ha conosciuto tutto di te, come tu hai imparato tutto di lui.
Eppure riesce ancora a incarnare ogni giorno stupore e sfida, nel bene e nel male. E ti tiene viva.
Che è il solo che riesce a farti sentire in pace con il mondo.
E toccare il cielo con un dito.

 

Ingredienti:
per la frolla
250 gr farina 00
125 gr burro
100 gr zucchero
un uovo

per la farcia
160 gr Philadelphia light
100 ml latte parzialmente scremato
100 gr zucchero
un uovo
un cucchiaio di farina di riso
una bustina di vanillina
4 cucchiai di Nutella

La foto trasuda ciccia… immaginate la Nutella che torna “squaglievole” minuto dopo minuto 🙂

Preparare la frolla lavorando il burro a temperatura ambiente con lo zucchero, la farina e l’uovo.
Comporre un panetto omogeneo, chiuderlo nella pellicola trasparente e farlo riposare in frigorifero almeno mezz’ora.
Montare molto bene lo zucchero con l’uovo, poi aggiungere il Philadelphia inglobandolo gradualmente nella crema. Aggiungere la vanillina, il latte e infine la farina (setacciata) sempre mescolando per ottenere una crema senza grumi.
Foderare una tortiera imburrata e infarinata (la mia di 28 cm.) con la frolla, creando dei bordi alti un paio di centimetri.
Spalmare la Nutella (eventualmente diluita con un cucchiaio d’olio di riso o di semi, se troppo compatta. Io non ne ho avuto bisogno ma dipende anche dalla temperatura di casa) fino a un centimetro dai bordi, poi versarvi sopra la crema liquida di Philadelphia.
Cuocere in forno statico a 180 gradi per 35 minuti.
Far raffreddare e riporre in frigorifero fino al consumo.
La torta è più buona se preparata un giorno prima di quando intendete consumarla. Prima di servirla estrarla dal frigo almeno 15 minuti, per consentire alla Nutella di tornare cremosa.

 

 

 

Filed Under: dolci, ricette Tagged With: emozioni, Nutella, torte

Frittata al forno con zucchine, ricotta e capperi

by 28 Comments

Ammetto che avrei voluto pubblicare una ricetta gourmet, qualche effetto speciale per un ritorno in miglior spolvero. Ma la ripresa, so che potete capirmi, impone corse contro il tempo, ritmi da riprendere, mille cose da sistemare e il tempo scarseggia inesorabilmente.
Quindi cominciamo così, con una cena last minute che affida tutto il suo sapore alle ultime zucchine buone e alla sapidità dei capperi.
Un piatto semplice e una ricorrenza speciale.

Oggi è il compleanno di uno degli uomini della mia vita, il mio nonnino.
Lui che mi raccontava le sue avventure di scala 40 con gli amici, che adorava giocare a carte e a volte rubacchiava, ma con eleganza.
Che sempre ridendo mi raccontava di quando la maestra esasperata lo cacciava dall’aula, non tanto per i comportamenti quanto per le risposte sagaci.
Come quando un giorno, alla richiesta di disegnare una fattoria con animali, alberi e il filo per i panni con i vestiti appesi si era limitato a una casa stilizzata e a una riga. Alle perplessità della maestra aveva candidamente risposto che, siccome stava per piovere, la mamma aveva ritirato i panni.
Classico epilogo: “Berzero, fuori!”

Ironia della sorte è diventato poi proprio maestro e con quanta tenerezza parlava dei suoi alunni, pure quando lo facevano impazzire.
Anche a parecchi anni dalla pensione, la domenica per il paese tutti lo salutavano con riverenza e io sentivo il cuore gonfio d’orgoglio vedendo quanto era stato capace di farsi voler bene.
La vita gli ha chiesto tanto… perdere il papà a solo tre anni, dover affrontare tanti problemi di salute a cui ha risposto, fino all’ultimo, con il coraggio e la grinta di un leone. Ma gli ha anche fatto un dono speciale: sapeva conquistare l’amore e l’ammirazione di tutti quelli che incontrava.
Quando sono nata ha sfidato neve e gelo per venire a vedermi, e so bene quanto poco gli piacesse guidare, specialmente in quelle condizioni.
Mi ha sempre chiamata “pulitin“, la gallinella d’acqua delle risaie, perché quando ero piccola stavo rannicchiata nel lettino senza muovermi per ore come un pulcino.
Il sabato raccoglieva le more nel bosco, per portarmele come merenda.
I graffi dei rovi sulle braccia nel mio immaginario di bambina erano quasi ferite di guerra… e lui faceva tutto questo per me!
E’ stato il mio testimone di nozze e non avrei potuto scegliere persona migliore.
Insieme alla nonna, mi ha insegnato tutto quello che so sull’amore.
Lui le coglieva una rosa del loro giardino ogni mattina e gliela portava in dono. Lei gli sbucciava la frutta.
Lui si faceva ancora bello per lei: impeccabile, sempre generosamente profumato (e noi nipoti lo prendevamo in giro), la domenica con la cravatta.
Discutevano spesso ma le nubi duravano secondi.
La chiamava “la mia regina“.
La verità é che potrei andare avanti giorni a ricordarti nonno, perché innumerevoli sono le nostre emozioni che conservo nel cuore e non si spengono. Vive come allora.
Semplicemente, tu vivi ancora con me.

 

Ingredienti:
4 uova
due zucchine
125 gr ricotta vaccina
capperi sotto sale
olio, sale e pepe qb

Tagliare le zucchine a rondelle e lessarle qualche minuto senza condimento.
Sbattere le uova con sale e pepe. Lavorare bene la ricotta a crema e unirla al composto, amalgamando il tutto.
Aggiungere le zucchine e i capperi ben dissalati e sminuzzati, mescolando il composto.
Versarlo in una teglia leggermente spennellata d’olio o rivestita di carta da forno.
Cuocere in forno statico a 180 gradi per 30 minuti.

 

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Trovare l’America

by 26 Comments

Due mesi fa l’Africa, ora l’America.
Diametralmente opposte eppure entrambe mi si sono radicate nel cuore.
E’ banale ma talmente vero, ogni viaggio ha qualcosa da insegnare.
Ogni cultura, ogni percorso, ogni tipicità locale.
Ogni terra ha le sue contraddizioni, ti pone davanti ostacoli da superare – piccoli o grandi – e situazioni eccezionali con cui confrontarti.
Al di là di estremismi e discorsi faziosi, che non sopporto per mia natura, a me gli americani piacciono.
Per quello che ho potuto sperimentare sulla mia pelle, le cose che apprezzo maggiormente di loro sono due.

La prima è il patriottismo. L’amore per la loro terra, la loro casa, la visione della propria nazione come una grande famiglia.
Da noi sento pronunciare troppo spesso frasi tipo “questo paese fa schifo” e mi viene l’orticaria. L’Italia ha mille innegabili problemi ma anche innumerevoli meraviglie. Una di queste è la gente.
Uno stato è fatto prima di tutto di persone. Se siamo noi i primi a denigrarlo e cedere al disfattismo, difficile che si possa migliorare.

L’altra cosa che mi ha colpita è la gentilezza indiscriminata.
Per un americano, a meno che tu non gli abbia fatto qualcosa di male, sei un amico. E come tale vai compreso, aiutato, trattato con premura.
Nei negozi, in fila al ristorante, per strada mentre ti arrovelli guardando la cartina e perfino in metropolitana, all’ora di punta. A Milano sono abituata a essere spintonata e a dirla tutta un pò pestata, a New York la gente ti cede il passo e perfino il posto.
Non ricordo dove, qualche tempo fa, ho letto una frase che mi è rimasta impressa. Diceva “Non puoi sapere quale battaglia stanno combattendo le persone che incontrerai oggi. Sii gentile, sempre” o qualcosa del genere.
Ho pensato che fosse così autentica e mi sono ripromessa di applicarla il più possibile nella mia vita.
Tra il dire e il fare però, spesso c’è di mezzo un bel tragitto… ecco, gli americani questa distanza la colmano in modo così naturale che quasi commuove.

Ovviamente, oltre a raccogliere emozioni e sensazioni, a ogni respiro cercavo di associare un profumo di buona cucina, le papille sempre pronte ad assaporare gusti nuovi e gli occhi pronti a captare idee di presentazione originali.

Un altro mito da sfatare è che gli americani non abbiano cultura culinaria e si ingozzino soltanto di junk food.

Perché se è vero che ho visto moltissima gente di mezza età occupare due sedili in metro, tanto era massiccia, allo stesso tempo ho visto una miriade di giovani consapevoli, tra cibo sano e un diffusissimo e allegro (non ossessivo) culto dello sport.
Il fisico é importante per gli americani, ma la loro è una magrezza molto diversa da quella europea: sana, tonica e non pelle e ossa.
Il loro rapporto con il cibo e con il corpo sembra più rilassato.
E se è vero che nessuno si scompone se ti vede fare merenda con il pollo fritto (non è un modo di dire) è anche vero che da noi salad bar come i loro per ora si possono solo sognare e che le poche opzioni healty disponibili per la pausa pranzo generalmente si strapagano.


Riproporrò qui a breve le idee che mi hanno colpita di più, in versione originale o – quando serve – alleggerita.
Perchè lo ammetto candidamente, alle Ceasar salad con salsa rigorosamente a parte ho alternato senza pudore cosucce del genere…

 
 

Filed Under: ricette Tagged With: emozioni, USA

Cannella e Confetti

Margherita Daverio, alias Cannella e Confetti.
Classe '84, vivo a Milano e faccio la PR.
Per me cucina è carattere, brivido e poesia.
Sognatrice ad occhi aperti ed eccessiva negli affetti, vivo di istanti e di istinti.
Mi tengo stretta la famiglia, gli errori e i ricordi. Guardando sempre avanti, che la vita non si ferma. E tanto meno io.

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